Partiamo da Bellavista:
«I cristiani sono stoici. E sì, perché i cristiani che cosa vogliono? Vogliono la felicità eterna». Qualcuno di voi si è sorpreso delle esternazioni "temporali" del Cardinale Sepe in visita alla SSCNApoli in quel di Dimaro? Noi no. Anzi ce le aspettavamo, non è la prima volta che partecipa al coro
"chi non salta juventino è", l'anno scorso raccontava anche che mandava scherzose scomuniche ai prelati napoletani che si professavano juventini... .
È però curioso che il cardinale si ritrovi tutti gli anni nei luoghi dove la squadra di De Laurentiis fa la preparazione.
Qualcuno potrebbe malignamente pensare che gode della stessa ospitalità che in occasione della supercoppa in Cina il cineasta usò a un certo giornalista partenopeo tifoso del Ciuccio. Un sospetto che ci sembra odioso per un altro prelato e che dovrebbe essere respinto. Non ci stupiremmo se il superiore gerarchico del Cardinale lo richiamasse a maggiore attenzione per il ministero che ricopre. Lasciare poi la tormentata diocesi che presiede, abbandonare le tante pecorelle smarrite per seguire le squadra di calcio... Ah Cardinale, chi la salverà dalla reprimenda di chi a Napoli non tifa per
'o Napule? Crescenzio Sepe ha scomodato persino
San Gennaro! Lo ha coattivamente tesserato per la sua squadra, dice che si schiererà come dodicesimo nel ruolo di giocatore invisibile.
Dovrà sperare che De Laurentiis non lo giudichi troppo vecchio e non rifiuti di ingaggiarlo come ha fatto per Cristiano Ronaldo, Benzema e Di Maria (non la Beata Vergine...).
Perché
«gli altri (la Juventus) possono comprare tutti i Cristiani che vogliono, ma solo noi (i napolisti) siamo i veri cattolici». Secondo quale misteriosa equazione non lo ha detto. Il dogma di Crescenzio. Oh Signore abbi pietà di lui e illumina Sua Santità, Papa Francesco, perché intervenga a ricondurlo sulla retta via!
E quindi loro non sono cristiani, loro non anelano alla felicità eterna. Il professor Bellavista collocherebbe il cardinale Sepe tra gli epicurei, quelli che godono per una effimera e transitoria gioia terrena, come il placare un vacuo piacere saltellando su un coro da stadio.
Chissà se volendosi distinguere ancora una volta da qualche Cristiano dedito al sacrificio per ottenere la gloria sportiva eterna il cardinale ha detto
«Noi no, noi siamo epicueri, noi ci accontentiamo di poco, purché questo poco ci venga dato il più presto possibile. D'altra parte perché sacrificarsi per i posteri? Che cosa hanno fatto questi posteri per per noi? Allora dico, insieme al poeta Orazio, "quam minimun credula postero"» (Bellavista) e chi non salta juventino è!
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