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          L'ANGOLO DEL TIFOSO
Articolo di Pier69 del 17/04/2012 15:18:56
Il dramma, l'esempio, l'italietta
Purtroppo sabato scorso abbiamo assistito ad un dramma che, nelle menti, di chi ama, segue, pratica o no dello sport, non potra’ essere cancellato facilmente. E’ morto uno sportivo, un atleta, un professionista, un ragazzo, per altro un “bravo ragazzo” provato dalla vita ma sempre sorridente e positivo ( saranno particolari ma se ci sono è giusto sottolinearli).
E’ morto praticando da professionista uno degli sport più popolari al mondo, il piu’ popolare in Italia e non solo.
E’ morto in diretta, sotto gli occhi di tutti in uno stadio. Malgrado fosse controllato e super seguito da chi di medicina dello sport ne sa come e più di hciunque altro al mondo, è morto, un dramma, perchè questo è stato , nulla più.

Purtroppo può succedere, anche l'autopsia non ha chiarito di prima analisi.
Lo farà, ma il dramma c’è stato e tale rimane.
Non farei retorica, non cercherei il “colpevole” a tutti i costi, non creerei un caso dove non ne esiste neanche l'ombra, almeno per quello che è, purtroppo, l'avvenimento principe che ha rattristato tutto il mondo sportivo.
Poi che cresca attorno al caso, dramma, un pizzico d’ ipocrisia, volontarimente o di riflesso, penso che ciò sia normale, purtroppo.
Questo specie nel paese delle belle parole e intenzioni a memoria corta che si dissolvono sempre o quasi, prima di essere messe in pratica.
E cosi si esagera da una parte e dall’altra: sia da parte di chi si accorge del “male” solo quando questo si mostra sottoforma di personaggio pubblico, e da parte di chi invece snobba il fatto non volendo dargli più importanza che merita quella riservata al “male” che puo’ colpire un perfetto sconosciuto che non si fila nessuno. Si esagera in entrambi i casi.
Io penso che quando, purtroppo, queste cose colpiscono una persona che è conosciuta da tutti perchè famosa , bisogna “usare” il fatto per migliorare ciò che, direttamente o indirettamente, è stato palesemente riscontrato come fattore anomalo verificatosi durante il tragico evento.
Poi il velo d’ ipocrisia diventa un nebuloso mostro quando ci si spreca a parlare di opportunità o meno di aver rinviato la giornata calcistica nazionale. Io ritengo la cosa giusta, per il fatto che a mio avviso molti giocatori avrebbero fatto fatica a scendere in campo, troppo atroce il fresco ricordo, ma è un'opinione, facilmente smentibile se si pensa che se durante un Gp di formula uno o altra corsa, muore un pilota, gli altri tornano a gareggiare subito, o non smettono nemmeno di farlo. Sono opinioni, per me giusto fermarsi, ma mi limito a dirlo, non impogno la mia idea come, prutroppo, molti giornalisti e soloni del calcio hanno tentato di fare…….

A dramma accaduto penso che la cosa migliore sia sempre reagire, fare qualcosa, e farei del fatto “un caso”, per scuotere coscienze e progettare future migliorie, pur consapevole che il dramma è dramma, ma può insegnare.
Dicono che la medicina dello sport italiana sia al top a livello mondiale, bene, allora facciamo che continui ad esserlo, migliorando dove è possibile.
Sarà per la giovane età, sarà come già detto perchè era un personaggio famoso, sarà soprattutto perchè era un ragazzo d’oro, che la morte di Piermario Morosini, non deve essere dimenticata con un rinvio, ma deve essere ricordata come un esempio, e come tale deve diventare uno spunto per agire, come e dove è possibile.
Un defibrillatore per ogni evento sportivo calcistico(mi limito a parlare di calcio) a livello di Figc mi sembra il minimo. Un corso di primo soccorso per almeno un accompagnatore, allenatore o dirigente, anche... e via via, senza chiedere la luna che non avremo mai o promettere a vanvera...per poi non fare nulla.

Purtroppo in questa vicenda si è rivelata anche la faccia più mandoliniana, buffa, penosa e che irride tragicamente qusto nostro Bel paese: la faccia dell’Itaglietta. La mancanza di un ambulanza all’ interno dello stadio, il cui ingresso è stato ostruito da un auto parcheggiata malamente davanti al cancello d’ ingresso, un auto che è di proprietà di chi dovrebbe durante quell'evento garantire l'Ordine pubblico e la sicurezza, una capacità di reazione da parte di chi dovrebbe dirigere l'evento pari a zero, salvata solo dalla buona volontà dei singoli, vedi giocatori e medici delle due squadre e di qualche volontario che si è prodigato senza remore nel tentativo di dare una mano...
Ma questa è l'Italita. E forse non si può più scusare il tutto così. Sia ben inteso: la morte del bravo centrocampista bergamasco non è stata causa delle disfunzioni del bel paese, sarebbe morto lo stesso, però si poteva evitare, soprattutto se pensiamo che l'evento calcio è forse il più importante e seguito in tutto il paese.
Ma anche qui non ci siamo. Troppe cose date per scontate, tante parole, pochi fatti. Non è cosi solo in Italia, è vero, ma non si può scusare sempre tutto così. Poi l'Italietta viene fuori anche nella gestione della giusta ( secondo me) sospensione dei campionati e gestione della programmazione del proseguio degli stessi.
Una Lega calcio inerme, impaurita, non decisionista se non nel “non andare avanti”. In balia dei club, delle tv. Qualsiasi decisione avesse preso avrebbe creato malumori, ma appunto per questo, riunisciti, decidi e imponi, almeno fai la figura di essere forte, pronta e sicura. Invece i soliti si, no, si, ni, so, si... sino a prendere una decisione pena la defenestrazione dei componenti il consiglio... Una pena.

Poi tra gli squallidi personaggi che hanno tentato di infangare il dramma del Moro, ecco che non potevano mancare ”loro”,i prescritti, gli onesti, i cartonati, chiamteli come volete, ma non sosteneteli, non imitateli, non dategli retta, lasciateli soli per favore. Non accettano lo slittamento, minacciano tribunali, si arrabbiano,alla faccia del dramma.
Mentre le contendenti per il titolo stanno zitte e aspettano fiduciose una quasi qualsiasi decisione degli organi competenti, ecco che chi a difesa di una stagione, al solito( farsopoli time escluso), si erge a paladino di una battaglia stupida , al solo fine di cercare scuse ad un fallimento sportivo a cui dovrebbero essere abituati.

E chi se ne frega del povero Moro che era un bravissimo centrocampista, come avrei voluto essere io e tanti di noi.
 
 
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