Incipit: Zeman costa 15mila euro alla Juve per “grida e cori costituenti espressioni di discriminazione etnica".Puntuali i cori, puntuale l’ammenda. Scontato meccanismo ad orologeria che tutela i “professionisti” del calcio dall’insulto del pubblico pagante sul terreno di gioco. Un copione già scritto, lo conosciamo tutti a memoria quando riguarda la tifoseria bianconera. Semplice come spingere un bottone per spegnere la luce in camera dei bambini per farli dormire. All’apparenza magari giusto e condivisibile nella forma, di fatto
sproporzionato ed iniquo nella sostanza rispetto al soggetto ed allo storico.
27 anni di vilipendio della memoria dei defunti dell’Heysel, persino negli stessi stadi, MAI punito con alcuna sanzione motivata dal giudice sportivo, nonostante innumerevoli documentazioni audio e video. Il rispetto e la dignità dei morti e dei loro familiari varrebbe zero spaccato rispetto a quelli dei vivi ? Dov’è l’equità di trattamento? La giustizia sportiva è forse anche differente da quella ordinaria oltre che nella tempistica e nel merito anche nell’etica ? Non è la prima, né sarà l’ultima volta, ne prendiamo atto e registriamo…
Zeman è tre mesi che esaspera il clima dentro e fuori la Capitale per rivestire il ruolo tanto amato dalla tifoseria giallorossa di anti-juventino a prescindere, più importante, a detta di molti suoi ammiratori, del risultato sportivo stagionale. Uno “Zorro de noantri”, insomma, quello che secondo la leggenda popolare metropolitana avrebbe detto in ritiro a Brunico ai bambini che giocavano al calciobalilla: “chi rulla è della Juve”. Un mangiafuoco di un teatrino squallido di periferia, acclamato dalle sue scimmie con il piattino, che sta finendo per incendiare anche il suo carrozzone. Chi semina la zizzania finisce nei suoi rovi, ma l’informazione scorrettamente lo paragona ad un Francesco D’Assisi, all’uomo puro che tentato dal peccato ci si è rotolato dentro… Zeman, dunque, sarebbe il vostro calcio pulito? Zeman, oramai solo un incrocio fra un quaqquero ed un quaquaraquà, dell’allenatore bravissimo e umile del Foggia, dell’allievo di zio Cestmir è rimasto poco o niente.
Polemista per mestiere preferisce il canovaccio che paga da mangiare e da bere all’improvvisazione del talento puro da quando ha ritrovato per l’ultima volta il feroce pubblico del Colosseo. Poi, cambiando arena, la maschera tradisce sgualdrina e la verità sul campo ha il sopravvento, sovrana. Ora chi prima lo idolatrava gli farà magari anche la pelle… Chi lo ha utilizzato per vendere più abbonamenti e giornali gli volterà le terga…
Forse il pubblico juventino sarà veramente l’unico a rimanergli fedele, perché resterà il nostro nemico per sempre, come una zanzara nella calura estiva all’imbrunire. Come una zanzara ronzante allo Juventus Stadium, al cospetto dei gladiatori con la corazza a strisce bianche e nere. Come una zanzara alla testa degli ultimi Romani del tardo impero, quelli che subivano dai Barbari in ogni dove. Come una zanzara che punge bisbigliando nelle orecchie e scappa via. Magari, solo per un altro titolo di giornale, ma del fumettistico vampiro boemo, del principe delle tenebre del calcio, come per tradizione, neanche l’ombra.
Certo, anche lei, Madama,
sarebbe meglio pagasse gli avvocati quando è tempo per le querele che ricevere le multe a causa di chi ha il sacrosanto diritto del pubblico di una arena: quello di non tacere se ti viene profanato il sangue…
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