L’amnesia INTERmittente
-“Dottore, dal 2006 soffro di amnesia intermittente. Che dice, ci sarà da preoccuparsi?”
-“Non so, signor Massimo, da quanto tempo soffre di questo problema?”
-“Quale problema?”
-“Beh, il problema di ciò che è accaduto dal 2006 in poi. Il problema delle INTERcettazioni, dell'onestà di seconda mano, dei pedinamenti, dei passaporti rubati, et cetera. Vediamo un po’, cosa ricorda di tutto ciò?”
-“Assolutamente nulla. Non so di cosa parla. E comunque non prendo mai per vere le cose che la Gazzetta non conferma su mio ordine perentorio.”
-“E tuttavia rammenta uno strano triplete, un quinquennio di trofei e trionfi senza avversari, uno scudetto abusivo in bacheca e affinità del genere?” -“Ostia, sì! quello sì! E chissenescorda! Ne sono STRAfelice! Bei tempi quelli! Chissà se torneranno… forse giocandol e stesse carte…”
-“Dunque, mi corregga se erro, se ho ben capito, lei vorrebbe un farmaco che le facesse tornare la memoria, evvero?”
-“No, dottore, qui non abbiamo capito niente. Vorrei una medicina che mi mantenesse questa amnesia intermittente!”
-“Ah, capisco, ma temo si debba ricorrere contemporaneamente a un antidoto di massa, che inibisca e intontisca il sistema limbico di juventini e non, affinché scordino il 2006.”
-“Ma quello c’è già, dottore.”
-“Ah sì? Eppure non avevo mai sentito parlare di un tal nuovo prodotto farmaceutico nella fattispecie, all’ultimo congresso medico. Sa per caso come si chiama questo trattamento?”
“Si chiama trattamento sistematico mediatico e consiste nel negare e ignorare gli avvenimenti spinosi passati e futuri e tambureggiare all’infinito le panzane da imprimere sulla psiche dei pazienti. Talora tre volte al giorno, ma mai meno una volta al dì. Finora ha funzionato, ma purtroppo solo in parte.”
“Capisco, signor Massimo. Non ne ero al corrente. La saluto.” “Anch’io. Ma, signor dottore, le posso fare una domanda?
“Certo, dica pure.”
“Perché mi ha sempre parlato rivolgendosi al mio fondoschiena?”
“Non lo so, ho la tendenza a invertire la sua faccia col fondoschiena. Ma presumo che per lei sia lo stesso.”
“Ah, sì, meno male! A questo mi ci sono abituato, d’altronde non riuscirei a sopportare gli sguardi diretti… è che temevo fosse altro, sa… una buona giornata.”
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