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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Stefano Bianchi -J105143 del 27/05/2011 06:15:02
Teresa Casoria, giudice
Nella primavera-estate del 2006, lo scandalo di calciopoli decretò la retrocessione in serie B della squadra che da dieci anni dominava il calcio in Italia. Il processo farsa ordito dalla Federazione, con l’invenzione del cosiddetto illecito strutturato, vide la Juventus stuprata come sapete.

Dato che ho sempre creduto nella Magistratura, lenta fin che si vuole, ma rigorosa, ho atteso con ansia l'inizio del processo penale: un processo che avvenisse davanti al giudice naturale precostituito per legge, senza variazione di regole in itinere, dando il giusto spazio alla difesa, che considerasse prove e testimonianze, e non pessime trascrizioni di telefonate selezionate ad arte.
Ero sicuro che un processo vero avrebbe fatto strame di quella caricatura di processo sportivo ed avrebbe ridato dignità ai nostri colori.

Il processo inizia nella nona sezione penale del tribunale di Napoli, presieduta dal giudice Teresa Casoria, ma l’avvio non è dei migliori. E’ un processo che dà fastidio, e questo è subito evidenziato dall’arrivo di due richieste di ricusazione per la dottoressa Casoria: non dalle difese, come talvolta succede, ma addirittura ad opera dei pubblici ministeri.

Le qualità di questo magistrato sono però indiscutibili, come conferma un curriculum eccellente (pubblico ministero nel processo Cutolo e presidente della corte in molti processi importanti) ed una proverbiale preparazione tecnica, unita a grande serietà e professionalità.
Una persona perbene, che non ama i fronzoli nella vita come nell’aula del tribunale, che va diritta per la propria strada e dice quello che pensa: un personaggio scomodo.

Nel processo di calciopoli dimostra subito tutto il suo disinteresse per le chiacchiere da bar: con decisione, e quando serve col sarcasmo, fa dire con chiarezza a chi sa, stigmatizza il sentito dire e le palesi falsità, inchioda alla loro nullità parecchie mezze figure di testimoni, ridicolizza persone informate (?) sui fatti e contribuisce ad un drammatico ridimensionamento delle accuse a Luciano Moggi. Accuse che, grazie anche a lei, si vanno sempre più dimostrando infondate.

Ora che noi bianconeri irriducibili iniziavamo a gongolare per quella sentenza d’assoluzione che sentivamo sempre più vicina, ecco altri ostacoli. Prima i pubblici ministeri che chiedono indagini supplementari, non bastasse tutto quanto ha fornito Luciano Moggi e che gli inquirenti “non avevano trovato”.
Poi l’accusa di scorrettezza verbale alla dottoressa Casoria, fuori del contesto processuale, che le è valsa una censura dal Consiglio Superiore della Magistratura ed una nuova possibilità di ricusazione.
Infine la sua richiesta di trasferimento, presentata in tempi non sospetti, ma accolta proprio ora, fortunatamente accompagnata dalla “lettera d’applicazione”, per consentirle di presiedere il processo fino alla sentenza. A meno che non venga ricusata. O che il processo venga in qualche altro modo ritardato: il rischio è la prescrizione, ma noi che abbiamo la coscienza a posto vogliamo che il processo finisca con una sentenza.

Quella sentenza che dopo cinque anni ci restituisca la dignità. Ed un paio di scudetti.
 
 
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