Colgo l’occasione di quanto emerso nel corso degli interventi che hanno caratterizzato le ultimi assemblee degli azionisti della Juve per proporre alcune riflessioni sull’ infausto 2006, allorché i poteri forti del calcio decisero di epurare la Juventus per permettere alle squadre milanesi di eliminare una concorrente che appariva irraggiungibile sotto il profilo gestionale e sportivo.
Ancora oggi, dato per acquisito che la proprietà targata Elkan abbia voluto - per motivi in gran parte ancora oscuri - liberarsi del duo Moggi Giraudo, avallando l’operazione di linciaggio mediatico e giudiziario, non riesco proprio a comprendere il perché di questa decisione grottesca e fallimentare. Soprattutto alla luce del fatto che la famigerata triade era riuscita nella “mission” di mantenere saldamente in vetta al calcio europeo, con i conti in ordine, la FC Juventus. Quali ragioni di potere e contrasti interni hanno potuto convincere la proprietà a liquidare coloro che, unici nell’ambiente, in altre parole erano riusciti nell’improba impresa di coniugare i risultati sportivi con quelli economici? A vederla con freddezza, sembra una scelta priva di ragionevolezza sotto il profilo delle scelte aziendali. Pertanto c’è qualcosa dietro di molto più complesso, considerato che è stato così facile convincere una grande società come la EXOR ad accettare supinamente una palese ingiustizia.
Ammesso e concesso che Il tronfio Blatter si permise di minacciare l’intero calcio italiano, senza che nessuno battesse ciglio, per quale motivo doveva essere proprio la Juve, rinunciando al legittimo ricorso al TAR, a dover pagare gli errori di un sistema che, come è stato ormai appurato, era ed è tutt’ora assolutamente privo degli uomini, delle istituzioni e delle regole in grado di assicurare come minimo l’equità di trattamento fra i suoi tesserati? Questo è un cruccio che credo appartenga alla gran parte dei tifosi bianconeri “adulti”.
Tale situazione, tra l’altro, è ulteriormente intorbidita dal ostracismo che i vertici societari continuano a porre nei confronti di Moggi e Giraudo. Non solo gli ex dirigenti sono stati lasciati, vergognosamente, ai margini dell’inaugurazione del nuovo stadio, ma non sono mai stati menzionati durante le occasioni in cui, finalmente, il nostro attuale presidente ha manifestato l’intenzione di difendere l’onore villipeso dei colori bianconeri. Non una parola di ringraziamento per il lavoro dei legali e dei periti di Moggi (soltanto per questo dovrebbero ergergli un monumento all’ingresso dello stadio nuovo), senza i quali, il collegio di difensori con a capo Briamonte (a proposito ma Zaccone che fine ha fatto?) non avrebbe mai potuto incominciare a percorrere le vie legali atte alla restituzione del maltolto, e magari anche al riconoscimento e risarcimento del danno arrecato dall’ingiustizia del 2006.
Soltanto un gesto clamoroso, quale potrebbe essere quello di una sorta di scuse ufficiali a seguito della sentenza di primo grado favorevole agli imputati di Napoli, potrebbe in qualche modo iniziare a districare questa intricata matassa. Altrimenti non riusciremo mai a capire cosa è realmente accaduto tra gli eredi dell’avvocato e Moggi. Si potrebbe, con i giusti distinguo, azzardare un paragone di questo genere. Vi immaginate se, di punto in bianco, la Fiat decidesse di far fuori Marchionne, magari perché uno di quei giudici in cerca di clamori mediatici, lo indaga per frode fiscale o lo fa intercettare mentre telefona ad un 144? Sarebbe un suicidio per la famosa azienda automobilistica licenziare, dall’oggi al domani, l’uomo che le ha permesso di continuare a vivere. Mutatis mutandis, la stessa cosa è avvenuta con Moggi e Giraudo. In qualche modo si è accettato il fallimento di un’azienda che, a differenza della Fiat, primeggiava nel suo settore pur di allontanare i dirigenti non più graditi alla famiglia.
Spero che qualcuno prima o poi ci racconti cosa sia veramente accaduto. La verità che tutti noi agogniamo da sei anni, passa inevitabilmente anche da questi avvenimenti che, a ben vedere, rappresentano dei passaggi fondamentale di tutta la storiaccia.
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