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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di BeppeBio del 22/11/2011 14:53:32
Petrucci, il rispetta regole
Giovanni Petrucci, il paladino del rispetto delle regole dell’armiamoci e partite, è stato uno degli alleati più fidati di Massimo Moratti sin dalla sua elezione alla presidenza del Coni, avvenuta il 29 gennaio 1999. Infatti, dopo le dimissioni di Mario Pescante in seguito allo scandalo Zeman-doping fatto scoppiare dai farsopolisti nell’agosto del 1998, è stato proprio il presidente dell’Inter - insieme a Franco Sensi - a favorirne la nomina, grazie a una propaganda mediatica basata sugli strali anti-juventini di Guariniello che attizzavano il sentimento popolare.
E Petrucci non ha certo perso tempo a ricompensare i suoi elettori romano-milanesi della fiducia conferitagli.
Ecco un breve riassunto delle sue migliori perfomance in difesa del rispetto delle regole:

1) Natale 1999: in gran segreto Franco Sensi regala Rolex ad arbitri e designatori, mentre Moratti li omaggia con elettrostimolatori muscolari; la cosa viene a galla nella primavera del 2000 e che fa Petrucci dall’alto della sua fresca posizione di garante superpartes delle regole dello sport italiano? Fa la voce grossa contro l’allora presidente federale Luciano Nizzola (di cui Moratti e soprattutto Sensi chiedono la testa sin dallo scoppio dello scandalo doping perché “troppo juventino”) e stoppa ogni inchiesta della Figc imponendo la spugnatura del suddetto tentativo di corruzione archiviandolo come “un ingenuo gesto di cortese apprezzamento del mondo arbitrale”. E pensare che Moggi si è ritrovato con un capo d’imputazione nell’ambito di un processo penale per avere regalato delle magliette…

2) 13 settembre 2000: i due giocatori dell’Udinese Alberto e Warley vengono fermati dai funzionari di frontiera polacchi perché in possesso di falsi passaporti di nazionalità portoghese; scoppia passaportopoli, il “troppo juventino” Nizzola è costretto a dimettersi e il 22 dicembre 2000 il favorito di Moratti e Sensi viene nominato commissario straordinario della Figc che – come il Coni – diviene una succursale dell’asse pallonaro Milano – Roma.
Inizialmente, quando nell’ambito delle indagini svolte dalla magistratura sembrano essere coinvolte in passaportopoli solo l’Udinese, il Genoa, la Sampdoria e il Vicenza, Petrucci fa fuoco e fiamme promettendo - nel rispetto delle regole - penalizzazioni e retrocessioni per tutti i cattivi. Poi, però, quando viene fuori che anche i passaporti di Recoba, Veron, Dida e quelli di mezza Roma sono stati taroccati, ecco che le regole cambiano e la federcalcio diventa attendista e preferisce attenersi a ciò che sentenzieranno i tribunali della giustizia ordinaria, prima di punire gli eventuali colpevoli (l’esatto contrario di quanto avvenuto per Moggi e la Juve) sperando, ovviamente, che le indagini sui documenti nerazzurro-giallorossi si perdano nel dimenticatoio della prescrizione, e tutto finisca a tarallucci e vino.
Invece, il 26 maggio 2006 il Tribunale di Udine condanna a 6 mesi di reclusione i patteggianti Recoba e Oriali, per cui dovrebbe scattare la punizione promessa nel 2001 dalla Figc di Petrucci il quale, però, ben si guarda dal ricordarlo a Guido Rossi che, tutto intento a distruggere la Juve con Moratti e John Elkann, premia la disonestà dell’Inter con un cartonato
che non solo infrange tutte le regole calcistiche ma anche quelle dell’etica e della decenza

3) 3 maggio 2001: conformandosi alle richieste di Moratti (e degli altri presidenti interessati) che, ben sapendo di rischiare la B per il caso Recoba, come suo solito minacciava ritorsioni in caso di condanna, il venerdì che precede lo scontro decisivo per il titolo tra Juventus e Roma, Petrucci e Manzella decidono di abolire l’articolo 40 delle Noif.
Con tale abolizione – che di fatto equiparava i giocatori comunitari a quelli extracomunitari – non solo veniva resa una farsa il processo sportivo contro i falso-passaportati, ma veniva eliminato anche il numero massimo di 3 extracomunitari in distinta, per cui chi aveva barato ora poteva continuare a farlo in modo legalizzato, mentre chi aveva rispettato le regole (vero, Petrucci?) se lo prendeva beatamente in quel posto. Infatti, la Roma - che di falso-passaportati ne aveva un bel numero grazie al lavoro di Baldini - ne ha potuti schierare ben 5 contro la Juve (cosa che non avrebbe potuto fare sino a due giorni prima) e uno di questi, Nakatà, ha segnato il gol del 2-2 al 92° che ci ha defraudato di un altro scudetto, dopo quello dell’anno prima annegato nel rispetto delle regole della piscina di Perugia.

4) i bilanci dal 2000-2001 in poi: anche se non ne può più del doping legale di Andrea Agnelli, invece il doping amministrativo di cui si sono giovate a dismisura Roma (Sensi), Lazio (Cragnotti), Inter e Milan non ha mai dato particolare fastidio a Petrucci, che non si è sentito in dovere di richiamare al rispetto delle regole chi forniva false fidejussioni bancarie e chi rivendeva a se stesso il proprio marchio. Anzi, è stato tra coloro che li ha lodati per gli investimenti che facevano nel nostro calcio (“ce ne fossero di imprenditori così”), facendo finta di non vedere che i bilanci da profondo rosso delle loro società stavano a mala pena sulle ginocchia grazie a leggi salva-calcio e compiacenze degli organi di controllo, creando l’odierna situazione fallimentare dell’italico pallone

5) 27 aprile 2005: in seguito alla sentenza di 1° grado del processo doping che condannava Agricola - nonostante il medico della Juve fosse già stato assolto dal Coni nel giugno del 2000, quando si era volontariamente sottoposto al giudizio della commissione antidoping - Petrucci fa riaprire il processo sportivo contro di lui cavalcando il solito sentimento popolare. Poiché neanche questa volta si trova un appiglio per incastrare il dottor Agricola , ecco che a Petrucci viene l’idea di richiedere un parere pro-veritate al TAS di Losanna, per cercare di ottenere dal questo tribunale una sorta di “condanna etica” del medico della Juve da utilizzarsi come arma vincente nell’ambito sportivo.
Ovviamente il TAS gli risponde picche, anzi gli fa notare che – non essendovi alcun farmaco proibito tra quelli utilizzati da Agricola – il processo, regolamenti alla mano, non avrebbe neanche dovuto iniziare.

6) farsopoli 2006: nonostante siano state violate non solo le norme federali nell’ambito del processo sportivo ma persino quelle della Costituzione Italiana (2 gradi di giudizio invece di tre, mancato rispetto della pre-costituzionalità dei giudici…ecc), il buon Petrucci non sente il dovere di richiamare tutti al rispetto delle regole ma, anzi, nomina un ultras nerazzurro a dirigere il baraccone e si adopera a più riprese per far desistere la Juve dal ricorrere al Tar, i cui giudici avrebbe annullato la sentenza di Ruperto/Sandulli senza neanche presentarsi in Aula, tanto era palese la vergogna di un procedimento giudiziario irrispettoso delle leggi dello Stato e dei diritti degli imputati

7) Radiazioni, incompetenze…ecc: in merito a questi recenti aspetti della politica di Petrucci basata sul rispetto delle regole, penso non vi sia nulla da aggiungere in quanto sono chiarissimi a tutti, per cui…

Per cui mi chiedo, ma che ci va a fare Andrea Agnelli a un tavolo con Petrucci e i suoi compagni di merende, che l’unico rispetto delle regole che conoscono è quello che consente loro di scriverle e riscriverle per poter accontentare chi tira le fila di Coni e Figc?
Infatti se per Petrucci, Abete, Moratti, la gazzetta etc.. al suddetto tavolo “di calciopoli non si parla” e “lo scudetto 2006 è fuori discussione” su cosa mai il presidente della Juventus dovrebbe confrontarsi con questi signori?
Sulle corna che il “bel tenebroso” mette alle mogli di turno oppure sulla Sardegna inquinata dal petrolio?
 
 
  IL NOSTRO SONDAGGIO
 
Dopo la Cassazione su Moggi, cosa dovrebbe fare ora la Juve?
 
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