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Attualità di N. REDAZIONE del 22/03/2017 08:49:50
Il Sentimento Popolare

 

Di Lothar

Spiegare il sentimento popolare non è facile, occorre obbiettività, raziocinio, spirito di analisi e distacco. Il sentimento popolare è un'arma davvero potentissima, col sentimento popolare si rovesciano uomini politici, forme di governo, stati, democrazie, dittature, si impiantano nuovi costumi sociali, mode, culture, tradizioni, credo, religioni, col sentimento popolare al pari si bandiscono pensieri, scoperte scientifiche, filosofie, o si avviano rivoluzioni, persecuzioni, faide, guerre, crociate.

Mettersi contro il sentimento popolare equivale ad essere condannati a fine certa, prima o dopo, perché il sentimento popolare è l'arma di massa più potente che esista sulla faccia della terra, e i governanti, i reggenti e dittatori di ogni epoca e luogo che hanno imparato a gestirne il controllo hanno avuto il modo di assicurarsi e garantirsi indisturbati il potere.

L'excursus concettuale è doveroso per far comprendere al lettore il nocciolo della questione. Dal punto di vista della tifoseria calcistica l'Italia è divisa in due, da una parte ci sono i tifosi della Juventus e dall'altra i tifosi di tutte le altre squadre. Perché quando la Juve vince (ma soprattutto quando rivince e rivince e rivince) tutte le altre tifoserie si coalizzano per formare il blocco unico dell'Italia antijuventina, che numericamente parlando rappresenta la stragrande maggioranza del seguito calcistico del Belpaese. In tale contesto non è vero che gli juventini sono la maggioranza, ma rappresentano l'indiscussa netta minoranza.

In tale condizione tutta l'Italia antijuventina, si unisce e si muove compatta contro il comune nemico, il nemico da abbattere, la Juventus appunto, un nemico da contrastare e spodestare con ogni mezzo per ripristinare l'equa ripartizione calcistica violata. Ed ecco che ogni giornalaio, opinionista sportivo, moviolista o semplice osservatore coinvolto si senta inevitabilmente chiamato “alle armi” per dare il proprio contributo alla causa, non fosse altro per non mettersi contro quel montante “sentimento popolare” cui la maggioranza “popolare” ovviamente si identifica. E checché ne dicano opinionisti, giornalai, pensatori, sociologi, etc. dentro ogni tifoso c'è la consapevolezza di questa “regola” universale di fondo, una regola non scritta, partorita dallo stesso contesto sociale da cui prende forma, una regola che nel calcio italiano non potrà mai essere disattesa.

Nel 2006 con calciopoli (farsopoli) c'è stata la sublimazione di questa “legge non scritta”, una regola che non ha avuto bisogno di reati, di crimini o di prove per emettere la sua condanna: che la Juve doveva essere punita, a prescindere da tutto, e così è stato. E la condanna è arrivata istantanea prima ancora dei processi (ovvio), grazie alla sollevazione di piazza, grazie a quel ben calibrato e "orientato" sentimento popolare. E non è poi interessato a nessuno che durante il processo di Napoli, a distanza di anni, è emerso che nessuna partita era stata alterata, che tutti (come da regolamento) parlavano coi designatori arbitrali, e che altre squadre beneficiarie di quel ribaltone pallonaro trescavano cento volte peggio di quella stracondannata e vituperata Juve. Al sentimento popolare tutto questo non è interessato e non interessa.

E così, per tornare all'attualità, per quello stesso universale principio, quell'atavico sentimento popolare si è immedesimato compatto in Donnarumma, che nella fattispecie ha rappresentato il supereroe antijuventino per antonomasia, che si immola ripetutamente e miracolosamente a dire no al successo bianconero, in quel martellante tiro al bersaglio di occasioni divorate dall'odiata Juve, dove se la partita finiva 8-0 per i padroni di casa nessuno avrebbe potuto recriminare nulla.

Ma a quel sentimento popolare non interessa, a quel “sentimento popolare” è interessato solo quel rigore (peraltro netto) fischiato all'ultimo minuto di recupero, che è equivalso ad un affronto a quello stesso odioso sentimento popolare. Perché quel sentimento offusca tutto il resto: i rigori non dati alla Juve, i gol in fuorigioco concessi agli avversari di turno, la partita d'andata decisa da un gol regolare non dato alla Juve, gli spogliatoi del settore ospiti dello stadium devastati nel dopopartita ... tutto ininfluente, per quel sentimento conta solo l'episodio che può consentire finalmente di gridare allo scandalo e alla vergogna contro l'odiata Juve.

Ed è vero, perché anche in Juve-Milan abbiamo assistito ad un ennesimo scandalo e vergogna, lo scandalo e la vergogna di un'Italia faziosa, odiosa, incivile e antisportiva, succube di quel sentimento popolare che ne offusca la ragione, un sentimento di odio cieco e vile che cancella il riconoscimento dei meriti sportivi di chi vince sul campo e che cancella ogni altra obbiettiva e sacrosanta verità.

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