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Attualità di M. LANCIERI del 06/04/2016 08:50:26
Fenomenologia del perdente

 

Chi ha qualche anno sulle spalle forse ricorderà Alan Ford, lo splendido fumetto di Magnus e Bunker, in cui un gruppo scalcagnato di agenti segreti se la vedeva con personaggi paradossali. Nel numero 45, Piano concerto al centimetropolitan, un gruppo di orchestrali falliti discuteva sull'opportunità di salire su un palco ad esibirsi, decidendo infine di rinunciare, per non perdere anche l'alibi di non avere mai avuto l'occasione di dimostrare quel che valevano.

La filosofia del perdente è proprio questa: prima ancora di entrare in campo, si è già creato l'alibi. La ragione dei propri insuccessi non è mai da cercare nei propri limiti tecnici, nel proprio scarso impegno o semplicemente nel fatto che c'è qualcuno più bravo che partecipa alla medesima competizione. Il motivo è sempre il sistema, che non l'ha lasciato vincere.

Accadeva alla Roma degli anni '80, i cui sostenitori arrivarono a manipolare la moviola (per stessa ammissione di Carlo Sassi), così da creare il caso Turone, che molti tuttora dipingono come la regina delle ingiustizie nei loro confronti. Accadeva più tardi all'Inter, che piagnucolava su un contatto tra Iuliano e Ronaldo, trasformandolo nel motivo per cui persero lo scudetto, dimenticando però che al momento di quell'episodio la loro squadra era dietro in classifica e sotto di un gol, ma soprattutto trascurando di sottolineare che giocarono l'intera stagione successiva schierando un giocatore munito di passaporto falso, reperito dagli stessi dirigenti nerazzurri, senza subire di fatto alcuna conseguenza sportiva. Accade ancora oggi agli stessi interisti, che hanno cambiato proprietario, ma non abitudini, e che riescono ad incolpare la Juve anche quando le prendono dal Toro (ecco il nuovo mantra: i granata sono stati compensati a San Siro per le ingiustizie patite nel derby).

Ma i nuovi eroi dell'alibi preventivo sono a Napoli. Passano gli allenatori, ma l'abitudine resta: prima fu Mazzarri ad inondarci di lacrime, poi toccò a Benitez motivare i propri insuccessi con la differenza di fatturati (salvo poi farsi esonerare anche dal Real Madrid, dove il fatturato non è esattamente da terzo mondo), ora è il turno di Sarri, che ogni due per tre tira fuori il calendario degli anticipi e dei posticipi, trascurando il piccolo particolare che l'ultima volta in cui Juve e Napoli hanno giocato contemporaneamente sono stati proprio i partenopei a perdere punti. Il fatto che personalità tanto diverse poi reagiscano alle sconfitte in modo simile può provare solo una cosa: più che gli allenatori, è proprio l'ambiente a creare i presupposti per certe sceneggiate.

Viene il dubbio che, più o meno inconsciamente, Higuain non vedesse l'ora di farsi cacciare fuori, quando la partita ad Udine si è complicata. Già, perché Gonzalo è un ottimo giocatore, ma anche uno che nei momenti difficili fallisce sempre l'appuntamento. Insomma, uno splendido perdente. Come ogni perdente che si rispetti, anche Higuain ha bisogno di alibi: l'arbitro ce l'ha con me, il sistema non ci lascia vincere, i poteri forti ci bloccano. E il tifoso, che difficilmente è lucido nelle proprie valutazioni, non può fare altro che allinearsi al suo eroe, perché è sempre più semplice incolpare altri, piuttosto che riconoscere i propri fallimenti.

Il problema, a lungo termine, è che a forza di nascondere anche a sé stessi le proprie mancanze, diventa impossibile crescere e di conseguenza vincere. Per questo l'Inter non vince niente da oltre trent'anni, fatta eccezione per la parentesi farsopolara, e per questo il Napoli non è da meno. Piuttosto, da tifoso juventino mi preoccupa la Roma, che con l'avvento di Pallotta e Spalletti, dopo l'era del violinista, sembra avere imboccato una strada diversa (che infatti non piace ai fan dei perdenti come Sconcerti): quella della ricerca ossessiva dei propri demeriti, anche quando si vince. Esattamente come fa una squadra che ha già vinto 33 scudetti e che, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare dopo i primi due mesi di questa stagione, è in seria lotta per aggiungerne un altro.

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