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Attualità di N. REDAZIONE del 22/05/2019 08:39:35
Ciao Piero, cuore bianconero

 

IMMAGINE ERRATA

Di Crazeology


Nella settimana dopo Pasqua è venuto a mancare, all’età di 91 anni, un grande tifoso juventino, Piero Verri (della celebre storica famiglia che dal 1932, di padre in figlio, porta avanti uno storico marchio dolciario del Piemonte, ndr.). Vale la pena di dedicargli alcune righe per ricordarlo, perché per molti anni il suo fu un tifo molto presente e molto attivo, da tanti punti di vista.

Oltre ad essere un assiduo frequentatore dello stadio, tanti tanti anni fa fu uno dei fondatori del Gruppo Simpatizzanti Juventus di Via San Quintino, che dopo un referendum dei soci si trasferì in via Bogino e diventò il celebre Juventus Club Torino (uno dei primi club gobbi nati in Italia, sostanzialmente si tratta dell'alba del tifo organizzato). Nel corso del tempo diventò amico di molti personaggi del mondo Juve in generale, e con molti di loro instaurò amicizie che sono durate fino al giorno della sua morte. Nella sua azienda, per esempio, c’era una gigantografia di Omar Sivori, e lui, insieme al ragioniere Secco (dirigente amministrativo della Juve di molti anni fa, papà di Alessio Secco ex dg della Juve negli anni orribili del tremendo duo Cobolli-Blanc), è stato uno degli ultimi a incontrare Omar ancora in vita.
Lavoro permettendo, era presente, almeno fino a quando la salute glielo ha permesso, alle partite in casa e a volte anche in trasferta, perché con il club spesso venivano organizzati i consueti pullman. Nei periodi natalizi e pasquali i pullman delle trasferte venivano riempiti sia di tifosi e sia di dolci (panettoni e colombe “Juventus”) che venivano portati e distribuiti ai tifosi del sud, o comunque lontani da Torino.

Chi scrive ha avuto modo di vedere e conoscere Piero, una volta sola, di sfuggita, e di chiacchierare con lui un’oretta, ma in quel poco tempo è venuto fuori tutto il peso del suo lungo passato gobbo. Ha raccontato molti aneddoti che facevano capire qual’era l’approccio del tifo molti decenni fa. Può essere bello raccontare qualcosa anche qui, perché da lassù ne avrà sicuramente piacere. Egli aveva tanti amici tifosi bianconeri doc con cui ogni tanto organizzava qualcosa, eventi o goliardate, soprattutto negli anni 60, quando ancora le tifoserie non erano violente e imparentate alle mafie come accade oggi. Per esempio, una volta per la partita di Villar Perosa di inizio stagione, lui e altri tifosi si procurarono un compressore con vernice bianca, simile a quello usato per la segnaletica stradale su asfalto. Poi realizzarono delle grandi “maschere” di legno con la scritta “Forza Juve!”, “Alè Juve!”, e simili. E poi per tutto il percorso stradale che va da Villar Perosa a Torino (50 km circa), ogni 500 metri, costoro si fermavano e spruzzavano una scritta gobba bianca sull’asfalto, in modo che i giocatori al rientro in serata a Torino dopo la partita, avrebbero potuto leggere e apprezzare. Un lavoro enorme e folle, se ci pensiamo bene. Oggi fatti del genere non sarebbero possibili senza passare dei guai. Un altro tipo di goliardata, anche questa senza nessuna cattiveria e senza nessuna conseguenza pericolosa, veniva messa in piedi quando il gioco e i risultati della squadra erano molto sotto le aspettative. Queste allegre combriccole gobbe si procuravano delle reti con tanti palloni, e sia agli allenamenti e sia alle partite ufficiali, non appena la palla usciva dal campo di gioco proprio nel loro settore, loro la ributtavano in campo insieme ad altre dieci, in modo da creare un bel po’ di confusione. E spesso i dirigenti della Juve li rimproveravano paternamente con frasi tipo “Hey voi! La vogliamo piantare di fare sempre cagnara?”.

Ma non c’erano mai delle serie conseguenze e non si faceva mai male a nessuno.
Insomma, un altro modo di vedere il calcio, un altro mondo, un’altra era. Un mondo del calcio più semplice e genuino, che non si prendeva troppo sul serio.
Ricordiamo ai lettori eventualmente interessati, che sono stati raccontati altri episodi molto divertenti, di cui fu protagonista anche PierCarlo Perruquet (amico di Piero e cofondatore del sopraccitato club), e i link di quegli articoli, e una sua foto recente, si trovano al fondo di questa pagina web. Concludiamo ora, raccontando degli ultimi anni di Piero, e del suo commovente amore per la Juventus. Con l’avanzare dell’età gli nacquero seri problemi di vista, ed ebbe sempre più difficoltà a guardare la Juventus dal vivo, per via della distanza troppo grande tra l’occhio e il campo. E poi divenne difficile, non senza un certo nervosismo, anche guardare le partite alla tv. Così egli fu costretto a riscoprire la radio. In questa stagione, lui e PierCarlo Perruquet, aspettandosi di vedere la Juve di CR7 in finale di Champions, si erano fatti una promessa.

Se la Juve fosse andata in finale sarebbero entrambi andati a Madrid, non avrebbero assistito alla partita dall’interno dello stadio, per via dei problemi di vista di uno e dei problemi cardiaci dell’altro, ma in caso di vittoria avrebbero aspettato fuori il pullman dei giocatori con la coppa dalle grandi orecchie, e avrebbero gioito e salutato la squadra. Il progetto purtroppo non è andato in porto, ma da lassù Piero continuerà a tifare Juve, e chissà che non possa mettere una buona parola per farcela finalmente vincere. Ciao Piero, grazie di tutto.

IMMAGINE ERRATA
Piero Verri (della celebre storica famiglia che dal 1932


LINK UTILI CORRELATI:

(Da sinistra PierCarlo Perruquet, Maria Belen Sivori (nipote di Omar Sivori) con parente accompagnatore, Piero Verri)
PierCarlo Perruquet e la protesta incredibile (1963-1964)
PierCarlo Perruquet e i 12 bidoni (1966-1967)
Il marito della Vecchia Signora: P. Perruquet




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