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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Farsopoli di G. FIORITO del 19/11/2013 13:44:27
Calciopoli remember_Aspettando l’udienza del 19/11

 

Mercoledì 19 novembre. Nuova udienza del processo di appello di calciopoli. In campo gli avvocati difensori di Meani, Mazzini e Dattilo. Meani era l’addetto agli arbitri del Milan, che non solo accoglieva le giacchette nere allo stadio e procurava loro aranciata e caffè, ma si allargava organizzando la cena con Collina presso il suo ristorante a Lodi e nell’intercettazione telefonica del 19 aprile 2005 (Link), h 9:36, rassicurava Galliani, del quale appare il fedele scudiero (non a caso gestiva la scuderia Milan), di aver parlato coi designatori, anzi “con Bergamo e Mazzei, perché Pairetto è in Germania”. Essi, secondo le sue affermazioni, così reagivano: “si cagano addosso”, perché “con una squadra come il Milan ad un minimo dubbio si sta giù con la bandiera, non si va su a vanvera”.

Per Meani, omaggiato della definizione di Beccantini che lo ha reso celebre come “il preservativo” di Galliani e del Milan, il PG ha chiesto il non luogo a procedere per avvenuta prescrizione. La domanda è sempre la stessa, dopo anni passati dai giornalisti moralisti italici a fustigare Moggi. E se fosse stato scoperto lui a dire queste cose a Giraudo? Che ne sarebbe stato della Juventus? L’avrebbero radiata? E questa shockante decisione avrebbe indotto Zaccone e chi per lui a non ritirare il ricorso al TAR? Frottole di rancorosi. Pensieri che lasciano il tempo che trovano. Solo che nessuno ci spiegherà mai perché c’è sempre chi può e chi non può e accontentarci della metafora di Orwell proprio non si può. Questo modo di fare all’italiana, questa immunità/impunità concessa ai propri, queste leggi che per i nemici si applicano e per gli amici si interpretano tolgono credibilità al nostro paese e ai suoi amministratori, spaccano l’opinione pubblica e i governi e sottraggono pezzi di autorità allo Stato. Lo Stato che non ce la fa a garantire quello che c'è scritto sopra ogni scranno dei tribunali, che la legge sia uguale per tutti.

Mazzini era il vicepresidente della FIGC. Un personaggio che abbiamo imparato a conoscere grazie alla celebre intercettazione nella quale Baldini (Link ), il direttore sportivo della Roma e il testimone poco credibile del pm Narducci a Napoli, gli preannunciava il ribaltone che sarebbe sopravvenuto a sovvertire il mondo del calcio. Poco importa se passata la bufera la Juve è tornata a vincere e quel signore ha fallito ancora, con Moggi e senza Moggi, guidando con Zeman, l’allenatore più bravo del mondo, la Roma, che i suoi record recenti se li è conquistati con un gruppo dirigente e un coach tutti nuovi.
Mazzini è stato inghiottito nella storia del presunto salvataggio della Fiorentina dalla serie B e dipinto, forse più di Moggi, dalla sentenza di primo grado di Napoli, come un filibustiere dalla favella svelta e il millantatore di un potere che forse non aveva, considerato che era Carraro, il presidente della FIGC oggi senatore della repubblica, che dirigeva i minuetti, telefonando di persona ai designatori per assicurarsi che in Inter Juve vincesse chi stava dietro. Oggi come allora i nerazzurri. Per Mazzini il PG ha chiesto 36 mesi. Essendo rientrato assieme ai designatori nella rinnovata accusa di associazione a delinquere scampata in primo grado.

Ed eccoci a Dattilo (Link ), uno dei casi più assurdi di tutta calciopoli. La partita è Udinese Brescia del 26 settembre 2004. Secondo l’accusa Moggi e Dattilo organizzano una frode sportiva. Per il giudice De Gregorio del processo breve a Giraudo, quando l’AD della Juve dice a Moggi che “se (Dattilo) è sveglio” gli dimezza la squadra (all’Udinese)”, si concretizza l’accusa. Invece più volte vi abbiamo raccontato che, nonostante i titoloni della Gazzetta dello Sport, calciopoli è fatta di tanti pezzi di puzzle che ognuno ha montato a modo suo per far quadrare le sue tesi. Fino a quando il lavoro delle difese non ha dato un ordine quantomeno cronologico ai fatti, che così riassemblati mostrano come sono andate le cose, piaccia o non piaccia.
La telefonata di Giraudo a Moggi è successiva al march, avviene cioè a partita finita e Giraudo fa una semplice constatazione. Inoltre. 1) Si scatena una rissa a fine partita con tre gialli (Pinzi, Muntari e Di Michele) e un rosso (Jankulovsky). Ma i 3 giocatori ammoniti non erano diffidati e il rosso fu dato su segnalazione del guardalinee, che a differenza di Dattilo non è mai stato indagato. 2) Moggi non ottiene che Dattilo venga salvato né da Baldas né dai designatori nella rubrica che tenevano sulla Gazzetta dello Sport. 3) La sim attribuita a Dattilo si attiva due mesi dopo questa partita, nel novembre 2004. 4) Secondo la sentenza di primo grado del processo breve, il 21 settembre 2004 si svolse una cena a casa Giraudo e si stabilì virtualmente la griglia che portò Dattilo a dirigere il match del 24, ma la sentenza di primo grado di Napoli recita che i sorteggi erano regolari. E tra Magnifici 12 e procura di Napoli non sanno che fine abbia fatto il filmato del sorteggio che però hanno taroccato con una sequenza di immagini sbagliata esibita come prova dall’accusa (Link). 5) Dattilo, come Bertini, ha rinunciato alla prescrizione.

Siccome molti degli accusati di calciopoli sono stati radiati e allontanati dalle cariche che si erano guadagnati nel mondo del calcio, che era la loro professione, forse sarebbe giusto che su tante incongruenze e misfatti si facesse chiarezza una volta per tutte e che qualcuno che si è adoperato per selezionare e inquinare le prove finisse a sua volta sotto processo.
In gioco c’è la credibilità non di uno sport o di qualche scalmanato tifoso, che anzi quelli si ritrovano a condurre altre battaglie, ma di un intero paese.

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