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Attualità di M. LANCIERI del 15/05/2020 15:51:38
Ripresa Serie A: responsabilità del governo

 

Da alcune settimane, in Italia (e non solo) si sta discutendo su come riportare a pieno regime tutte le attività che sono state fermate negli ultimi mesi. Tra queste, ovviamente non fanno eccezione quelle sportive e in particolare il calcio professionistico, con particolare interesse sulla Serie A, che è decisamente il contesto economicamente e socialmente più importante del settore.

Anticipo subito a chi vorrà dedicarmi qualche minuto di attenzione che queste mie considerazioni prenderanno una strada differente da quella a cui siamo abituati: non mi limiterò a chiedermi se si potrà riprendere in “assoluta sicurezza” come vedo fare ai più, per il semplice motivo che l’”assoluta sicurezza” non riguarda nessuna attività della nostra vita.
Ciò che facciamo ogni istante della nostra esistenza è valutare per qualsiasi nostra azione se il “gioco valga la candela”: guidiamo un’auto, pur sapendo che si può fare un incidente, mangiamo salumi, pur sapendo che il colesterolo è estremamente pericoloso, andiamo a correre, pur sapendo che ci si può fare male, ma probabilmente evitiamo di lanciarci con il parapendio o di fare arrampicata libera, evitiamo di fumare come turchi e di tracannare litri di vodka (almeno lo spero per i miei lettori), evitiamo di andare in moto senza casco (non solo perché è vietato). In altri termini, effettuiamo un continuo e spesso inconsapevole calcolo costi-benefici.

Venendo al calcio, partiamo da una considerazione. Al di là dei possibili contagi, che è logico preoccupino, soprattutto dal punto di vista organizzativo, la domanda da porsi dovrebbe essere se davvero ci sarebbero concreti e gravi rischi per giocatori e staff nella eventuale ripresa del campionato, fermo restando che l’eventualità di nuovi contagi anche in un teorico habitat chiuso sarebbe altamente probabile.

Per parecchie settimane, si è molto insistito ad enfatizzare le morti di persone giovani, anche per sensibilizzare la popolazione e non fare passare l’idea (oltretutto scorretta) che questo virus riguardasse solo persone molto anziane e affette da altre patologie. Ma, come si è corsi ai ripari in grave ritardo sull’arrivo del virus, così ora si rischia di restare fermi al palo con altrettanto ritardo, nella piena ripresa delle attività.

Poniamoci alcune domande Qual è la situazione attuale? In un contesto estremamente controllato e caratterizzato per lo più da ragazzi in piena salute, ci sono reali rischi statisticamente rilevanti? Rispetto a qualche mese fa, sono cambiati i protocolli, ci sono cure molto efficaci, che consentono nella stragrande maggioranza dei casi la non ospedalizzazione e in quelli più gravi molte chance in più di superare la malattia senza grandi patemi: questo ci dicono già da molte settimane i medici in prima linea. D’altro canto, sappiamo che il virus è ancora in giro e continuerà a circolare per un tempo difficilmente prevedibile. Quindi, come regolarci?

Il problema non riguarda (anzi, non ha mai riguardato) il numero di persone infettate, quanto piuttosto quelle che sono finite in terapia intensiva o, peggio, che sono decedute. La speranza è che qualcuno valuti bene chi sta ancora morendo di Coronavirus, per prendere le decisioni giuste, anche per il calcio, e tenendo bene a mente che qualche rischio va per forza di cose preso: se si parte dal presupposto che anche il minimo rischio non sia accettabile, non si dovrebbe mai autorizzare nessuna attività di alcun tipo, indipendentemente da questo virus.

Dovrà comunque trattarsi di una decisione politica, che non potrà essere demandata ad un fantomatico comitato tecnico-scientifico, ma che al contrario richiederà una presa di responsabilità molto forte del governo, qualunque sia la scelta. E, nel caso in cui si decida di ripartire (cosa che da sportivo mi auguro, anche perché vorrebbe dire che la situazione sarà decisamente migliorata), tale assunzione di responsabilità dovrà essere totale, senza il consueto scaricabarile all’italiana su medici sportivi o altre persone che poco o nulla potranno fare per azzerare gli inevitabili rischi di contagio.
Se l’esecutivo deciderà di ripartire, vorrà dire che avrà valutato che il gioco vale la candela. O, per dirla in modo più elegante, che le probabilità di danni concreti alla salute degli operatori saranno ritenute sufficientemente basse per giustificare la ripresa, senza foglie di fico quali comitati esterni o capri espiatori posti anticipatamente sull’altare per essere sacrificati in caso di malaugurati imprevisti. In caso contrario, vorrà dire che lo stesso esecutivo si dovrà assumere la responsabilità del danno economico e sociale comportato da tale scelta. Come recita un noto fumetto, da un grande potere derivano grandi responsabilità. E mai come in questo caso non potranno essere condivise con altri.

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