Non so se sia possibile, ma credo opportuno mettere a conoscenza il popolo bianconero di alcune vicende riguardanti il noto giornalista, presunto juventino, Massimo Travaglio, attraverso le parole di un altrettanto noto giornalista, Filippo Facci, pubblicate su libero.it l’1/3/2011: “Marco Travaglio è un diffamatore salvato dalla prescrizione, quella stessa prescrizione contro la quale si è scagliato un sacco di volte: ma alla quale, ora, si guarda bene dal rinunciare nonostante la legge glielo consenta. (….) La condanna in primo grado è dell’ottobre 2008: il presunto collega beccò otto mesi di prigione (pena sospesa) e 100 euro di multa in quanto diffamò Cesare Previti. Parentesi: la diffamazione è il reato a mezzo stampa per eccellenza, spesso è fisiologico a chi scrive di cose giudiziarie: nel caso di Travaglio, tuttavia, la condanna lo trasformò in un classico bersaglio del suo stesso metodo, e anche per questo, due anni fa, i media diedero un certo spazio alla notizia.
L’articolo di Travaglio comunque era del 2002, e su l’Espresso era sottotitolato così: «Patto scellerato tra mafia e Forza Italia. Un uomo d’onore parla a un colonnello dei rapporti di Cosa nostra e politica. E viene ucciso prima di pentirsi». Lo sviluppo, poi, era un classico copia & incolla dove un pentito mafioso spiegava che Forza Italia fu regista di varie stragi. Chi aveva raccolto le confidenze di questo pentito era il colonnello dei carabinieri Michele Riccio, che nel 2001 venne convocato nello studio del suo avvocato Carlo Taormina assieme a Marcello Dell’Utri. In quello studio, secondo Riccio, si predisposero cose losche, tipo salvare Dell’Utri, e Travaglio nel suo articolo citava appunto un verbale reso da Riccio. (….)
Una diffamazione bella e buona, non si sa quanto intenzionale o quanto legata a certa sciatteria che i giornalisti spesso associano alla necessità di sintesi. Sta di fatto che il giudice Roberta Di Gioia del Tribunale di Roma, il 15 ottobre 2008, condannava Travaglio ai citati otto mesi. E scriveva: «La circostanza relativa alla presenza dell’onorevole Previti in un contesto di affari illeciti è stata inserita nell’articolo mediante un accostamento indubbiamente insinuante... è evidente che l’omissione del contenuto integrale della frase di Riccio, riportata solo parzialmente nell’articolo, ne ha stravolto il significato. Travaglio ha fornito una distorta rappresentazione del fatto... al precipuo scopo di insinuare sospetti sull’effettivo ruolo svolto da Previti».
Ma il peggio doveva ancora venire: «Le modalità di confezionamento dell’articolo risultano sintomatiche della sussistenza, in capo all’autore, di una precisa consapevolezza dell’attitudine offensiva della condotta e della sua concreta idoneità lesiva della reputazione». In lingua corrente: Travaglio l’aveva fatto apposta, aveva diffamato sapendo di diffamare. La sentenza d’Appello è dell’8 gennaio 2010. (…) La sentenza in sostanza confermava la condanna: semplicemente gli era stata concessa, per attenuanti generiche, una riduzione della pena.(..) Il problema è che la motivazione, per essere depositata, non ha impiegato i consueti sessanta giorni: ha impiegato un anno, dall’8 gennaio 2010 al 4 gennaio 2011. Così il reato è caduto in prescrizione, orrore. (….).
Tentiamo una sintesi, possibilmente migliore di quelle diffamatorie azzardate da Travaglio? Allora: Travaglio se la prende coi giornalisti diffamatori, ma è un diffamatore anche lui. Travaglio dice che una prescrizione non equivale a un’assoluzione bensì a una condanna: perciò lui è stato condannato. Travaglio dice che un innocente che si reputasse tale dovrebbe rinunciare alla prescrizione: ma lui alla prescrizione non rinuncia. Travaglio è favorevole all’abolizione dell’Appello: ma poi ricorre in Appello. Travaglio ha scritto che le corti d’Appello sono solo degli «scontifici» che mantengono inalterato l’impianto accusatorio e che limano soltanto la pena: è proprio quello che è successo a lui. Un italiano vero.“
Orbene, queste e altre vicende controverse connotano da anni e caratterizzano il personaggio Travaglio. Propongo, tra l’altro, una personale lettura circa le motivazioni delle ultime, gratuite, esternazioni del noto amico dei PM, Massimo Travaglio, contro Moggi e la Juve. Sarà mica che c'entri qualcosa con il fatto che nella giunta De Magistris, noto amico e protetto di Travaglio insieme a Tonino Di Pietro, figurino personaggi come Auricchio e Narducci?? Cioè coloro che hanno messo in piedi un indagine e un processo assolutamente inconsistenti e a tratti illegittimi verso Moggi e la società bianconera?
Chissà. La concomitanza delle ultime uscite travagliesche contro Agnelli con l’approssimarsi della sentenza napoletana e la decisione dei vertici societari di fare chiarezza sullo scempio di Farsopoli potrebbe portare a pensar male. E come si dice: a pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca.
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