Ci stanno nuovamente provando. Vogliono ancora condizionare il sentimento popolare antijuventino e lo fanno alla vecchia maniera, cioè facendo apparire quello che non è. D’altra parte, la sentenza mediatica emessa ancora prima del processo Gea, quello reale che si è svolto all’interno di un’aula di tribunale, è stata ampiamente smentita dal verdetto lasciando la sola violenza privata a giustificare un processo che dibattimentalmente si era trasformato in una farsa, ma che salvava, almeno nella forma, il Dr. Palamara (presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati) che ha rappresentato l’accusa. Ma andiamo per ordine.
Titoloni odierni riportano in bella mostra quella che è la richiesta del procuratore generale Alberto Cozzella, che nella requisitoria odierna, prima udienza del processo d'appello contro Luciano Moggi e alcuni componenti della Gea World, ha chiesto: per Luciano Moggi 4 anni e 8 mesi di reclusione; per Alessandro Moggi 4 anni; per il figlio del tecnico della nazionale di calcio, Davide Lippi, assolto in primo grado, un anno e 4 mesi; per il procuratore di alcuni calciatori, Francesco Zavaglia, anche egli assolto in primo grado, chiesti due anni e 4 mesi; per Francesco Ceravolo, dirigente sportivo, assolto in primo grado, chiesta una condanna a 8 mesi di reclusione.
Facciamo un passo indietro. Il processo Gea ha già emesso un verdetto che ha visto la caduta dell’associazione a delinquere e una condanna per violenza privata (1 anno e 6 mesi a Luciano Moggi, e 1 anno e 2 mesi ad Alessandro Moggi. Tutti gli altri assolti). Nelle motivazioni della X Sezione del tribunale di Roma, si legge: nessuna sussistenza del reato di associazione per delinquere, «non solo in ragione della mancanza del numero delle persone, ma anche perché il numero, la natura e la finalizzazione di questi reati è risultata estranea a un contesto programmatico associativo, mentre è apparsa più compatibile con uno stile di vita caratterizzato da arroganza». «Atteggiamento di sistematica prevaricazione nella ricerca di una costante affermazione della propria posizione di potere da parte dei due Moggi», comportamenti che «non possono essere ricondotti nell'ambito di un profilo indicativo della capacità di sopraffazione di Luciano Moggi, ma si ritengono più realisticamente dimostrativi di un contesto di intreccio di affari fondati sulla reciproca disponibilità e convenienza e realizzati attraverso il metodo della cooptazione oltre le regole ossia nell'ambito di un gruppo di potere di rilievo all'interno del mondo del calcio». I giudici hanno anche sottolineato che «il sistema di gestione dei propri affari nel mondo del calcio non ha riguardato solo i due Moggi». Nessun “criminale” quindi, ma solo episodi che denotano arroganza. Ricordiamo anche che la pena massima per la “violenza privata” può arrivare a 4 anni, l’aver dato 1 anno e 6 mesi già rende l’idea di quale violenza stiamo parlando. La condanna deriva dalle circostanze e dalle pressioni esercitate sui due giocatori dell'est Zeytulaev e Nigmatullin per Moggi Alessandro.
Boudianski ha chiamato in causa Francesco Ceravolo, all'epoca dirigente delle giovanili bianconere: «Lui e il figlio di Moggi spingevano perché lasciassi Trabucchi. Dicevano che stando con la Gea era più facile trovare club migliori, c'erano più vantaggi. Subii pressioni affinché non ritornassi in Russia». Dello stesso tenore l'intervento di Zeytulaev: «Quando dissi a Moggi junior che volevo tornare a casa, mi rispose "ti abbiamo fatto crescere, non puoi andartene ora". Ceravolo aggiunse che mi stavo sbagliando e che avrei dovuto firmare per restare alla Juve».
Mentre Luciano Moggi è stato condannato per le accuse dei calciatori Blasi e Amoruso. Blasi ha deposto ricordando che per il suo passaggio dal Perugia alla Juventus intervennero Franco Zavaglia, che era il suo procuratore ancora prima di Antonelli, e Alessandro Moggi come mediatore. Blasi ha poi detto di essersi inventato di aver subito pressioni per passare la procura da Antonelli alla Gea solo per liberarsi del suo procuratore e aver passato la procura da Antonelli alla Gea contestualmente al suo rinnovo di contratto con la Juve. Amoruso ha invece dichiarato: «Luciano Moggi mi minacciò di non farmi più giocare se non avessi accettato il trasferimento al Perugia», ricordando che revocò la procura ad Antonio Caliendo nel maggio 2001, dopo aver firmato un contratto di quattro anni con la Juventus per 14 miliardi delle vecchie lire, e di essersi affidato ad Alessandro Moggi «senza alcuna pressione». Ed ancora «Alessandro Moggi è stato sleale perché mi garantì che avrebbe risolto le pendenze delle spettanze di Caliendo per il mio contratto e non lo fece mai ….». «Nel 2004, quando ero a Perugia, fui costretto ad accettare la proposta di Alessandro Moggi di andare a Como, una società in odore di fallimento».
Vediamo come dimostreranno nei dettagli le minacce subite e come potrà essere confermata una condanna che rappresenterebbe un forte limite per tutto il movimento calcistico. Non accettare una richiesta di aumento o fare trattative di mercato potrebbe rappresentare un problema e un giustificativo per chi non riesce ad emergere: volendo trovare un scappatoia, ci sarà sempre un precedente di Violenza privata di questo tenore…
Concludo questo breve articolo, con la speranza che le pressioni mediatiche non finiscano nuovamente per giustificare una condanna che non ha senso di esistere. Capisco che è necessario essere liberi da ogni tipo di “condizionamento” per poter esprimere un giudizio equo e reale, cosa che non possiamo aspettarci dai media italiani, ma spero altresì che chi come me ha imparato a riconoscere questo enorme potere degli organi di informazione, abbia l’intelligenza e la forza di respingere al mittente questa nuova campagna mediatica. Quindi nessuna condanna, solo la richiesta dell’accusa alla prima udienza del processo di appello della Gea.
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