Si è appena concluso il Mondiale in Russia, che ha riservato parecchie sorprese e qualche conferma: tra queste ultime, la presenza ormai fissa tra le migliori della classe della nazionale francese, che ha ripetuto così l'impresa riuscitale per la prima volta 20 anni fa, quando la massima competizione per nazionali si giocava proprio in casa dei transalpini. Tra quella vittoria e questa c'è un denominatore comune:
Didier Deschamps, che nel 1998 era il capitano ed oggi è l'allenatore dei campioni del mondo.
Il popolo juventino conosce bene Didì, ché fu protagonista da calciatore di una delle stagioni più belle della storia bianconera, quando faceva parte di una squadra capace di vincere uno scudetto che mancava da 8 anni e soprattutto la Coppa Campioni, da poco ribattezzata Champions' League, vanamente inseguita dalla terribile notte di Bruxelles. Ma di quella nazionale francese il vero protagonista era un altro juventino:
Zinedine Zidane, che firmò la finale con due gol, grazie ai quali i francesi alzarono la coppa e lo stesso Zizou mise le mani sul Pallone d'Oro pochi mesi dopo. Ebbene,
i due francesi, ex-compagni in nazionale e alla Juve (l'unica squadra in cui hanno militato insieme), sono i detentori dei principali trofei calcistici internazionali: Zizou è campione del mondo e per la terza volta consecutiva campione d'Europa con il Real Madrid, che ha da poco lasciato, e Didier è campione del mondo con la Francia.
Tanto Deschamps (che alla Juve trascorse anche un anno come allenatore, vincendo il campionato di Serie B in seguito a farsopoli) quanto Zidane hanno sempre sottolineato come la
cultura del lavoro imparata alla Juve sia stata
fondamentale per la loro crescita personale. E non è un caso che quella cultura abbia portato questi frutti: in questi anni, gli esempi di allenatori che hanno imparato a vincere in casa della Signora non sono certo mancati. Dal maestro
Marcello Lippi, capace con una nazionale appoggiata sullo zoccolo juventino di vincere un mondiale mentre gran parte degli italiani chiedeva la sua testa e quella di giocatori come Buffon e Cannavaro, che poi si dimostrarono i principali protagonisti in campo di quel successo, agli allievi
Antonio Conte e Massimo Carrera, che hanno esportato la mentalità juventina in Gran Bretagna e in Russia, passando per
Paulo Sousa, che qualche anno fa ha vinto il campionato svizzero.
C'è da scommettere che molti altri li imiteranno: non c'è un giocatore che non esprima sorpresa ed ammirazione per l'organizzazione e la dedizione che da sempre contraddistingue l'ambiente bianconero. Ma per il momento, è giusto concentrarsi sui due protagonisti di questi giorni:
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