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Attualità di F. FILIPPIN del 26/10/2018 14:19:37
Caos totale

 

In tutta la vicenda Serie B l'unica cosa che ad oggi si può dire con certezza, senza il timore di essere smentiti il giorno dopo, è questa.
Campionato a 19, no, a 22. Ripescaggi... Ma di chi, visto che i ricorsi sono di 5 squadre? Campionato da sospendere? No, si gioca e al massimo si recupera...Blocco di B e C? No, non è detto, la Lega b giocherà, salvo provvedimenti della FIGC...
Francamente, di come finirà questa storia mi interessa il giusto, ovviamente non essendo tifoso di nessuna squadra coinvolta.
E in fondo, è impossibile prevederlo, tra ricorsi al TAR, sospensive e impugnazioni al Consiglio di Stato, intervallati da provvedimenti federali.
Quello, però, che nessuno può negare è che da tutta questa vicenda emergano due aspetti principali.
Il primo di come il calcio italiano sia retto ormai da anni da persone che si sono dimostrate incapaci non sono di restituirlo al livello che gli competeva solo un paio di decenni fa, ma anche solo di garantire il minimo indispensabile, e cioè il corretto svolgimento dei campionati.
Qualcuno potrebbe dire che spetterà al nuovo Presidente della FIGC intervenire, ma le frasi odierne di Cellino, presidente del Brescia (“Abbiamo votato Gravina con lealtà e all'unanimità e lui ci ha garantito una riforma dei campionati. Ma ora sta tutelando qualche soggetto di Lega Pro, di cui era presidente fino a qualche giorno fa, ai danni dell'intera Serie B”) non promettono nulla di buono.
Il secondo, ed è quello che ci interessa, è che i Tribunali amministrativi possono (e anzi devono) intervenire sulle porcate commesse in violazione di diritti, anche in sede sportiva, come in ogni altro ambito, fregandosene bellamente della tempistica imposta sulla carta dai calendari sportivi.
“Il Tar è un Tribunale che esiste”, disse qualcuno qualche anno fa, salvo poi non sapere esattamente che farsene.
Per quello che ci riguarda, di fronte allo scempio del 2006 sotto tutti i punti di vista (primo su tutti quello giuridico), che calpestò i più elementari diritti degli imputati, sarebbe bastato non ritirare il proprio ricorso e successivamente, coltivare quello proposto anni dopo, pur con tutti i suoi limiti.
Perchè la favoletta della necessaria autonomia dello sport e dei calendari che imponevano tempistiche celeri e, conseguentemente, stupro dei più elementari diritti di difesa, non reggeva allora e non regge adesso.
Ma per qualcuno, in fondo, sappiamo noi quello che abbiamo vinto e in salotto abbiamo le foto a dimostrarlo e quindi, pensiamoci ma non parliamone più.
Noi invece, continueremo a parlarne.

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