Primi giorni di presidenza di Trentalange all’AIA e prima rivoluzione: un arbitro in attività, in questo caso Orsato, in TV. La famosa
svolta comunicativa per i fischietti che finisce con l’ammissione di un errore di tre anni prima durante il famoso Inter-Juve: la mancata espulsione di Pjanic. Ancora una volta, un’opportunità che poteva anche essere interessante, viene
derubricata a chiacchiere da bar e usata, dal tifo più becero, per rivendicazioni mediatiche.
Se l’intento è quello di dare voce agli arbitri per una qualche utilità, avrebbero dovuto evitare di trasformare l’intervista in un’occasione per massacrarli. Se l’AIA voleva mostrare maturità, non ha certamente scelto il contesto adatto, in una trasmissione condotta da un noto tifoso napoletano che ha sfruttato l’opportunità per un processo in diretta ad Orsato, focalizzando l’attenzione su un episodio che porta diretti diretti alla polemica da bar.
Il dialogo auspicabile servirebbe eccome, ma le prime scelte comunicative fanno presagire la
solita strumentalizzazione. Le reazioni post intervista si sono mosse solo verso il linciaggio mediatico dell'arbitro facendo emergere, da parte dei tifosi, quella incapacità di ascoltare e accettare una semplice spiegazione. Il tifoso, come abbiamo sempre evidenziato, non è stato mai messo a confronto con una corretta cultura sportiva, ma sempre e solo strumentalizzato per esigenze di audience.
Orsato da quel giorno, non ha più arbitrato i nerazzurri pur avendo diretto una finale di Champions League, una dimostrazione di come la
polemica porti ad un vero e proprio condizionamento. Tornare sull’episodio, come se fosse l’unico controverso degli ultimi 3 anni, all’alba di quella che è stata presentata come una rivoluzione, è come aver imboccato una strada nel senso contrario.
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