Dopo ”Le scarpe di Boniperti” (
Link), un amico (Gustavo) mi ha chiesto “
cosa hanno fatto quelli della Juve (G.B. compreso) il giorno 30 settembre 1958 quando poi la sera dopo ne hanno presi sette dal Rapid Vienna?”. Vado a rispondere alla sua simpatica provocazione.
Il giorno 1 ottobre 1958, al Praterstadion di Vienna, il Wiener Sport-Club ospita la Juventus, dopo il 3-1 subito all’andata. Alla Juventus, che Brocic schiera con Mattrel, Corradi, Garzena, Ferrario, Emoli, Colombo, Boniperti, Sivori, Palmer, Charles e Stacchini, capita un’imbarcata tale, che credo sia rimasto un record negativo per le squadre italiane in questa competizione. Skerlan al 24°, Hammerl al 30°, 35°, 62° e all’80°, Hof all’83° e all’85° (il primo su rigore) infieriscono sulla nostra squadra.
Come mai? Per questa indelebile macchia sul nostro curriculum, sono state ipotizzate varie cause, con l’una che non esclude l’altra. Il problema essenziale è evidenziato da
Sivori ma, negli anni, un concetto simile è stato affermato unanimemente da tutti i campioni che al tempo vestivano la casacca bianconera. Sentite la dichiarazione del “Cabezon” a Roy Zinsenheim: “
All’’epoca la Coppa dei Campioni non era considerata un trofeo così importante e conseguentemente non era molto sentita da noi giocatori”.
Col discreto viatico del risultato dell’andata ed anche per il diverso valore esibito dalle squadre in campo, i bianconeri vanno in Austria tranquilli, come fossero in gita scolastica. Ma gli austriaci li riportano rapidamente alla realtà, la battaglia è dura, e l’arbitro (lo svizzero Wyssing) è troppo permissivo, favorendo l’impatto più che fisico della squadra di casa: un esempio per tutti, la marcatura di Barschandt su
Charles per tutti i novanta minuti. La reazione al gioco eccessivamente aggressivo è sbagliata: invece di restituire intervento rude a intervento rude, a due dal termine i nostri scatenano una rissa, ormai totalmente inutile ai fini del risultato, e che richiede addirittura l’intervento della polizia.
Un’altra possibile concausa è individuata da
Boniperti: “
Ci hanno ammazzato: sette gol e un sacco di botte. Ce l’avevano giurata, dopo l’andata a Torino in cui Sivori aveva segnato, provocandoli in continuazione”. Forse non si riferiva soltanto allo strapotere realizzativo dell’argentino, ma anche al fatto che dopo un fallo, il Cabezon pare avesse “camminato” su un avversario a terra.
Caminiti punta invece il dito sull’allenatore, che non è in buoni rapporti con gran parte della squadra, che non si parla con Sivori per questioni di allenamento e di sostituzioni e che “
manda in campo una squadra sbagliata, con l’esilissimo Palmer, una specie di crisantemo, alla mezzala destra. L’urlo del Prater sprona il Wiener nei suoi assalti furibondi. La Juventus non c’è, non sta in piedi, non fa squadra”.
A fine gara, nello spogliatoio c’è una bella litigata generale. Tra le altre cose, emerge, la “noche caliente”, alla vigilia, in compagnia di una sventolona austriaca: la mancata sublimazione dell’energia sessuale, avrebbe notevolmente diminuito l’energia sportiva di Omar Enrique. Il povero Sivori si giustificò dicendo: “
Non credevo che gli avversari fossero così forti!”.
Probabilmente, il motivo fondamentale sta nel non essere stati preparati alla tattica del fuorigioco, messa in atto sistematicamente a partire dalla prima marcatura. Ancora Sivori racconta che lui e Charles, botte a parte, erano continuamente in offside, tanto da non riuscire mai a entrare in partita.
Poco importa che il malefico Wiener, con due fallimenti sul groppone, da anni si dibatta in “Regionalliga”, la terza serie austriaca: la macchia resta.
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