Ormai è chiaro, inequivocabile, limpido come l'acqua: nel 2006 qualcuno decise di far fuori la Juventus della triade dal calcio italiano. L'ultima storiaccia dei baffi non lascia adito ad interpretazione alternative. Qualcuno decise arbitrariamente di utilizzare soltanto alcune delle intercettazioni che gli investigatori ritennero rilevanti, perché congeniali al raggiungimento dell'obbiettivo di epurare la Juve dal calcio italiano.
Siamo chiaramente nel campo del dolo penale, dell'illecito, dell'abuso d'ufficio, della truffa, insomma ci sono dei gravissimi indizi che da soli giustificherebbero l'apertura di un'inchiesta penale, ed invece tutto tace. Che a celarsi dietro un vergognoso silenzio siano i responsabili e i beneficiari dell'infamia del 2006 è comprensibile, ma non è altrettanto intelligibile l'estenuante attendismo - al di là dei proclami e delle dichiarazioni più o meno incisive - dei nostri proprietari. Anzi, a dirla tutta, questo atteggiamento ci inquieta.
Forse a qualcuno sfugge che pian piano la vicenda sta subendo un salto di qualità.Ormai non è più in gioco la semplice credibilità del sistema calcio o Il fatto che senza farsopoli i cartonati starebbero ancora a piangere con Ronaldo e Materazzi per il cinque maggio del 2002. Non è più semplicemente un problema etico tra onesti e veri disonesti; fra prescritti, miracolati e ingiustamente condannati. No signori miei, la storia è ben più grave. I fatti emersi sino ad oggi, per esclusivo merito della pervicace ricerca della verità da parte della difesa di Luciano Moggi - è già questo basterebbe a condannare il comportamento degli epigoni dell'avvocato - , ormai riguardano situazioni che non possono essere relegate nell’ambito ristretto del cortocircuito dell'ordinamento sportivo. Siamo di fronte a fatti e comportamenti che investono il funzionamento dell’intero ordinamento giudiziario, se non addirittura dell’intero sistema paese.
Ci troviamo di fronte a potentati economici e sportivi, lobby giudiziarie e settori deviati delle forze dell'ordine che hanno ordito un vero e proprio complotto diretto ad escludere dai giochi la squadra più rappresentativa del calcio italiano. A riprova che quanto affermato non è frutto di immaginifici voli pindarici nel fantastico mondo della dietrologia vi sono gli innumerevoli e gravi elementi emersi negli ultimi anni.
La questione dei “baffi”, che ci ha dimostrato definitivamente il lavoro selettivo voluto e cercato da parte di chi era responsabile delle indagini; la testimonianza di Tavaroli; l’incontro – “casuale” – tra Auricchio, Narducci e Moratti, durante la presentazione di un libro a cui nessuno dei tre poteva essere realmente interessato; il ruolo inquietante di un boiardo delle lobby economiche, per di più interista, come G. Rossi.
Ed ancora, PM che cercano di ricusare l’organo giudicante per ben due volte all’interno di un unico grado di giudizio – mai visto in un tribunale italiano - ; arbitri in attività che facevano i “cavalli di Troia” all’interno del sistema e che ottenevano incontri di lavoro grazie all’intermediazione di importanti dirigenti di squadre uscite illibate dai processi farsa; esposti fantasma che avrebbero violato la clausola compromissoria.
Insomma di carne al fuoco ce ne è veramente tanta. Ebbene, nonostante tutto ciò, la FC Juventus, piuttosto che urlare ai quattro venti con veemenza lo scempio che ha dovuto subire dall'"ingiustizia" sportiva, prima, e da quella penale, dopo, cosa fa? Invece di depositare esposti in tutti i tribunali patri per denunciare quanto accaduto e chiedere chiarezza e giustizia, i nostri “padroni” si limitano proferire labili dimostrazioni di intenti; affermazioni che non si sono ancora tradotte in nulla di concreto.
Stanno lasciando che il tempo scorra inesorabile, facendo il gioco di coloro che dovrebbero rispondere delle malefatte commesse invece di continuare a trarne beneficio. E così, ad esempio, la prescrizione nei confronti dei cartonati e dei “meanisti” è maturata nonostante le intercettazioni fossero state rese note dai periti di Moggi prima della scadenza dei relativi termini.
Insomma, coloro che prima di tutti dovrebbero tutelare gli interessi dei nostri amati colori, rimangono inerti sebbene tutti i corresponsabili di allora se ne lavino impunemente le mani: dalla FGCI a G. Rossi, da Palazzi a Beatrice. Per non parlare del silenzio inquietante dei vari Auricchio e Narducci. In passato per molto meno si proponevano interrogazioni parlamentari e si aprivano commissioni di indagine.
Ed allora, come non pensare che dietro a tale inerzia, se non addirittura acquiescenza, vi siano delle motivazioni di convenienza “politica”? Come non pensare che qualcuno dei “nostri” abbia contribuito a mettere in piedi il teatrino dell’assurdo del 2006, e oggi stia cercando una via di uscita senza clamore, per tutelare i propri “parenti”?
Domande scomode ma legittime, alle quali speriamo presto di avere risposte certe. Per ora ci accontentiamo di supposizioni, congetture, chiamatele illazioni se volete, però non così infondate come qualcuno vorrebbe farle apparire.
P.s. Ma qualcuno ha ascoltato la telefonata di Meani e De Sanctis, in cui il milanista minaccia l’arbitro di scatenargli i giornali amici qualora avesse ammonito Nesta prima di Juve Milan? Ma ci rendiamo conto della gravità pazzesca di queste situazioni. In confronto quello che è uscito su Moggi sono chiacchiere da bar. E stiamo ancora a discutere di cupola Moggiana?? Allucinante!! Soltanto per una telefonata del genere il Milan sarebbe dovuto finire in serie C. Facciamo attenzione ai falsi amici di adesso, miracolati allora??
|