Qualche giorno fa abbiamo commentato la non possibilità di anticipare Atalanta-Lazio al venerdì e l'incapacità di mediazione tra le due società da parte della Lega di Serie A. Questo, unito a una certa "cautela" istituzionale del presidente Dal Pino, dà della confindustria del pallone un'immagine affatto autorevole: se non sa imporsi al proprio interno, con quale credibilità può interloquire con il mondo esterno?
Eppure la Lega di A pare essersi mossa per tutelare quello che più che il diritto di cronaca (come è stato detto), è il diritto (?) alla visibilità delle squadre italiane. Vigendo infatti i provvedimenti pubblici per limitare il diffondersi del coronavirus, le partite dovrebbero giocarsi a porte chiuse e con l'accesso dei soli operatori necessari per le riprese. La Lega presieduta da Dal Pino -sicuramente sollecitata da giornali e TV- ha appoggiato la richiesta di aprire almeno la tribuna stampa.
La Federazione della stampa italiana e l'USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana) hanno voluto precisare: «l'accesso ai soli operatori di ripresa è una inaccettabile limitazione del diritto di cronaca» (
LINK). La meravigliosa stampa italiana..., solo quando fa comodo ricorda il proprio dovere di informare. Quando però qualche giornalista non adempie correttamente al proprio dovere gli organi di categoria e i vari comitati di redazione non battono ciglio.
Poi il tifoso un po' cattivello potrebbe anche pensare che la limitazione in realtà sia inaccettabile solo per i mancati rimborsi spese e per la perdita dei buffet da sala stampa... Qualcuno dovrebbe ricordare all'intellighenzia settantottina che nella scala dei valori il diritto alla salute pubblica (e privata) sta più in alto del pur sacrosanto diritto di cronaca e che cercare sempre una scorciatoia, una deroga o un lasciapassare non fa certo crescere il Paese, ma anzi ne alimenta una delle patologie di cui soffre.
Iscriviti al nostro Gruppo Facebook!
La nostra pagina twitter
Commenta con noi sul nostro forum!