La macchina del fango, c'ha una gomma bucata “I genovesi sono tutti avari e besughi.” Anzi, meglio ancora:
“Il Gabibbo è un panzone e Cristoforo Colombo era ghei!” Dico, vi aspettereste mai di leggere frasi del genere su un giornale a tiratura nazionale?
Ovviamente no.
Però che gli Juventini rubano, hanno sempre rubato e sono tutti ladri questo sì, da oggi sappiamo che si può scrivere e pubblicare. Stefano Tettamanti ce lo ha insegnato vergando con penna leggiadra le frasi che letteralmente vi trascrivo:
“Perdere contro la Juve è di per sé fastidioso (tanto più fastidioso quanto più è abituale, per lo meno negli ultimi settant'anni); perdere contro questa Juve, modesta come mai, è spiacevole; perdere contro una Juve che per vincere non ha neppure bisogno di rubare come d'abitudine, addirittura insopportabile”. Niente male, vero? E la cosa più figa è che queste perle non si trovano mica scritte su un blog scalcinato o sul giornalino della scuola, ma sono state pubblicate da un giornale come il
Secolo XIX. Ora, di fronte ad una tale enormità, come dovrebbero reagire i tifosi juventini che normalmente sono bravi ma travolti dagli eventi non disdegnano di fare gli incazzati?
Dovrebbero travestirsi da Vendicatori Mascherati e punire l'offesa a colpi di cric?
Ovviamente no no e poi no: ricorrere alla violenza è sempre sbagliato. Senza dimenticare che il cric ci può sempre servire in caso di foratura (capirai, con la fortuna che abbiamo...).
Dovremmo allora ribattere usando l'arma del salace sarcasmo? Scendendo magari al livello di chi ci ingiuria con battutacce del tipo:
“Il Secolo XIX? Ma che, quel giornale che in pochi conosco e anche quei pochi non sanno nemmeno come si pronuncia ('il secolo csics')? E poi...Stefano Tettamanti? E chi è questo qua?”.
Sarebbe una strada sbagliata.
Primo perchè il Secolo XIX è un giornale storico ed autorevole (esiste dal 1886!). Secondo perchè Stefano Tettamanti non è mica l'ultimo arrivato, piuttosto è un prestigioso agente letterario, nato a Genova e trapiantato a Milano (te pareva), che si è costruito una credibilità per aver curato l'edizione di opere come “Il Calendario del Laico” (1988), “Il Calendario Goloso” (1999) o “Il Nuovo Calendario Goloso” (2000).
In realtà la via maestra da seguire sarebbe quella di un intervento diretto della Società Juventus F.C. S.p.A. che, massiccia e incazzata, potrebbe ben mettere giornale e giornalista con le spalle al muro tramite una nota di protesta, una richiesta di scuse e di rettifica, o persino una bella querela. Ma si sa che nella sede di Corso Galileo Ferraris si sentono troppo superiori ed alteri per ribattere a queste “minchiate”. E poi, diciamolo pure, al giorno d'oggi la carta costa (con tre risme ti paghi lo stipendio di Motta, mica ciufoli!) e quindi, visti i tempi che corrono e le bollette in scadenza, meglio evitare polemiche, passarci sopra e fare pure la figura dei signori.
E allora, cosa resta da fare al povero tifoso juventino solo ed abbandonato al pubblico ludibrio?
Vi dico quello che farei io. Quello che, a mio parere, dovrebbero fare tutti i supporter bianconeri alle prese con gli infedeli: inviterei il Sig. Tettamanti a prendersi un té a casa mia, in veranda, davanti ad un vassoio di pasticcini al cioccolato e alla vaniglia (rigidamente alternati per ragioni cromatiche) per fare quattro chiacchiere in libertà.
Gli parlerei così di un certo processo sportivo. Di come furono scelti i giudici, di come (non) fu consentito agli accusati di difendersi, di quanto parziali furono le prove fornite dall'accusa, di quali umori diffusi e quali artifici giurici e verbali (illecito strutturato, sentimento popolare: do you understand?) portarono alle condanne.
Gli parlerei di un certo processo penale di Napoli e di quello che ne è uscito fuori.
Gli spiegherei che la squadra retrocessa a causa di una certa valigetta piena di banconote (soldi contanti, non gormiti!) non fu certo la Juventus.
Che colui che coltivava grandi amicizie con i guardalinee e che si incontrava di nascosto, nei ristoranti chiusi, con arbitri in attività non era Moggi.
Che, soprattutto, la squadra che falsificava i passaporti, che regalava maglioni di cachemire, che telefonava ai direttori di gara, che faceva spiare pedinare e sorvegliare avversari direttori di gara e dipendenti, che metteva in imbarazzo le giacchette nere con richieste esplicite, che chiedeva ai designatori di non fare il sorteggio e li convocava a Milano per la consegna dei 'regalini', ecco,
la squadra che faceva tutto questo non era la Juventus. Se poi nemmeno l'arma della persuasione dovesse funzionare, se nemmeno di fronte all'evidenza tutti i Tettamanti di questo mondo dovessero convincersi, beh, pazienza. Avremmo comunque la consapevolezza di averci provato.
Il tutto, sia chiaro, conservando sempre il massimo rispetto sia per le Tette che per gli Amanti.
Purché, ovviamente, i due fenomeni non si presentino contemporaneamente.
di Dario (Juve 1897-2006) Commenta l'articolo sul nostro forum!