Ho appena sentito l'Interista Gianni Riotta rivolgere una maldestra critica alla Juventus di Andrea Agnelli, motivata a suo dire dalla cattiva gestione del caso Buffon e dall'eventualità che l'Italia perda un "campione di tutti" come il Gigi nazionale. Che botta lo Schalke , poveri intertristi! Nell'ascoltare questa ennesima perla, infatti, mi vengono in mente talmente tante cose che spero di riuscire ad elencarne almeno un decimo con la necessaria chiarezza. Mi rendo conto che i 15 minuti di celebrità dei nerazzurri siano terminati e che il passato, caratterizzato da mezzo secolo di sconfitte, umiliazioni, passaporti truccati, tornei giovanili restituiti con disonore, contatti con presidenti inibiti, motorini volanti, terzi incomodi, compromessi Colombo, sudditanza psicologica ed episodi di razzismo (devo fermarmi perchè non ho più spazio), torni a riproporsi come le cozze della sera prima. Sono perfettamente cosciente che non deve essere facile dimenticare 50 anni di brutte figure contro moltissime squadrette, tra cui la più titolata è l'Alavés. E sono sicuro, infine, che nessun nerazzurro sia contento dell'effimera vittoria nella Champions 2010, ottenuta grazie alla cecità degli arbitri, a baruffe familiari altrui, morie tra gli avversari, vulcani eruttanti e senza alcun tipo di valore tecnico che non sia una barricata continua. Estemporaneità riconosciuta dalla classifica del Pallone d'Oro. Ma, caro Riotta, proprio lei critica l'italianità della Juve? In questo le Società di Milano e Torino sono agli antipodi: l'Inter è statisticamente quella che meno ha influito nelle vittore storiche della nostra nazionale, anzi, ci avete appioppato solo gente ininfluente (tipo Mazzola - zero gol nel 1970) o Materazzi, che a fonte di un modesto contributo tecnico, annullato peraltro dai rigori provocati, ha avuto l'unico merito di mandare a quel paese la sorella di Zidane. Ma, pur "lavorando come Oriali" i nerazzurri non hanno mai offerto alcun tipo di valore aggiunto alla nazionale, al contrario l'interista medio ha dovuto sempre ingoiare con malcelato disgusto i 4 mondiali vinti grazie ad una netta maggioranza di giocatori (e allenatori) bianconeri. E dire che, pochi mesi prima del Luglio 2006, lo slogan era "via gli juventini dalla nazionale". La distanza siderale tra i due club è inoltre rappresentata dall'enorme differenza di trofei vinti, fino ad oggi anche internazionali, e dai 9 palloni d'oro a 2. Che dire poi dell'italianità rappresentata dalla squadra nerazzurra: negli ultimi 20 anni, le ricordo, la seconda squadra di Milano ha preferito a molti validi giocatori italiani: Gresko, Pacheco, Zanetti, Cruz, Martins, Jonk, Vampeta, Zamorano, Quaresma, Carini, Cordoba e, mi creda, devo fermarmi perchè la mia tastiera non reggerebbe... Infine, caro Riotta, visto che oggi ha paragonato un eventuale trasferimento all'estero di Buffon alla famigerata fuga dei cervelli, si ricordi che la sua squadra ha organizzato la fuga all'estero del cervello di Balotelli. L'unico rimastovi in squadra a tutt'oggi, attendendo la conferma per l'anno prossimo dei vari Ranocchia e Pazzini, è il cervello di Materazzi. Ps Complimenti per i risultati ottenuti con "Il Sole 24 Ore". Buona giornata |