E’ di queste ore la notizia che la FC Juventus, per risolvere in modo “soft” la questione delle stelle, ha deciso di non aggiungere la famigerata terza stella sull’unico luogo dove ha dignità di dimora, ma addirittura di toglierle tutte e tre per sostituirle con una scritta dai contenuti invisibili e indefiniti. “Trenta sul campo” è l’ ”epitaffio” che dovrebbe campeggiare sulle nuove maglie nella prossima stagione di calcio. Una scritta in italiano che nessuno vedrà durante le partite nostrane e nessuno capirà in quelle europee.
Come si è ben capito, sono assolutamente contrario a questo ennesimo “escamotage” volto ad evitare lo scontro frontale con le “incompetenti” – per loro stessa ammissione – istituzioni sportive. Proprio alla luce di quello che è successo ultimamente nell'ambito del processo Telecom, e considerate le intimidazioni scaturite dal presunto coinvolgimento di alcuni dei nostri in scommessopoli - in fin dei conti, non sono altro che le solite palle di fango lanciateci contro per incidere in qualche modo sullo scontro ancora in atto intorno a Farsopoli - bisognava, in questo momento storico, andare al muro contro muro.
Ormai, dopo le dichiarazioni di Tavaroli, che in realtà già conoscevamo nel 2007 e che, vergogna delle vergogne, nessuno dei giornali o delle televisioni ha ritenuto degne di risalto mediatico, la disparità di trattamento è diventata una questione sesquipedale e imprescindibile. Sintomo non solo della predetta "incompetenze", ma, anche, segno inquietante di contiguità con certi ambienti milanesi di coloro che dovrebbero tutelare l’etica e l’equità.
Giacché la domanda è ovvia. Per quale motivo coloro che oggi attribuiscono massima attendibilità ad un Carobbio qualsiasi non hanno ritenuto altrettanto attendibili e veritiere, già nel 2007, le dichiarazioni di un ex carabiniere, corroborate, tra l’altro, dalle affermazioni di altri soggetti?? Dovrebbe bastare una semplice constatazione di questo tipo per far andare su tutte le furie ogni membro della FC Juventus, dal presidente all’ultimo dei massaggiatori.
Tutto ciò non è più tollerabile. Bisogna chiedere ed ottenere giustizia. Pertanto, posto che i tronisti del governo del calcio, quando si tratta della Juve, manifestano tutta la loro faziosità ed inettitudine, la coraggiosa iniziativa doveva essere presa dalla società. Bisognava dare un segnale forte ed inequivoco: mettersi le tre stelle in bella vista sul petto. Lì dove hanno il diritto di stare e sono da tutti riconoscibili; altro che la buffonata delle tre stelle nel cuore.
Poi, qualora ci fosse stato contestato qualcosa, regolamenti alla mano, avremmo lasciato alla solita giustizia a corrente alternata l’onere di decidere sulla questione, però intanto avremmo dimostrato ai nostri nemici di che pasta è fatta la nuova Juve.
Invece, con questa scelta "diplomatica", il segnale finirà per assumere una valenza doppiamente negativa. Da un lato ci si piegherà alle intimidazioni di rosa vestite sgorgate da scommessopoli, e dall'altro, passerà, ancora una volta, il messaggio bislacco che, in realtà, la società non è disposta ad andare fino in fondo nella richiesta di tutela e di ristoro, rispettivamente, dei diritti vergognosamente violati e dei danni pesantemente patiti durante la caccia alle streghe del 2006.
E tutto questo accade proprio quando abbiamo avuto la conferma che, mentre Moggi distribuiva - presuntivamente, in quanto è ancora tutto da dimostrare - schede svizzere, qualcun altro andava direttamente alla fonte, utilizzando l'intera Telecom.
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