Il campionato deve ripartire o no? La risposta che darebbe un presidente di calcio dipenderebbe da cosa avrebbe da perdere o guadagnare.
Se all'eventuale sospensione definitiva seguisse l'assegnazione dello scudetto e la designazione delle retrocessioni, la risposta di Lotito e Damiani sarebbe che si deve riprendere perché la Lazio ha il diritto di lottare per il titolo e il Lecce deve avere la possibilità di salvarsi. Per opposti motivi di salvezza Preziosi, Ferrero, Cairo, Pozzo e Commisso risponderebbero che è giusto finirla qui anche per "tutelare la salute pubblica".
Stesso dilemma ma le variabili diventano gli introiti da TV e sponsor e il taglio incerto degli stipendi ai calciatori. In questo caso potete ben immaginare quali sono gli "avidi braccini corti" che pretenderebbero recuperare le giornate in sospeso e i relativi introiti.
Ci sarebbero poi la possibilità play-off e contributi statali, ma non complichiamoci troppo la vita.
Il calcio italiano, i presidenti di A e B hanno una visione troppo tolemaica, non si rendono conto di cosa sta capitando nel mondo. I Gravina, i Dal Pino i Lotito e i De Laurentiis si mettano in testa che
il calcio è un'attività NON ESSENZIALE e pur con tutto il suo peso economico deve rimanere fermo. Anzi, dipendesse da noi imporremmo
la ripresa del campionato solo dopo la riapertura di tutto il resto, soprattutto dopo musei, teatri, biblioteche e gli atri luoghi di cultura. Un bel DPCM in tal senso non sarebbe inopportuno.
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