Da quando il coronavirus ha fermato il calcio, la Juventus ha da subito reso trasparenza la sua posizione, tanto da dimostrarsi disponibile a seguire qualsiasi indicazione data dalla Lega e dalle autorità preposte alla salute nazionale. Lo ha fatto direttamente per voce del suo presidente e mai, in questi ultimi due mesi, ha preteso il titolo di campione d’Italia (anzi, ha fatto sapere l’esatto contrario) o tentato di indirizzare a proprio piacimento il finale di stagione. Ha altresì dichiarato pubblicamente, con comunicati ufficiali, la situazione dei contagi dei propri tesserati e l’evolversi della malattia fino alla guarigione, con senso di responsabilità.
È stato facile intuire che non tutti gli altri club fossero stati altrettanto trasparenti sui presunti contagi. Pensiero condiviso anche da qualche giocatore, come lo stesso
Ramirez della Samp che ha dichiarato:
"Qualcuno pensa davvero che in Serie A ci siano stati così pochi casi di coronavirus? La Sampdoria non ha nascosto nulla, ma altre squadre sì. Mancando di rispetto verso chi è entrato in contatto con i contagiati. Si parla di salute e etica". (
LINK)
Nella giornata di ieri, durante una diretta facebook tra
Lukaku e la moglie di Mertens, il nerazzurro ha dichiarato:
"Quando siamo tornati a gennaio giuro che 23 giocatori su 25 erano malati. Abbiamo giocato in casa contro il Cagliari e dopo 25 minuti Skriniar ha dovuto lasciare il campo e quasi svenne. Tutti tossivano e avevano la febbre".
LINKProprio su Skriniar, i commenti andanti in onda durante la diretta di DAZN, riportavo questo:
“Giramento di testa per Skriniar. Nessun problema muscolare o traumatico”.
Dichiarazioni gravissime quelle di Lukaku che fanno sorgere più di un interrogativo, soprattutto perché, sempre dalle sue parole, nessun giocatore nerazzurro è stato sottoposto a tampone per verificarne la negatività al coronavirus. La partita con il Cagliari indicata dal Belga risale al 26 gennaio, immaginate a quali conseguenze, senza prevenzione, e qualora fossero stati affetti da Covid19, si è andati incontro. Ricordiamo anche che il medico sociale dell’Inter
Volpi ha rivelato di essere stato contagiato dal coronavirus e della situazione ne siamo venuti a conoscenza solo dopo la sua guarigione.
Ricordiamo anche un’altra tappa della vicenda. Per il presidente dell’Inter
Zhang, la salute dei giocatori era una priorità tanto da definire
“pagliaccio” il presidente Dal Pino.
Ancora oggi la Lombardia è la zona italiana più colpita dal coronavirus e le indicazioni che arrivano dalle autorità preposte all’emergenza è che in regione il virus circolava già da novembre e dicembre.
Ma l’operazione insabbiamento è già partita. Leggiamo dalle pagine della
Gazzetta dello Sport (che ricordiamo, nasce interista cit.):
“L’irritazione del club: solo 4 influenzati, un normale inverno. La società: un racconto confuso, fuori per febbre solo De Vrij, Skriniar, D’Ambrosio e Bastoni”. In piena pandemia, avere tutti questi influenzati con tosse e febbre, per qualcuno dovrebbe essere solo influenza tanto non verificarlo ufficialmente con i tamponi?
Su
Repubblica precisano che Lukaku ha chiesto scusa alla società per le dichiarazioni rilasciate sui casi di influenza a gennaio. Non sarà multato, come invece prevede il codice interno, perché il club considera le sue parole come frutto di sensibilità ed emotività personale sul tema. I rapporti tra Lukaku e la società lasciano il tempo che trovano, ma è singolare che queste dichiarazioni arrivino in un momento in cui il giocatore si è sentito libero di parlarne senza protocolli societari che magari avrebbero potuto indicare cosa dire o meno pubblicamente.
Siamo certi che anche in questo caso il problema verrà trattato superficialmente e per animare qualche polemica nei salotti televisivi annoiati dalla mancanza di argomenti legati al campo. I media appoggeranno, come già hanno iniziato, l’insabbiamento. Ma con queste premesse, gli atleti che sono chiamati a tornare in campo, che garanzie hanno?
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