Se per la giustizia sportiva qualcuno può albergare dubbi, confinato dai cavalli di Frisia della sua malafede all’interno del suo tifo sportivo, nessuno intriso di buon senso può dubitare invece che, ma da riformare, lui lo sia di sicuro.
Questo signore sta al calcio come Erode sta al telefono azzurro.
Da quando, poco più che adolescente, uno psicologo gli pronosticò un rischioso futuro da autista, non capì, e ancor oggi si ostina a guidare da sé macchine di grossa cilindrata.
Ogni sua frase è un inno alla sfacciataggine e all’arroganza del potere ed è improntata alla più meschina prepotenza. Mai un commento sulle sue malefatte accertate (del resto nessuno gliene fa), mai una frase di buon senso, né un’allusione alla prescrizione al vetriolo che ha deturpato (ancor di più) i tratti somatici facciali alla sua sbandierata onestà, né fornisce spiegazioni che possano farci avere un dubbio sull’integrità delle sue facoltà mentali.
A questo punto, impunito e indenne all’ambiente ormai malsano che ha contribuito ad ammorbare, per costui non posso che prendere atto e tranciare un estremo giudizio:
I Mo-ratti stanno bene nel loro mo-habitat, cioè nelle mo-fogne.
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