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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Flavia - CUORE BIANCONERO del 07/06/2011 12:35:56
Dedicato ai nostri angeli lassù
Ognuno di noi nel corso della sua vita deve affrontare dei lutti, persone care che se ne vanno, lasciando vuoti talvolta incolmabili. E oltre a quelle che sono le perdite nella propria vita affettiva, anche in ambito calcistico ci sono state, per noi cuori bianconeri, delle perdite che hanno lasciato in noi un segno indelebile. Primo fra tutti mi viene in mente il numero uno, la “juventinità” fatta a persona. Sto parlando del grande Giovanni Agnelli, l’Avvocato, colui che la Juve l’ha resa grande e ricca di uno stile inconfondibile, che ancora oggi si cerca di ritrovare, ahimè, senza successo. Ci ha lasciato il 24 gennaio del 2003, ci fosse stato ancora lui in vita nell’estate del 2006, farsopoli neanche sarebbe esistita. Come dimenticare alcune delle sue frasi famose: “Si può far tutto, ma la famiglia non si può lasciare” – “Non rinuncerei a uno scudetto della Juve per il mondiale della Ferrari” – “ Platini lo abbiamo preso per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras – “ Gli uomini si dividono in due categorie: gli uomini che parlano di donne e gli uomini che parlano con le donne. Io di donne preferisco non parlare”. Indimenticabile Avvocato…
Poi mi viene in mente il nostro grande capitano, Gaetano Scirea. Lui con quella sua classe, quel suo modo sempre corretto di comportarsi dentro e fuori dal campo, quella sua sportività infinita… non ricordo un suo intervento cattivo contro un avversario, non ricordo una sua protesta sopra le righe, un campione vero, di quelli da citare ad esempio ai bambini che si avvicinano al mondo del calcio. Lui ci ha lasciato il 3 settembre del 1989 (mamma mia son già passati 22 anni!), mentre lavorava per la Juve, la “sua” Juve, alla ricerca di nuove promesse e di nuovi campioni. Una squadra alla quale era rimasto legato indissolubilmente anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo.
E penso ad Andrea Fortunato, che la lasciato un vuoto incolmabile nei nostri cuori e nella nostra squadra di allora. Era il 25 aprile del 1995, quando è stato sconfitto nella partita più dura che ha dovuto affrontare nella sua vita: quella contro un’odiosa malattia che ce l’ha portato via.
Come non pensare poi alle 39 vittime dell’Heysel? 29 maggio 1985, finale dell’allora Coppa dei Campioni. 39 di noi che si erano preparati a vivere una serata di festa, di gioia e di trionfo. Un amore per la Juve che è costato loro la vita. Una partita che nessuno aveva più voglia di giocare e nessuno aveva più voglia di vedere. Solo una pietra sul cuore che mai si è potuta rimuovere.
E poi mi vengono in mente Alessio e Riccardo. Era il 15 dicembre del 2006. Sono passati ormai quasi cinque anni. Alessio Ferramosca e Riccardo Neri avevano soltanto 17 anni. Due giovani vite dedicate al pallone, due ragazzi “fortunati”, che avevano avuto il privilegio di crescere in una delle società più blasonate e carismatiche del mondo: la Juventus. Un’infanzia e un’adolescenza fatta di sogni e di amore per lo sport più bello del mondo. I due ragazzi stavano per coronarlo quel sogno, ma si è infranto nel tentativo di recuperare per un’ultima volta quel pallone, fatalmente finito nel laghetto ghiacciato. Indimenticabili per noi questi due ragazzi.
E insieme a tutti coloro che ho ricordato, non dimentico di certo tutti i bianconeri comuni, la gente come noi, i semplici tifosi che stanno lassù a far da pubblico a tutti questi grandi personaggi. Sì, perché è così che mi piace immaginarli: un grande immenso stadio stracolmo di tifosi che assistono a un vero spettacolo. L’Avvocato che spiega cos’è la passione per il calcio e soprattutto per la sua Juve. Gaetano che racconta cos’è l’amore per la propria maglia, il rispetto per l’avversario e la signorilità in campo. Andrea che racconta di quanto è stato bello giocare nella squadra più prestigiosa al mondo. Alessio e Riccardo che assorbono tutte queste nozioni con gran voglia di conoscere e imparare. E sicuramente tutti loro, da lassù, non daranno che uno sguardo di sfuggita e privo di interesse verso quello che è diventato il mondo del calcio quaggiù, con tutti i suoi scandali, le sue ingiustizie, un mondo dove comanda e regna sovrano il Dio denaro. E dove i valori contano davvero poco…
 
 
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