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Attualità di M. LANCIERI del 16/02/2012 18:36:22
Si paga ancora il suicidio del 2006

 

I giudici, purtroppo lo sappiamo bene, non sono infallibili. Almeno finché si parla di comuni mortali. C’è però un giudizio che molto si avvicina a quello divino: è quello storico. Si dice che le bugie abbiano le gambe corte: non è del tutto vero, ma generalmente una menzogna non resiste alla prova del tempo, se sufficientemente lungo.

All’alba di farsopoli, Moggi spiegò che i suoi tentativi di mantenere buoni rapporti all’interno delle istituzioni derivavano dal fatto che i principali concorrenti avevano ed esercitavano un potere enorme. Ai meno addormentati, quella spiegazione parve immediatamente plausibile. Poi, non c’è da meravigliarsi se qualche decerebrato lettore di giornali rosa abbia creduto davvero che le squadre guidate da un pluri-presidente del consiglio e da un gruppo di industriali che detenevano, oltre ad un impero petrolifero, la rete telefonica nazionale, potessero subire le angherie di un ex-dipendente delle FS.
Il vero problema di Moggi, ad ogni modo, non era all’esterno della sua squadra. Inutile girarci attorno: anche la Juve storicamente ha potuto contare su una proprietà tutt’altro che debole e finché sono stati in vita Gianni e Umberto Agnelli era complicato per tutti colpire la Juventus e chi ci lavorava. Il problema, appunto, è sorto nel momento in cui i due “grandi vecchi” innamorati dei colori bianconeri sono morti: chi ha preso le redini dell’impero non aveva né il carisma né la passione per interessarsi della Signora e così ha lasciato la porta aperta ai suoi nemici, che sono stati liberi di violentarla a piacimento.

Gianni Agnelli conosceva perfettamente i meccanismi dei giochi di potere e sapeva che per proteggere la squadra più amata e più odiata d’Italia serviva una persona scaltra e che non si lasciasse mettere i piedi sulla testa da nessuno. Per questo scelse Moggi: «lo stalliere del re, che deve conoscere tutti i ladri di cavalli». Proprio grazie alle intercettazioni e allo sputtanamento mediatico che è stato messo in atto, abbiamo poi scoperto che l’alone di potere creato attorno alla figura di Big Luciano era molto meno decisivo di quanto ci era stato raccontato: gli altri contavano su Rai, Mediaset e Sky, mentre Moggi doveva accontentarsi di chiedere (ed ottenere molto raramente) l’aiuto di Biscardi; gli altri avevano dalla loro parte Petrucci, Abete e Carraro, mentre Moggi si fermava al designatore uscente Bergamo (che, appena messo giù il telefono con il DG juventino, passava alle conversazioni altrettanto lecite con dirigenti interisti, milanisti, ecc.).
Insomma, la vera capacità di Moggi era quella di simulare un potere che non aveva. E, come si è visto, è anche normale che non l’avesse: un conto è possedere televisioni e giornali, un altro è essere dipendenti di una società, senza neppure il potere di firma. Ma a salvarlo dagli attacchi esterni era la corazza assicurata dai proprietari, consapevoli dell’ottimo lavoro che lui e Giraudo avevano sempre fatto.

Poi la Juve fu svenduta, per una serie di interessi che ancora non ci sono chiari completamente: i due dirigenti più invidiati del mondo furono gettati nella polvere e la squadra spedita in B. Ci fu spiegato che uno dei motivi di questo suicidio era la volontà di essere più “simpatici” e che, grazie alle disgrazie juventine, forse anche la Fiat avrebbe potuto trarre qualche beneficio.

Dopo oltre 5 anni, disponiamo di un giudizio storico abbastanza attendibile. La Juve, più che simpatica, è stata patetica per un lustro. Poi, appena si è affacciata alle prime posizioni, è tornata ad essere quella che è sempre stata: amata dagli juventini, odiata senza se e senza ma da tutti gli altri. Ovunque si vada, per un arbitro è più facile e comodo fischiarle contro che a favore: è sempre stato così, ma ora ci sono anche dei precedenti preoccupanti. Se un arbitro è anche solo sospettato di avere in un certo senso favorito la Signora (vedi De Santis, che fece di tutto durante la sua carriera per danneggiare la Juve, ma senza riuscirci), rischia condanne penali. Se un arbitro la fa giocare in piscina e va a cena con i suoi avversari, ha una carriera assicurata.

La recente partita con il Parma è una prova lampante della situazione attuale e Conte ha fatto bene ad evidenziarla. Perché tanto accanimento? «Andiamo indietro di qualche anno e c'è la spiegazione». Alla Juve, in questa stagione sono stati fischiati 3 rigori contro ed uno solo a favore. Al Milan, uno contro e 6 a favore. D’accordo, le statistiche non sempre ci raccontano i fatti, ma poi se andiamo a vedere quello che accade sul campo, c’è da mettersi le mani nei capelli. Il rigore non concesso a Giaccherini è spaventoso, come pure quello non assegnato recentemente per un fallo di mani commesso a due passi dal direttore di gara. L’unica spiegazione plausibile è che gli arbitri mandati a dirigere la Juve, oltre a non essere all’altezza del loro compito, subiscano una forte pressione che gli impedisce di prendere decisioni impopolari. Nel frattempo, il designatore arbitrale più scarso del secolo continua a difenderli, senza che nessun giornalista si scomodi a metterlo in discussione.
Nota a margine. Bergamo e Pairetto sono stati messi in croce per le griglie di arbitri che poi andavano sorteggiati (sorteggio evidentemente regolare, ma ci sono voluti 5 anni perché qualcuno lo confermasse, a malincuore!). Braschi assegna direttamente gli arbitri alle partite, senza lasciare nulla al caso, eppure nessuno si scandalizza. Sarà perché la Juve non vince più?

Nel frattempo, anche a Parma, nonostante lo scempio messo in atto dall’arbitro contro la Juve, l’unico coro ossessivo che si sentiva ripetere era sempre il solito: “Sapete solo rubare”. Questo è il risultato ottenuto dopo 5 anni dal suicidio messo in atto all’alba di farsopoli. Altro che simpatici: cornuti e mazziati. Ma almeno abbiamo l’ennesima riprova di quanto ci aveva spiegato Moggi nel 2006: se non ci si difende con i denti, è impossibile beneficiare di un trattamento equo. E aggiungiamo che, senza un potere altrettanto forte che difenda il fortino bianconero dai soprusi avversari, verremo spazzati via. Andrea farà bene a tenerne conto.

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