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Attualità di E. LOFFREDO del 10/07/2014 08:34:36
Il furore di Andrea Agnelli

 

Ché sull'elezione del successore di Abete il presidente della Juventus debba avere voce in capitolo pari a quella degli altri collegi della serie A è un fatto normale e oseremmo dire "auspicabile". Che questa voce sia poi di leadership politica sarebbe anche cosa buona e giusta.

Mentre altri presidenti e amministratori delegati si riunivano a pranzo con le solite modalità carbonare, Andrea Agnelli è uscito allo scoperto e ha manifestato in modo chiaro ed inequivocabile il proprio dissenso ad una possibile presidenza federale targata Tavecchio: «Ha ufficializzato la sua disponibilità, ha un forte supporto di Carraro e quindi sappiamo che ha un forte supporto di un sistema che viene da lontano. Noi faremo valutazioni per cercare qualcosa di nuovo». Lasciamo fuori dalle nostre considerazioni la paventata poca autorevolezza che avrebbe Tavecchio nel confrontarsi con Platinì e Rumenigge all'interno dell'UEFA e dell'ECA.

Su questa candidatura il presidente bianconero è certamente in linea con i supporters juventini che in Tavecchio vedono il tifoso di una certa squadra e che quindi non dà la certezza della necessaria imparzialità. Ci dobbiamo chiedere però se l'esternazione di Andrea Agnelli, ancorché condivisibile nella sostanza, sia condivisibile nella forma, nei tempi e nei modi.

Ad oggi Agnelli è solo, si è coraggiosamente (incautamente?) esposto, nessuno degli altri presidenti è uscito allo scoperto. Di certo sappiamo che Tavecchio gode di un buon numero di voti e che Galliani, Lotito e Preziosi si incontrano per discutere e concordare una comune linea politica. Non vorremmo che la legittima questione di principio (rinnovamento e riforme) fosse stata mal posta. Dobbiamo sperare che il presidente juventino conti già di un certo numero di adesioni intorno a sé e che non abbia voluto smuovere le acque alla ricerca di alleati che oggi non ha. Uno scenario quest'ultimo che, in caso di elezione di Tavecchio, avrebbe conseguenze politiche nefaste per la società torinese, che ricordiamo è anche fuori dal Consiglio di Lega e che politicamente si troverebbe ancor più isolata.

Se la strategia juventina è vincente lo sapremo solo tra poco più di un mese, ciò che a noi appare scontato è che qualsiasi decisione si assuma in corso Ferraris questa tenga in considerazione l'opportunità di avere un presidente federale che riguardo a calciopoli abbia coraggio e non si nasconda dietro ad artificiosi paraventi quali l'incompetenza o il "voltiamo pagina".


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