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Editoriale di G. GALAZZO del 27/03/2017 10:38:00
Che non accada mai

 

Ciao, sono L. anzi ero L, avevo 15 anni, anzi ne ho 15 e di più non ne potrò avere.
Dicono che ora sia un angelo, ma non ci credo, a dire il vero mi piacerebbe esserlo, avrei preferito correre dietro un pallone, o alle ragazzine, magari farmi un piercing o il primo tatuaggio. Mio padre è juventino perché lo era mio nonno; il mio primo ricordo era una maglia bianconera, nella quale mi perdevo tanto era grande, con la scritta “Del Piero”, anch’essa più grande di me.
Ho la fortuna, caspita, mi devo abituare ad annullare il presente, avevo la fortuna di abitare in campagna, ove un pallone, l’oratorio e quel campetto spelacchiato, mi consentiva di tirar calci e giocare all’aria aperta, lasciando la playstation e whatsapp un pochettino in disparte.
Quanto mi piaceva imitare Tevez!!! Quanto volte, segnando anche con l’anca o con la punta del piede ho fatto il gesto della maschera del mio idolo Dybala. “ Papà, vienimi a vedere, quanto sono forte!!”. E lui che mi sfotte, azzzz…. sfotteva: “Ninin, lascia perdere e preparati lo zaino che Domenica andiamo a vedere i tuoi eroi”.
E si andava spesso: cinque anni fa, quattro, due, quest’anno: che bello papà vedere la Juve, quanto mi hai parlato di Conte il capitano, e poi ho visto Buffon, Pogba, Pirlo, il principino, Morata e "sciacquatevi la bocca""!!
Però, devo essere sincero: ogni anno e con le vittorie che si accumulavano alle vittorie, la mia gioia diventava sempre più paura; "nascondi la sciarpa in autogrill..., tira avanti se ti sputano..., se ti offendono tappati le orecchie...".
Poi anch’io, come tutti i miei coetanei ho twitter, facebook: si quelli li ho ancora. Quanta gente mi scrive ancora, ”ciao angelo”, uffa non voglio essere un angelo! Ma che schifo è diventato il mio calcio!
Mi chiamano Angelo, anche quelli che mi chiamavano ladro, mi chiamano Angelo anche quelli per cui la caccia allo juventino è folklore. Anche il giornalista ha scritto a mio padre, anche il presidente secessionista e vittima ha mandato un cuscino di fiori. Lo hanno definito un incidente, una tragica fatalità; mangiavamo in una fattoria, quello che mi piace tanto, due patatine fritte, la sciarpa… cavolo, l’ho lasciata in vista appoggiata alla sedia.
Ti hanno spinto, Papà, qualche calcio, pugni, scappiamo. Io cado e batto la testa. Buio. Fatalità incidente. Buio. I toni. Moderiamo i toni. Buio. Chiudiamo le curve. Buio.
Ma quel presidente, ma quel giornale, ma quei tweet di quel giornalista pagato con il canone, ma a loro quando spegnerete la luce?
Buio

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