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Editoriale di S. BIANCHI del 19/02/2017 11:19:36
Porto-Juventus, tra precedenti e attesa

 

Per gli ottavi di Champions, stavolta l’urna di Nyon ci ha destinato il Porto: poteva andar meglio, poteva anche andare peggio. Dal punto di vista storico-statistico, pur se con numeri piccoli, abbiamo incontrato i Dragoes tre volte, una, con gara di andata e ritorno, non avendo mai perso. Il Porto, la squadra della città quasi omonima, è stato fondato quattr’anni prima della Juventus, ed è la squadra lusitana più vincente all’estero: due volte campione d’Europa e del mondo, due Coppe UEFA/Europa League, una Supercoppa Europea. Manca solo una Coppa delle Coppe … ma ne parleremo dopo. A livello nazionale, invece, è secondo solo al Benfica, con sessantatré tornei nazionali.

La nostra prima volta con il Porto risale al 16 maggio 1984, allo stadio St. Jakob di Basilea, per la finale della Coppa delle Coppe. La Juve del Trap, che scende in campo con un’inconsueta maglia gialla, si schiera con Tacconi, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Vignola (Caricola), Tardelli, Rossi, Platini e Boniek. Atene è dimenticata in pochi minuti, ci pensa Vignola al 12°: lanciato a centrocampo da Platini, semina tre avversari e scocca un diagonale imparabile dal vertice sinistro dell’area, che sì’infila nell’angolino basso a sinistra del portiere. Forse è la più bella partita in bianconero di questo piccoletto dal piede sapiente e un cervello che pensa calcio velocemente. Troppo presto per cantar vittoria, tanto che al 29° arriva il pareggio di Sousa, ma il suo tiro da lontano entra solo perché s’impenna sul gesso della linea di porta, sorprendendo un incolpevole Tacconi. Gli spettri ateniesi si rifanno vivi, ma li ricaccia indietro Boniek al 41°: il gol di potenza del “Bello di notte” restituisce la giusta pendenza alla gara. E’ un gol bello come il primo: Zibi si divincola dalla morsa a tre di portiere e terzini, fa una giravolta e tira a porta vuota. Inutili i tentativi lusitani per giungere al nuovo pareggio: nonostante la pressione degli avversari, la granitica difesa bianconera svolge al meglio il suo compito, senza troppi patemi; al novantesimo, il Trap sostituisce Vignola per concedergli la meritata standing ovation. L’arbitro? Una scelta azzeccata: il Signor Prokop, dell’allora DDR.

Con gli amici del club bianconero pensavamo di aver fatto una genialata, a portare negli zainetti (allora si poteva) una quantità di bottiglie di Porto in numero pressoché equivalente al numero degli zainetti stessi: non è stato un problema, scoprire che la stessa idea era venuta a moltissimi altri. La serata, da umida, si faceva piovigginosa di una pioggerellina fina fina, ma non tale da disturbare i nostri festeggiamenti per le strade della compassata, e forse un po’ irritata, città svizzera. In albergo ci siamo tornati a piedi, perché l’autista del pullman si era stancato di aspettarci: forse si son stancati anche gli operatori ecologici rossocrociati, a togliere da terra quella miriade di bottiglie di Porto che c’eravamo scolate dopo la partita. Pensare che, personalmente, nemmeno mi piaccia tanto, ma ho fatto finta di nulla, tra un sorrisino e un coro, riflettendo sul fatto che il nostro palmares europeo iniziava a crescere: dopo la Coppa delle Alpi del 1963, che forse è meglio passare sotto silenzio, la Coppa UEFA 1977, avevamo finalmente messo le mani su un’altra coppa internazionale.

La nostra seconda sfida con il Porto si è disputata nel primo girone all’italiana della Champions League 2001/02: con noi anche Celtic e Rosemborg. L’andata di Oporto, nello stadio di allora, l’As Antas, agli ordini dello spagnolo Mejuto Gonzales, finisce zero a zero. Nel ritorno di Torino, diretti dallo svedese Frisk (allora, generalmente avevamo degli arbitri di primo piano), la squadra di Lippi prevale su quella di Machado con un significativo tre a uno, in rimonta dopo il vantaggio iniziale dei portoghesi per opera di Clayton, che al 13° infila Buffon. Del Piero guida la rimonta segnando al 32°, al 47° andiamo in vantaggio con un raro quanto prezioso gol di Montero, con Trezegol che, al 73°, sigilla il risultato. In classifica, lo score sul Porto, la vittoria e il pareggio col Rosemborg, e la vittoria per parte col Celtic, ci classificano primi del girone. Nel girone successivo, purtroppo le cose non vanno altrettanto bene, e siamo eliminati dopo i doppi confronti con Arsenal, Bayer Leverkusen e Deportivo la Coruňa.

Per questa nuova sfida con i portoghesi negli ottavi di Champions, all’andata giocheremo nella loro nuova casa, l’Estadio do Dragao: il diritto di giocare il ritorno allo Stadium è frutto del nostro primo posto del Girone H, con Siviglia, Olympique Lione e Dinamo Zagabria, mentre il Porto, eliminata la Roma nel turno preliminare, si è classificato solo secondo, alle spalle del sorprendente Leicester. In campionato il Porto è primo davanti al Benfica, ha un vantaggio notevole sulla terza, ed è guidato dall’ex portiere Nuno Espìrito Santo, che ha a disposizione una squadra talentuosa, specie a centrocampo: è per questo che non so se Allegri proporrà ancora il recente e vincente 4-2-3-1. Se Corona e Brahimi promettono qualità, con loro c’è Hector Herrera, corteggiato a lungo dal Napoli, mentre in attacco può contare su André Silva, astro nascente del calcio portoghese. Se in difesa c’è Alex Telles, l’anno scorso all’Inter (ma si sa come i “bocciati” nerazzurri, spesso si rivelano grandi altrove), in porta c’è il grande Iker Casillas, con Gigi Buffon tra i più grandi portieri della storia del calcio. Che resta da dire? Forza, ragazzi!

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