Più passa il tempo, più le verità, spesso confuse, dell’operazione “epura la Juve” vengono a galla, e più mi convinco che Luciano Moggi abbia ragione da vendere su tutti i fronti. L’ex direttore sportivo della Juventus ha sempre affermato che il suo modus operandi fosse diretto a tutelare la propria squadra da media e giornali nemici, oltre che dalle altre lobby del mondo del calcio.
Quello che sta accadendo in questi giorni, ammesso che ancora ce ne sia bisogno, può offrirci un’ulteriore conferma di questa tesi. Al di là delle mitragliate giornaliere contro la Juve, provenienti dalle tv e dai giornali che fanno riferimento alle milanesi, e soprattutto alla squadra del mitico Meani, è avvenuto un fatto alquanto sintomatico di quale sia il contesto nel quale la nostra società è costretta ad operare.
Quando all’indomani del clamoroso errore in Juve - Siena, il flebile, educato e mesto Marotta si è permesso di far rilevare, con toni a dir poco pacati, che bisognava evitare che giudici di gara inesperti arbitrassero una diretta concorrente alla vittoria finale, il designatore unico degli arbitri, senza alcun rispetto nei confronti del club più titolato del Paese, prima ha bacchettato il gentile direttore sportivo della Juve e dopo, con un artifizio mefistofelico, ha mandato a Parma un arbitro espertissimo che, tuttavia, a conti fatti ci ha causato il doppio del danno.
Potrebbe sembrare una dietrologia senza fondamento, però il messaggio mi è sembrato abbastanza chiaro. Se certi avvenimenti e statistiche si fossero palesati durante l’era Moggi, e addirittura ci fosse stato il designatore unico e non il sistema dei sorteggi e delle griglie - la cui validità e liceità è stata sancita nelle motivazioni della sentenza di Napoli, in spregio alle illazioni dei giornalisti rosei - è immaginabile cosa si sarebbe detto sulla Juve e le invettive che avrebbe subito il Braschi di turno. Mentre invece i continui favoritismi verso i meanisti, con molti rigori letteralmente regalati alla squadra del simpaticissimo Mr Allegri – l’uomo che senza Ibra allenerebbe in serie B – insieme ai tentativi “dell’uomo che non dorme mai” di dettare calendari e sanzioni disciplinari, sono passati a dir poco in sordina, come se nell’ambiente certe posizioni di potere siano ormai considerate normali e inattaccabili.
Inoltre, dall’inizio della stagione, i responsabili del settore arbitrale, nonostante la realtà ci dica esattamente il contrario – tante le partite, anche importanti, caratterizzate da errori marchiani - elogiano senza pudore e ad oltranza il loro gruppo di giacchette nere, impedendo in questo modo ogni tipo di confronto teso a migliorare l’operato della categoria. Ditemi voi se tutto questo non sia anomalo? Come si fa a non ammettere che i numeri dei rigori dati e di quelli subiti tra Juve e Milan dimostrino una inquietante disparità di trattamento. Come si può non ammettere che il circuito mass-mediatico sia tutto schierato da una parte senza alcun pudore?
Allegri sostiene che si sarebbe divertito se l’arbitro non avesse annullato il goal di Chiellini contro il Catania. Sapesse quanto ci saremmo divertiti noi se non avessero dato almeno la metà dei rigori, spesso in momenti fondamentali delle gare, concessi con estrema magnanimità ai suoi giocatori. Ci saremmo letteralmente scompisciati dalle risate se qualcuno avesse visto i tuffi di Ibra e Boateng, o i palesi falli di mano di Nocerino e Seedorf, felicissimi di essere ad almeno più sette in classifica.
P.S. Ma qualcuno si è accorto che l’assistente Copelli, uomo di Meani, è ancora sui campi a fare il guardalinee nelle partite del Milan? Basterebbe questo a dimostrare che non siamo certo noi a mestare nel torbido.
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