Ricordi lucidi di Lukaku, vaghi chiarimenti dall’inter Dopo la “confessione” di Lukaku in diretta Instagram con la moglie di Mertens, sono partite le “crociate” mediatiche in difesa del povero e sensibile nerazzurro che avrebbe fatto un’uscita a gamba tesa perché particolarmente colpito dal momento drammatico che stiamo vivendo tutti.
La memoria di Lukaku sembra lucida. La Gazzetta dello Sport si propone
more solito come difensore d'ufficio della seconda squadra di Milano, forse in modo
fuorviante, scrivendo di una società
sorpresa dalle dichiarazioni del suo attaccante e proponendo
vaghi chiarimenti sull’accaduto, declassando le dichiarazioni come un’uscita superficiale. Il club nerazzurro non ha ancora fatto chiarezza in modo serio e concreto. Dicono che abbia confuso le date, ma Lukaku indica chiaramente la partita con il Cagliari, non un vago periodo temporale non identificato. Altrettanto chiara è la conta dei presunti malati, 23 su 25, ed altrettanto chiara è l’indicazione dei sintomi: tosse e febbre. Altro dato certo arriva dal cartellino della partita, con Skriniar che lascia il campo al minuto 17. Ci sono anche delle immagini televisive del giocatore che si lascia andare sulla panchina, con capo riverso all’indietro, che tende a confermare quella frase di Lukalu in cui parla di “quasi svenimento” per il giocatore.
Al termine della sfida neanche Conte si presenterà in conferenza stampa e a spiegare il perché è Stellini, suo vice, che racconta: «Era provato, aveva avuto già un po’ di febbre prima della partita con dei problemi intestinali».
Molto fiabesca è anche la parte in cui la società, dopo un richiamo formale, decide di non multare il giocatore (
LINK) .
Il gioco per insabbiare è la confusione La
levata di scudi del popolo interista sui social, appoggiata dalla stampa, prende forma intorno all’idea che a fine Gennaio non c’era ancora un protocollo da seguire in caso di sintomi come febbre e tosse. Non dimentichiamo però che dopo qualche giorno il virus ha sconvolto la vita in tutta la Lombardia, che rimane la regione più colpita dal COVID-19, e che dalle informazioni che man mano abbiamo tutti imparato a conoscere, il virus può essere attivo anche più di 40 giorni anche in assenza di sintomi conclamati. Se in buonafede, a metà Febbraio, avessero detto che alla luce di quello successo ai giocatori a fine Gennaio sarebbe stato meglio effettuare un controllo avrebbero fatto bella figura rassicurando anche chiunque entrato in contatto con loro, ovvero, come minimo, tutta la squadra del Cagliari. Così facendo, invece, lasciano intendere che sapevano (solo Lukaku si è posto il problema?), ma per evitare grane hanno preferito soprassedere.
Come tutti sapete (a maggior ragione avrebbe dovuto saperlo il medico dell'Inter), i sintomi iniziali comuni tra COVID-19 e un banale raffreddore/influenza sono abbastanza sovrapponibili: febbre, stanchezza e tosse secca, talvolta indolenzimento e dolori muscolari, congestione nasale, rinite, mal di gola o diarrea; i sintomi, specie nel giovane, sono generalmente lievi e iniziano gradualmente. L'incubazione va da due a undici giorni, fino ad un massimo di quattordici. I dati concordano al 100% con quanto pubblicato sul sito di Ministero della Salute.
Con Rugani invece… Trattamento mediatico diverso rispetto a quello riservato a Rugani, il primo contagiato ufficiale della Serie A. Ricordate il caos dopo le dichiarazioni di Michela Persico che aveva confuso le date del tampone di Rugani? Ribadiamo che il giocatore bianconero, dopo essersi sottoposto al tampone, con il campionato già fermo, ha seguito il protocollo previsto con quarantena e replica dei tamponi fino alla conferma della negatività. I nerazzurri, fino al 9 marzo, non hanno fatto nessuna quarantena, giocando in tutte le competizioni. E, cosa ancor più grave, è che finita la quarantena non abbiano fatto i test sierologici per verificare se e quanti positivi avessero, così da mappare i contatti e circoscriverli.
Ovviamente nessuno verificherà, né ci spiegherà come mai in provincia di Milano ci sono stati oltre 16.000 contagiati accertati (provincia più colpita d'Italia), ma zero calciatori o dipendenti dell'Inter, tranne il medico sociale Volpi, colui che probabilmente è stato a contatto più di tutti con quei "tre o quattro calciatori affetti da normale influenza"...
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