Era un po’ che non vi recensivo libri che parlassero di Juventus: non che nel frattempo non ne abbia letti, ma non valeva la pena di parlarvene. Interrompo quest’astinenza dopo aver letto questo bel libro di Paolo Bertinetti, che s’intitola “Solo noi”, perché interrompe quella che pare essere una tradizione del librino scritto dal calciatore, cui abbiamo voluto bene, ma che scrive le solite cose che già sappiamo. Per di più non lo fa da solo, ma con l’appoggio palese, o da ghost-writer, di un giornalista.
In questo caso, la farina è tutta del sacco dell’Autore, che può permettersi di scrivere in proprio, poiché è docente universitario di letteratura inglese all’Università di Torino. Dal suo scritto si capisce che è uno di noi, universitario ma tifoso-tifoso, tant’è che se anche mia moglie, che di calcio si disinteressa, avesse letto “Solo noi”, lo avrebbe definito “un po’ talebanotto, come te”. Di tale apprezzamento, lungi dall’avere offesa, s’intende il gradimento che ho avuto per questo libro, e non solo perché Bertinetti, come me e molti di voi, il primo luglio 2006 era a Torino a sfilare per la “Marcia dell’orgoglio bianconero” o perché fa parte di un’associazione, l’ANAJ, che come la nostra si è sempre data da fare, dal 2006, per difendere l’Onore Juventino.
E’ un libro di anima, di sofferenza, di gioia, scritto con equilibrio, anche se con spirito nettamente di parte, anche se in questa valutazione entra in campo il mio talebanismo di fondo. Potrebbe essere un libro da leggere al nipotino, un libro di avventure dellla Juventus, invece del “solito” libro di Salgari sulla Tigre di Mompracem, avventuroso e educativo ai colori bianconeri. Ovvio che va bene anche per ogni altra fascia di età, per l’accuratezza del racconto dei sessant'anni di militanza bianconera del nostro collega professore.
Tra l’altro non le manda mai dire, quando ce n’è bisogno, non risparmia nessuno, dalla FIGC che, neonata, rubò due scudetti alla Juventus, i primi due, tanto per farci capire di che pasta era fatta, i cosiddetti “Scudetti Federali”. Per chiarire i suoi pensieri non usa certamente termini da stadio, in fin dei conti è un docente universitario (anche se non si può mai dire), ma usa spesso le stesse locuzioni che usiamo noi, tipo “la seconda squadra di Milano” per non dover essere costretto a scrivere … Sfinter e utilizza ragionamenti propri del tifoso qualsiasi, come quando scrive di storia bianconera e di stelle da dedicare allo Stadium.
Nessuno degli avvenimenti, belli o brutti, che hanno costellato la nostra lunga storia è tralasciato e la lettura è un bel ripasso per chi, pur con qualche anno in meno di militanza, ha vissuto la squadra come lui, che ha il pregio di descrivere chiaramente il suo pensiero su ogni punto, e sempre argomentando le proprie opinioni.
Il libro termina con “Hi5story”, lo scudetto della seconda cinquina ed è uno dei più belli che abbia letto sulla nostra Juventus. Ve lo consiglio.
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