Correva l'anno 1977, era ancora il tempo delle famiglie allargate, in casa eravamo due famiglie costituite ognuna da quattro persone, tranne mia madre e mia zia che non erano schierate calcisticamente, il resto dei componenti erano milanisti ed interisti, io l'unico juventino. Ricordo che era il giorno, di un quarto di finale di coppa dei campioni, Ajax- Juventus partita di andata, nel pomeriggio come tutti i giorni tornati dalla scuola, io mio fratello e miei due cugini rimanevamo in casa mentre i genitori erano al lavoro. L'eccezionalità della giornata di quarti di finale di coppa dei campioni, scatenò lontano dalla vista dei genitori, una piccola rissa, tutti contro lo Juventino. La rissa, si concluse con la rottura di una porta, quella del salotto nel quale era situata la tv; ricordo che la rimettemmo su in modo posticcio, era uscita dalle cerniere e così l'appoggiammo alla parete in modo da sembrare aperta. Dopo cena arrivò l'ora della partita, andai in salotto e mi posizionai davanti alla tv, presto arrivarono anche i gufi, compresi mio zio e mio padre anch'essi di fede interista; la partita scivolò lenta ed inesorabile fino quasi all'epilogo sullo zero a zero, con i gufi che accompagnavano ogni azione dei lancieri con ovazioni da stadio ed epiteti anti-juventini, il risultato di zero a zero in trasferta sul campo dell'Ajax ci stava benissimo, ma allo scadere del secondo tempo eccoti il gol di tale van Dord e così l'Ajax passò in vantaggio tra le urla soddisfatte dei gufi alle mie spalle, ormai senza speranza, mi stavo alzando per andarmene a letto distrutto dal dolore della sconfitta, quando il “Barone” si incuneò in area nemica, nei minuti di recupero e pareggiò i conti. Ormai ero già in piedi e colsi l'occasione per voltarmi verso i gufi e fargli il gesto dell'ombrello, con le lacrime di gioia agli occhi, fiero della mia juve col sangue che mi ribolliva nelle vene e la pelle d'oca. Mio cugino interista fino al midollo, scuro in volto si alzò di scatto e fece per uscire dalla stanza, prese la porta per la maniglia nell'intendo di sbatterla chiudendo, senza ripensare che l'avevamo rimessa su in modo posticcio, così gli cadde a terra con un rumore fragoroso. Fu esattamente un minuto dopo che Dio si manifestò nella stanza in tutta la sua onnipotenza, con i capelli dritti color del rame, gli occhi tipo Diego Abatantuono in “Eccezziunale veramente”, vestaglia da massaia di colore blu con fiori bianchi e rosa; in mano brandiva un mestolo da polenta in legno, il manico di circa 80 cm e diametro di 4 cm, all'estremità del quale il cucchiaio aveva un diametro di 15 cm circa, con quell'arnese lo randellò ripetutamente con tanta e tale veemenza fino a che non si ruppe, alla rottura del mestolo, continuò a schiaffeggiarlo incolpandolo della rottura dell'arnese, fino a che l'interista non si divincolò e dolorante si chiuse in camera. Fu un momento sublime di grande soddisfazione e di rivalsa, ma soprattutto fu il momento in cui decisi di credere nell'esistenza di Dio, in quella occasione si manifestò nelle vesti di mia Zia, oggi lo aspetto chissà sotto quali spoglie, ma certo che comunque arriverà, per punire in modo adeguato gli “onesti” di farsopoli, ed in prima persona il “presidentissimo” della beneamata.
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