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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Editoriale di N. REDAZIONE del 28/12/2016 09:42:15
LA VERA PASSIONE NON HA PROPRIETARI

 

di Lothar

Ho cominciato a seguire il calcio dall'età di cinque anni, quando in tv rimanevo ipnotizzato a vedere quella indomabile squadra a strisce bianche e nere, zeppa di grandissimi giocatori, giocatori di carattere, che poi prestava alla nazionale di quegli anni... Zoff, Gentile, Cabrini, Benetti, Furino, Scirea, Causio, Tardelli, Bettega, e tanti altri. Campioni che fecero appunto anche la fortuna della nazionale di quei tempi, già nel mondiale di calcio 1978 in Argentina, gettando le basi per un periodo fiorente del calcio italiano, che ottenne poi il suo trionfo nell'edizione successiva dei mondiali, quella storica del 1982 in Spagna. Tutto il Mondo che rimase ad applaudire quel gruppo italiano poco pronosticato alla vigilia, ma forgiato da quel granitico e talentuoso blocco juventino che dapprima demolì le ambizioni delle strafavorite Brasile ed Argentina per poi alzare la coppa più ambita nello storico atto conclusivo contro la Germania al Bernabeu.

Dalla prima stagione che ho seguito da “appassionato”, quella storica dei 51 punti nel campionato 1976-1977, vinto in volata contro i cugini del Torino in una corsa all'ultimo respiro, ho avuto la fortuna e la gioia di ammirare e celebrare innumerevoli scudetti e coppe nazionali, oltre agli indimenticabili trofei internazionali, infinite prodezze, etc. Emozioni indimenticabili, che rimarranno scolpite in eterno nella memoria, perché quando le riporto alla mente facendole riaffiorare, mi sembrano passati davvero solo pochi giorni, come se tutti quei ricordi e tutte quelle emozioni fossero agganciate ad “attimi eterni” che non sbiadiscono nel tempo.
Ovvio che in quei primi anni la mia affiliazione a quella passione, a quella bandiera, prescindeva dalla proprietà di quel club, di quella società.

A cinque-otto anni nemmeno sapevo o mi interessava che ci fosse un proprietario di quella squadra, di quella storica società, di quella leggendaria bandiera, gioivo unicamente per l'unicità e la bellezza dell'evento sportivo, per le partite, per le competizioni, per le tante avvincenti e meritate battaglie vinte sul rettangolo verde, per i giocatori, per le prodezze individuali e di squadra etc. Ma è chiaro che crescendo, negli anni, imparai invece a conoscere meglio le persone che detenevano formalmente il marchio e finanziavano appunto quella società, quella dirigenza, quello staff e quei giocatori. Imparai a conoscere quella storica famiglia, rappresentata in tutti quegli anni dal supporto di quelle due principali figure: l'Avvocato e il Dottore (Gianni ed Umberto), quei due rispettatissimi fratelli, detentori di quello stile volutamente distaccato e discreto nell'approccio, ma che non faceva mai mancare il proprio supporto, il proprio forte peso e le proprie scelte decisionali nelle strategie e nelle svolte importanti in quella società.

Per tutti gli anni fino al 2004 i punti di riferimento, come concezione di proprietà, rimasero sempre unicamente quei due fratelli innamorati di Juventus. Punti di riferimento fino a poco prima della tragica svolta di calciopoli (farsopoli) del 2006. Già, la tragica svolta: come quasi tutti ricorderanno, dapprima l'Avvocato (2003) e poco dopo il Dottore (maggio 2004) passarono a miglior vita, ed improvvisamente, repentinamente, quello storico caposaldo, quel denominatore comune di “garanzia” e stabilità che c'era sempre stato in seno a quella proprietà per la società di calcio Juventus svanì e tutto mutò. Moggi e Giraudo persero il loro unico vero punto di riferimento all'interno di quella proprietà, all'interno di quella famiglia, e quella “svolta” modificò drasticamente il corso degli eventi per le future sorti di quella dirigenza e società.

Moggi, Giraudo e quella Juventus vennero travolti in quella primavera/estate del 2006 da una imparabile, monumentale, preordinata, orchestrata e massiccia campagna mediatica, para-investigativa, politica, affaristica e giudiziaria, che distrusse quella dirigenza, distrusse di fatto quella squadra, distrusse anni di lungimirante e oculata programmazione sportiva, economica e societaria, infangò anni di seguito, di onore, di gloria e di immagine a livello internazionale, ma soprattutto mirò a svilire il sentimento, l'orgoglio e lo spirito di appartenenza di tanti impreparati e spiazzati appassionati.

Durante quella primavera/estate del 2006 la proprietà della Juventus Football Club prese da subito una posizione sorprendentemente netta (e per tanti fin troppo sospetta), una immediata posizione di NON DIFESA di quella dirigenza, che fu di fatto SCARICATA E ABBANDONATA A SE STESSA, abbandonata alla “esecuzione di piazza”.

Al lordo dell'anno trascorso in B, il primo sciagurato quinquennio post-calciopoli della gestione Elkann-Cobolli-Blanc 2006-2010 è stato quanto di più orrido e incompetente io abbia modo di ricordare in materia di gestione sportiva, almeno per una società importante e blasonata come era e rimane la Juventus. Fortunatamente, dalla stagione 2010-2011, i risultati sportivi sono tornati in linea con la storia e la tradizione del club. Ma quella brutta pagina di storia, purtroppo, resta anche negli almanacchi. Al di là degli iniziali populisti proclami di revisione annunciati alla tifoseria all'insediamento della nuova gestione in merito a quelle assurde sentenze sportive. Bei proclami e belle promesse a cui (ad oltre dieci anni di distanza) non è stato dato, all'atto pratico seguito alcuno.

La lunga premessa è doverosa ed essenziale, per comprendere bene il nocciolo e il vero significato di questo pezzo: Che UNA VERA PASSIONE NON HA PADRONI-PROPRIETARI E NON POTRA' MAI AVERNE.

Con cognizione di causa mi sento oggi di poter attestare che persino Gianni e Umberto Agnelli, in ambito sportivo, non hanno e non avrebbero mai voluto essere proprietari della passione altrui, il loro unico interesse riguardo la Juventus coincideva con quella che era LA LORO GRANDE PASSIONE, il loro genuino e viscerale attaccamento alla Juventus Football Club, e vivevano la Juventus come una grande passione, una passione che non gli avrebbe mai consentito ad esempio di assistere e permettere lo scempio sportivo, giudiziario e di immagine che vigliaccamente travolse la Juventus e i suoi tifosi subito dopo la loro morte. La piena partecipazione per quei colori, per quella storia, per quella bandiera, per quel sogno che era (e che rimane) la Juventus Football Club non glielo avrebbe mai consentito.

E non lo consentirebbero oggi ad alcun vero innamorato e appassionato, perché quel tipo di Passione non può essere subordinata o sacrificata agli interessi privati di qualsivoglia padrone-proprietario che possa decretarne arbitrariamente il destino. Quel tipo di passione al massimo può essere condivisa, mai essere sottomessa ad alcun interesse privato. Subordinazione che può venire in mente solo a menti distorte e utilitaristiche, animate da squallidi e subdoli interessi privati di arricchimento personale e spartizione/mantenimento del potere.

Per me non esiste alcun John Elkann, famiglia Agnelli/Elkann o EXOR che mi rappresenti o a cui possa far riferimento alcuno circa la mia passione… Lor signori saranno pure i legittimi eredi/proprietari di un asset, amministratori di una ragione sociale e detentori di un logo commerciale, ma non della mia Passione, che prescinde da loro. I miei scudetti (e di ciascun vero, autentico, appassionato) sono a tutti gli effetti 34; quelli di John Philip Jacob Elkann e dei suoi vari affini/subordinati/tutori/lacché/sodali davvero non saprei.

Perciò oggi, come ieri e come sempre, pur conservando inalterato quell'immortale sentimento per tutto ciò che ha rappresentato e continua a rappresentare l'Amore per la Signora, intesa non solo come squadra o società, da vero appassionato, e con piena cognizione di causa, mi sento di potervi testimoniare che quella nostra/vostra passione non ha e non potrà mai avere padroni o proprietari.






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