Quando penso all’Inter, mi vengono in mente certi personaggi che si autodefiniscono “collezionisti d’opere d’arte”, ma ai quali manca un presupposto fondamentale: la competenza. Questi soggetti rimediano quindi una serie di fregature a destra e a manca, spendendo montagne di soldi per riempirsi la casa di croste d’ogni tipo. Tipicamente, questi pseudo-intenditori si guardano bene dall’invitare un perito a valutare il proprio capitale, perché preferiscono cullarsi nel sogno di avere in casa capolavori di Picasso e Modigliani, pur covando nell’intimo la consapevolezza che molto difficilmente le tele attaccate ai muri di casa valgano più delle cornici che le sostengono.
Ciò che capitò nel 2006 mi fa pensare ad un appassionato di opere artistiche, che in casa non abbia nulla di valore. E così pensa bene di intrufolarsi nell’abitazione del vicino, per rubargli un quadro d’autore. Poi, come fare per rendere la propria collezione più corposa? Semplice: basta acquistare qualche ignobile imitazione di capolavori e il gioco è fatto. Peccato solo che, un po’ alla volta, la voce si sparga in giro: chiunque entra a casa sua, ridacchia, vedendo tante bufale appese ai muri. E, come se non bastasse, il vicino di casa ha perso la pazienza e ora rivuole indietro il quadro sottrattogli. Converrebbe, a questo punto, restituire il maltolto e stendere un velo pietoso sull’accaduto. Ma il nostro “eroe” ha una faccia di bronzo, che anche quelli di Riace gli fanno un baffo. E così rilancia: “Quel quadro è mio! Gli altri sono tutti autentici! E il mio vicino me ne deve dare altri tre o quattro, perché anche quelli in realtà sono miei!”.
È una situazione obbrobriosa. Esattamente come un obbrobrio è lo stato dell’Inter e di chi la rappresenta. Negli ultimi 4 anni, hanno messo in bacheca titoli vinti da altri, affiancandoli a trofei di dubbio valore. Eppure, anziché starsene buoni e zitti ad ammirare la loro collezione di oggetti in cartone e plastica, strepitano e pretendono di rubare ancora a casa del vicino. E non si rendono conto di essere ridicoli. Evidentemente, è il loro destino.
|