A pochi giorni di distanza dall'assemblea sociale della Juve, l'argomento che tiene banco sui giornali e nelle Tv non è lo stato comatoso delle finanze della società, l'azzeramento del valore delle azioni, i rischi per la competitività della nostra società, bensì la non notizia che Del Piero è destinato (quest'anno?) al ritiro.
Il fatto che il presidente della società abbia dato conferma che, in ogni caso, negli anni a venire nella squadra non ci sarà spazio per l'attempato campione ha creato due categorie di "indignados", i tifosi viscerali juventini e gli odiatori di professione della nostra squadra, vale a dire tutti quei giornalisti ed opinionisti di fede interista, granata, romanista ecc., ovvero coloro che vedrebbero volentieri sparire la Juve nel gorgo dell'irrilevanza. La pessima compagnia in cui mi troverei a far parte degli "indignados", mi impone la seguente presa di distanza.
Lungi da me l'idea di muovere critiche ad un grandissimo calciatore della mia squadra del cuore, mi interrogo sulle ragioni che hanno portato Del Piero ad essere il beniamino degli antijuventini. Qualcuno potrà dire che Del Piero è un tale campione da essere apprezzato da tutti a prescindere dal tifo.
Chiunque abbia un minimo di memoria storica sa bene che non è così, quando la Juve era la squadra dominante del campionato italiano e Del Piero segnava gol straordinari in campionato e in champions era anzi uno dei bersagli prediletti della critica preconcetta e ostile. Come dimenticare gli autenti linciaggi ai quali venne sottoposto in occasione dei mondiali del '98 o degli europei del 2000, competizioni alle quali partecipò reduce da infortuni. La verità è che divenuto il simbolo di una Juve perdente, che già a metà del decennio passato era un rincalzo di lusso di Trezeguet ed Ibrahimovic, che il suo ruolo di leader è andato crescendo man mano che la squadra ha perso di competitività, che è divenuto nei fatti l'eversore della Juve vincente di Capello e il talismano della newventus di Blanc e Cobolli, il leader di una squadra da centro classifica.
Non dimentico il fatto che raramente abbia preso posizione contro le ingiustizie di calciopoli e che abbia cercato con incredibile perseveranza il massimo vantaggio per la sua carriera personale mentre la squadra affondava. Oggi i capocannonieri dei campionati di A e di B sono due ragazzi delle nostre giovanili, costretti a giocare altrove per riservare i posti in rosa a campioni a fine carriera o ad inqualificabili brocchi. Non so se riusciremo più ad avere calciatori del livello di Del Piero, i top players ormai non vengono più in Italia e ne nascono di rado, ma ciò che è certo è che continuare a rinnovare il contratto a Del PIero fino a 40 anni non ci farà tornare ai vertici. |