O lo ami, o lo odi. Spesso finisce però che pur amandolo, ci sono spiragli per odiarlo. E ti arrabbi con te stesso, interrogandoti sul perché sei arrivato ad amare così tanto i colori di una squadra di calcio, fino a spingerti a fare pazzie per gli stessi. Anche quando scopri che la Società che amministra quei colori non serba alcun rispetto nei confronti dei propri Tifosi. Prova provata è la Juventus che nella appena inaugurata ‘campagna abbonamenti’, ha assestato un duro colpo alle finanze dei propri supporter, costringendoli a sudarsi ben più degli atleti in campo, l’ingresso nello stadio. Lo Juventus Stadium, ‘la nostra casa’ a detta del Presidente Agnelli, che sembra essere stato colpito dalla scriteriata imposta Imu di quel Sindaco Fassino accolto la serata d’inaugurazione da bordate di fischi. In una città già angosciata e agognata dal tasso di disoccupazione, dal fuggi fuggi spasmodico delle aziende che emigrano in zone commercialmente più appetibili, dalle infrastrutture incompiute a causa delle insufficienze economiche, dal crollo del mercato immobiliare che segna un – 18 % (causa anche ad imposte scriteriate che affossano il mercato immobiliare), si registra un + 30% di incremento sul costo dell’Abbonamento. E per giunta anche in un Settore, quello della Curva, che in altri stadi della penisola continua a chiamarsi ‘popolare’, di nome ma anche di fatto. L’aumento da 265 a 350 euro è folle e non tiene in considerazione la situazione drammatica e precaria di buona parte dei propri tifosi. Un aggravio tariffario che, sommato ad ulteriori esborsi per spese di carburante e pedaggi autostradali per quei tifosi che provengono da fuori città, genera un incremento di spesa sul bilancio familiare pari al 40% a partita. Una batosta insulsa, stante la professione di fede dei propri tifosi nelle ultime stagioni, vicini alla Società nella vicenda Calciopoli, sostenendo la squadra in serie B per poi affollare le gradinate del nuovo Stadio e trascinare i giocatori, con il proprio tifo, alla conquista del trentesimo scudetto. Una fede che, rinsaldata dalle dichiarazioni della Società di voler appuntare ad ogni costo sul petto la terza stella, ha riempito di bianconero l’Olimpico di Roma, dando riprova di assoluta fedeltà e indomito amore verso quei colori, Unici. Calato il sipario sugli impegni calcistici della stagione appena trascorsa, si sono aperti scenari inaspettati e insulsi, con la repentina marcia indietro sulle stelle da appuntare sulla maglia, scomparse nei meandri del nulla per far posto ad un logo politically correct proponente la dicitura ’30 sul campo’. Un dietro front virulento e deludente che ha colto di sorpresa lo stesso sponsor, vistosi poi accontentare con la vendita delle maglie già stampate, raffiguranti una laconica terza stella termo appuntabile sul petto che saziasse le aspettative dei tifosi-acquirenti da un lato e placasse le ire furibonde dei signori della Nike dall’altro. Maglie prive di stelle, compiacenti la Lega Calcio, verranno invece indossate nella finale di Supercoppa italiana che, con la complicità della Juventus che ha rinunciato di giocare nel proprio stadio come da protocollo e diritto da esercitare, verrà dirottata sì sotto le stelle, ma del cielo di Pechino (leggasi Cina), docet pecunia. Quel soldo che percepirà la Juventus per la gita fuoriporta e che non è comunque bastato a colmare le concupiscenze di una dirigenza che oltre la moglie gravida auspica la botte piena. E che si riempirà, nel bene o nel male, con l’incremento tariffario forsennato sul prezzo degli abbonamenti, decretato con estrema fermezza e soprattutto senza quei tentennamenti stellari che hanno accompagnato il disegno del nuovo logo. Pare proprio che le stelle contino ormai poco in casa Juve, stante i saldi conclamati per la svendita di quelle in muratura sui pilastri dello Stadium, che segnano pur sempre un mancato introito ma generano da parte mia un immaginifico quanto maestoso ‘Mi Piace’ sulla nuca di ogni tifoso juventino che, rifiutando di cadere nella rete, ha percepito la sostanziale differenza tra tifoso e burattino. Ritorniamo all’Abbonamento, anche se è difficile dimenticarlo per quei molti che guardano ogni giorno l’estratto conto e il portafoglio per arrivare alla fine del mese (ma chissenefrega dirà qualcuno in Dirigenza facendo spallucce, tanto morto lui altri dieci sono pronti a prendere il suo posto). Non meniamola però con gli incrementi dell’Iva e contestuale passaggio dal 10 al 21% e tantomeno sventagliando su ‘la busiarda’ tariffe competitive rispetto al resto d’Europa. Limitiamoci al raffronto sul base nazionale, club di prima fascia hanno lasciato pressoché inalterati i prezzi, anzi aggiungendo partite extra Campionato e non solo un turno di Coppa Italia come ha fatto la Juventus (che verrà presumibilmente giocato in orari tali per cui chi volesse assistervi dovrebbe sacrificare ulteriori ore lavorative). Oltre a ciò, a beffa si aggiunge beffa, per coloro che rivolgendosi per il rinnovo dell’Abbonamento in uno dei punti List Ticket, si vedono addebitare ulteriori € 25,00 per commissioni. Punti e date di rinnovo indicate sul sito ufficiale della Juventus, ma che non trovano applicabilità, in quanto a ieri sera diversi punti su Torino risultavano sprovvisti del cartaceo da consegnare all’atto del rinnovo e pertanto impossibilitati ad operare. Davvero un bel trattamento per il ‘12mo uomo in campo’ ma che sembra sempre più la dodicesima voce del Bilancio Juventus (nella sezione ‘Attivi’).
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