Leggevo le condivisibili parole del tifoso avvocato Antonio Mauri e riconsideravo la vicenda processuale degli imputati al processo di Napoli. Riflettevo sul fatto che, negli stessi giorni in cui a Napoli si iniziava la sarabanda di intercettazioni (che sarebbero durate quasi un anno intero) a Torino, un'analoga indagine, anche questa intrapresa con i medesimi strumenti investigativi, veniva archiviata a seguito del diniego del GIP di continuare ad autorizzare ulteriori intercettazioni telefoniche. L'aspetto inquietante e che dovrebbe far riflettere č che le telefonate che per la magistratura Napoletana erano rilevanti e giustificavano la la prosecuzione dell'attivitā di captazione, a Torino venivano giudicate "non illecite" e non rilevanti a fini di prova, per altro verso, a processo finito, ci siamo resi conto che sarebbe bastata una diversa regia per incriminare i dirigenti dell'Inter o del Milan o forse di qualunque altra squadra. Bastava nascondere o dichiarare irrilevanti alcune telefonate ed enfatizzarne altre, intercettare alcune utenze e lasciare perdere altre. Vi assicuro che dopo un anno di intercettazioni, con una banca dati di migliaia di telefonate, operando tagli e giustapposizioni sul materiale captato č possibile incriminare chiunque di qualunque reato. Il processo di Napoli ne č la prova. La condanna di gente come Dattilo e l'assoluzione di Carraro, la condanna di Pieri, che non ha mai parlato con nessuno, e la mancata iscrizione nel registro degli indagati di Galliani, Facchetti e Moratti che tramavano in servizio permanente ed effettivo, ne sono la prova lampante. |