Nell’estate del 2006, quella di cui purtroppo dobbiamo e dovremo ancora a lungo parlare, presi una decisione drastica: avrei smesso di seguire tutto ciò che riguardava il calcio giocato. Oltre alla pay-tv, a cui ero abbonato da tanti anni, decisi di rinunciare ai giornali sportivi, alle trasmissioni che riguardavano il calcio e addirittura a siti, forum e blog che potevano in un modo o nell’altro riavvicinarmi a quel mondo. Tant’è vero che il mio incontro con GLMDJ fu pressoché casuale: un giorno in cui mi ero concesso un attimo di tregua avevo spulciato tra le pagine di internet, per vedere se qualcuno la pensava come me su farsopoli e… bingo! Fu amore a prima vista!
Ma torniamo all’estate 2006. Perché decisi di recidere quel cordone ombelicale che mi legava al calcio e alla Juve in particolare? Fondamentalmente, per due motivi. Il primo era che, successivamente a farsopoli, ritenevo che il campionato italiano non fosse più una cosa seria, ma una buffonata: se ci si ritrova nella hall di un hotel, per revocare scudetti, riassegnandoli a chi era arrivato dietro di un’eternità, e si elimina dal gioco la squadra più competitiva, allora stiamo assistendo ad una barzelletta (che oltretutto non fa neanche ridere). Il secondo, altrettanto importante, era che non riconoscevo più la mia Juve. Quella squadra, la cui proprietà aveva deciso di distruggere una storia ultracentenaria e che al posto di comando aveva sostituito la migliore dirigenza calcistica degli ultimi vent’anni con una manica di personaggi tragicomici, non poteva più essere definita Juventus. Non era una questione prettamente sportiva: avrei tranquillamente accettato di vedere la mia Juve sprofondare anche in C2, se quella disfatta fosse nata sul campo. Ma in quella maniera non potevo proprio accettarlo. Mi sentivo tradito e non potevo più condividere nulla con quella società infida.
Non fosse stato per GLMDJ, credo che il mio rapporto con il calcio (perlomeno quello professionistico) sarebbe finito lì. E invece trovai una ragione per cui appassionarmi ancora: i colori erano sempre gli stessi, bianconeri, e i compagni di viaggio mi davano garanzia di serietà ed entusiasmo. E la Juve? Fino a pochi mesi fa, per me ha continuato a non esistere. La presenza ingombrante di John Elkann e degli uomini che lo rappresentavano mi dava il voltastomaco. Per me, quella non era la Juve, ma la New Holland: certo, mi dispiaceva non dare il mio sostegno ai miei eroi (in fondo, Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, Buffon, Nedved, erano vittime quanto me dei misfatti accaduti nel 2006), ma non volevo in alcun modo mischiarmi al destino di Blanc, Cobolli e compagnia cantante.
Poi Andrea Agnelli ha deciso di entrare dalla porta principale, riprendendo ciò che gli sarebbe spettato di diritto dal primo momento. E qualcosa in me è cambiato. Certo, John Elkann è ancora lì, ma sembra sempre più lontano: basta pensare che quasi tutti i suoi uomini sono stati cacciati in brevissimo tempo. Resta da epurare solo Blanc, ma anche per lui i giorni oramai sono contati. E, quel che più conta, il nostro nuovo Presidente ha dismesso gli abiti penitenziali dei suoi predecessori, indicando una nuova linea: anziché ammettere colpe che non avevamo, Andrea pretende verità e giustizia su farsopoli. Musica per le mie orecchie! Anche in questo caso, mi si risponderà che oltre alle parole servono i fatti: ma la coerenza delle dichiarazioni (e degli atti formali) di Andrea lasciano chiaramente intendere che quella non sia solo una “mossa pubblicitaria” per riavvicinare pochi rancorosi tifosi di serie C, bensì una scelta precisa e ponderata.
E allora? Vale ancora la pena di restare nella mia isola, lontano dai campi di gioco? Il mio eremitaggio è ancora sensato? Certo, i campionati successivi a farsopoli sono contaminati da quel peccato originale che, nella mia visione delle cose, li rende insignificanti. Ma è anche vero che, se davvero credo nell’operato di questo nuovo corso juventino, forse sarebbe ora di tornare a seguire e sostenere la squadra come e anche più di prima. Non so quanti di noi abbiano scelto una linea analoga alla mia: quella di privarsi completamente, o quasi, del calcio giocato. Ma talvolta mi chiedo se i loro dubbi siano anche i miei: che sia ora di tornare a casa?
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