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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Mauro del 06/03/2011 18:07:21
I diritti del tifoso
Sono sempre stato dell’idea che non esista un diritto del tifoso alla vittoria.
Anzi: sono sempre stato convinto che non esista un diritto del tifoso che vada al di là del diritto del tifoso pagante.
Acquistando, per me, moglie e figlio decenne, tre biglietti di curva Sud per Juventus-Milan del 5 marzo 2010, abbiamo consapevolemente acquisito il solo diritto ad assistere, seduti, alla partita. Mai pensato ci fosse un diritto alla vittoria. Neanche un diritto ad una bella partita.
Forse perché conosco i miei diritti, non vado mai al di là dell’abbattermi moralmente, davanti a qualche spettacolo deprimente al quale mi è capitato di assistere.
Perda o vinca, io amo la Juventus. Vedere quella maglia, mi emoziona. E sempre mi emozionerà.
Sabato 5 marzo questo diritto è stato leso. Non per la sconfitta. Non per colpa di chi era in campo, in panchina, in tribuna o in corso Galileo Ferraris.
Il mio diritto è stato leso quando uno sparuto gruppetto di quarantenni, con la loro corte di un centinaio di quindicenni acefali, ha deciso, a 10’ minuti dall’inizio della partita, di chiudere un settore della curva Sud, cacciando con insulti e minacce il pubblico che tranquillamente era lì seduto. Pubblico che si è dovuto riversare, come una mandria intontita, negli spazi vitali altrui.
Tutti in piedi sui seggiolini, allora. Per guadagnare qualche centimetro e respirare meglio.
Ma non basta. Sciarpata? Vietatissima. “Abbassate le sciarpe, ****!”.
Applausi? “Che cazzo applaudite? *****!”.
“Chi non salta è rossonero”? “Che salti?”.
Segna Gattuso: “Cantate: Del Neri - tu sei - un figlio di *******” con l’ovvia incitazione: “Alzate la voce, *****!”.
Come se non bastasse essere partiti alle 15.00, con la prospettiva di tornare alle 3.30 del giorno dopo, con 0 punti in più e 160 euro di meno, con la maglia impregnata della puzza dei fumogeni, dei petardi e dei seggiolini di plastica bruciati.
Posso assicurare che, la scelta di non sottomettermi al ruolo di foca ammaestrata, può forse aver aiutato il mio ego a non sentirsi una merda di fronte a moglie e figlio, ma non a godersi il pur triste spettacolo. Una tensione inimmaginabile. La speranza che il fischio finale arrivasse presto.
Ieri ho acquisito una consapevolezza. Forse abbiamo una squadra da media classifica (io non ne sono per nulla convinto). Di certo, però, abbiamo un tifo da serie C. Qualcosa di cui vergognarsi.
La scelta del nuovo stadio, premia immeritatamente la città di Torino, in grado di garantire alla squadra più amata d’Italia, 14.000 abbonati (la maggior parte dei quali, provenienti da Lombardia, Emilia, Marche!). Tra un terzo e un quarto delle odiate milanesi. Consentitemi di divagare un attimo, solo a fini statistici: la città da cui provengo, 89000 abitanti scarsi, in serie A di basket, ha 3500 abbonati. Tutta la capienza del palazzetto. Alla prima di campionato, a Roma, erano 2500. Dico 2500. Vanta un esaltante palmares: 2 anni nella massima serie. Il primo, 30 anni fa, conclusosi con l’ultimo posto e la retrocessione. Il secondo è in corso. Ci alterniamo tra l’ultimo ed il penultimo posto e io temo la doppietta… Questo è amore per la squadra.
Come tifosi juventini abbiamo tanti diritti: possiamo auspicare che Del Neri se ne vada (io non lo spero), possiamo auspicare che Agnelli ceda la Società (io non lo spero), possiamo auspicare che Del Piero e Buffon rinnovino sino al 2015 (io non lo spero).
Il “diritto ad auspicare”, però, non comporta un diritto ad imporre con il ricatto “una beneamata minchia”.
Vedere la Juve settima, è un dolore che mi rende insonne. Ma mai darò a Del Neri del figlio di puttana, mai caccerò il Chiello (il mitico Chiello) che, unico (mentre il sempre osannato “portiere-non-mercenario-da-13-milioni-13-a-stagione-ai-quali-mai-ha-rinunciato-neanche-in-B”, se la ride a centrocampo con Ibra e Gattuso… due a caso…), si avvicina alla curva nel dopo partita, dandogli della “*****” o della “*****”.
Mai romperò gli zebedei al fratello o alla sorella bianconera seduti vicino a me allo stadio.
Perché la Juve è la Juve. E comunque si rispetta.
 
 
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