Nei giorni scorsi è scoppiato l'ennesimo scandalo che, partendo dal Catania, si sta allargando a molti club della serie B, tanto da mettere in dubbio la regolare partenza del campionato.
Da notizie di stampa apprendiamo che la squadra di Pulvirenti non avrebbe corrisposto gli stipendi da almeno 4 mesi e che quindi
la salvezza, cercata con ogni mezzo, serviva a evitare il crac della società. Solo questo basterebbe per retrocedere il Catania in Lega Pro.
C'è da chiedersi - legittimamente - dopo l'ennesima evidenza, quale sia la reale situazione in cui navigano i club italiani che militano nel calcio professionistico. Dalla serie A alla Lega Pro, la situazione economica sembra essere disastrosa e non c'è certezza su quello che potrebbe ancora emergere.
L'idea è quella di essere allo sbando completo. Nonostante quattro procure indaghino da anni sul calcio scommesse, nessuno sembra averne paura tanto da usare in modo disinvolto il telefono (non immaginano di poter essere intercettati?), cercando addirittura appoggio tra personaggi influenti con cariche di rilievo in Figc (le voci che tirano in ballo Lotito). Se questo non bastasse, come successo con il Parma ed ora per il Catania, emergono particolari dai report dei pagamenti che comprometterebbero l'iscrizione al campionato, solo dopo lo scoppio della bomba che tira in ballo le squadre su altri livelli.
Per i dirigenti sportivi, la priorità sembra essere quella di potere garantire la regolare partenza della prossima stagione, non proprio quella di verificare "come" si ripartirà. Se ci saranno altre squadre sul filo del fallimento e
non si potranno garantire i controlli per evitare certe spiacevoli situazioni come emerso per il Catania, alla fine della prossima stagione parleremo di un nuovo scandalo. Ma ormai ci stiamo facendo l'abitudine, come ci stiamo abituando alle rituali dichiarazioni di sdegno da parte dei dirigenti federali.
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