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Udienze Processi di N. REDAZIONE del 16/10/2010 16:06:56
Calciopoli. Roberto Rosetti

 

Tribunale di Napoli – Udienza del 12 ottobre 2010. Esame teste Roberto Rosetti

Avv. Bonatti, difesa Pairetto

Avv. Bonatti: «Può ripercorrere brevissimamente la sua carriera quale arbitro?»
Rosetti: «Ho cominciato ad arbitrare che avevo 16 anni, ho arbitrato per 27 anni in totale e 13 in Serie A. Ho arbitrato la finale di un Europeo, due Mondiali e poi ho smesso. L’ultima mia partita è stata nel Mondiale in Sudafrica di quest’anno. Era il 27 di giugno. Poi ho deciso da solo di smettere e di cambiare attività»
Avv. Bonatti: «Lei è stato anche eletto, non ricordo in che stagione, “Miglior arbitro dell’anno”…è vero?»
Rosetti: «Sì, nel 2008 ho ricevuto un premio prestigioso, che viene dato da un ente istituzionale mondiale, e mi hanno eletto “miglior arbitro del Mondo”»
Avv. Bonatti: «Prima di lei, era stato Collina, per sei anni se non erro, “miglior arbitro del Mondo”?»
Rosetti: «Sì, prima di me, Collina, ha vinto questo premio per 6 anni; poi, tra Collina e me hanno vinto questo premio anche altri arbitri e dopo ci sono stato io»
Avv. Bonatti: «Con riferimento al campionato di calcio 2004/05, lei era arbitro di Serie A?»
Rosetti: «Sì, assolutamente»
Avv. Bonatti: «Chi erano i designatori?»
Rosetti: «Pairetto e Bergamo»
Avv. Bonatti: «Con riferimento a questo campionato, lei ricorda di aver mai ricevuto pressioni o inviti da parte del dottor Pairetto per favorire o sfavorire alcune compagini calcistiche del campionato di Serie A o B?»
Rosetti: «No, assolutamente no»
Avv. Bonatti: «Lei era stato consigliato o invitato dal dottor Pairetto, o comunque dai designatori in generale, ad adottare un meccanismo di espulsioni o di ammonizioni di giocatori che fossero già diffidati e quindi che potessero in qualche modo danneggiare determinate squadre nella partita successiva?»
Rosetti: «Assolutamente no. Io faccio l’arbitro perché per me è un ideale, lo faccio perché è la mia passione, la mia vita, e non potrei mai fare una roba del genere»
Avv. Bonatti: «Quindi nessuno le forniva elenchi di giocatori diffidati?»
Rosetti: «Io non ho mai letto un elenco di giocatori diffidati»
Avv. Bonatti: «Durante i raduni, quando facevate i raduni a Coverciano, facevate anche delle riunioni per valutare le decisioni arbitrali della domenica precedente o delle domeniche precedenti?»
Rosetti: «Sì»
Avv. Bonatti: «E lei ritiene che in queste riunioni siano stati adottati da parte degli allora designatori, Bergamo e/o Pairetto, dei criteri di valutazione, delle modalità di valutazione, che in qualche modo enfatizzassero alcuni errori piuttosto che altri nell’ottica di poter “rimproverare” errori o favori nei riguardi di determinate squadre anziché di altre?»
Rosetti: «La mia unica focalizzazione, in questi raduni, era l’aspetto tecnico. Per me quello che contava era solo l’aspetto tecnico. Non mi sembra che i designatori curassero altri aspetti oltre quello tecnico»
Avv. Bonatti: «Con riferimento alle griglie, in quell’epoca, la designazione degli arbitri come avveniva?»
Rosetti: «C’era un sistema strutturato in questo modo: c’erano delle fasce di partite e delle fasce di arbitri. Chiaramente c’era un sistema a sorteggio, ovvero venivano determinati delle fasce di arbitri per quella fascia di partite. Per cui, il sorteggio era tra quegli arbitri e quelle partite. C’erano fasce di partite più importanti e a cascata sempre meno»
Avv. Bonatti: «Lei parlava di queste griglie con il dottor Pairetto? Ad esempio anche quando dovevano essere formate…ne discutevate, ne parlavate durante la settimana?»
Rosetti: «Chiaramente non era un mio compito entrare in questi argomenti perché era un compito del designatore, il responsabile era lui. Però non era il segreto di Stato, insomma…ne parlavano in modo molto normale»
Avv. Bonatti: «Lei ritiene che in quell’anno in particolare, e comunque sotto quella gestione, con quei designatori, fossero mai stati adottati dei criteri che non rispettavano lo stato di forma, i precedenti arbitraggi, le preclusioni? Le è mai capitato di vedere delle formazioni di griglie che le sembrassero anomale?»
Rosetti: «Onestamente per me quello che contava era solo la mia partita, concentravo l’attenzione sulla mia partita. Ero in una fase molto positiva della mia carriera arbitrale ed ero quasi sempre nella massima fascia quindi mi interessava la mia gara e basta»
Avv. Bonatti: «Se avesse notato anomalie, le avrebbe segnalate?»
Rosetti: «Chiaramente se mi accorgo che c’è qualcosa che non va, mi disturba. Io ho sempre fatto questa attività con grande correttezza e se ci fossero state delle situazioni non corrette potevo anche essere disturbato. Però non ho mai avuto modo di segnalare qualcosa, assolutamente»
Avv. Bonatti: «Lazio-Fiorentina del 22 maggio 2005; lei ricorda questa partita?»
Rosetti: «Me la ricordo bene, purtroppo. Noi arbitri possiamo anche commettere degli errori, e l’errore è parte “fondamentale” della nostra attività. C’è una notevole differenza tra quel che noi vediamo in televisione e quello che avviene sul campo, e a volte sul campo non è così facile. In questa partita non è che commisi un errore; io non vidi un fallo di mano, punto. Non lo vidi perché proprio non l’ho visto, per me l’aveva presa con la testa. Zauri (della Lazio) saltò per prendere la palla di testa, e poi la prese con la mano e non con la testa»
Avv. Bonatti: «Chi avvantaggiò, questo suo errore arbitrale, tra Lazio e Fiorentina? Di fatto, se lei avesse visto questo fallo di mano, cosa avrebbe dovuto fare?»
Rosetti: «Avrei dovuto dare un calcio di rigore a favore della Fiorentina e espellere il difensore della Lazio, Zauri. Avrei dovuto far così ma non lo feci perché non lo vidi»
Avv. Bonatti: «E neanche i suoi assistenti l’aiutarono in tal senso…»
Rosetti: «Anche se poi è sembrata una situazione molto chiara, in campo solo un giocatore si accorse di questa situazione, ed era Giorgio Chiellini della Fiorentina. Gli altri non se ne accorsero, talmente era violento il tiro. Per cui bisogna dire anche le cose come stanno. Addirittura il telecronista della partita si accorse di questa situazione al quarto replay. In campo non era così semplice da vedere, evidentemente. Poi noi sappiamo che il calcio ingigantisce le situazioni ed è sembrato un errore clamoroso»
Avv. Bonatti: «Tornando alle designazioni, lei, adesso, nel suo ruolo di preparatore tecnico della Serie B (responsabile degli arbitri della Serie B), procede anche nelle designazioni degli arbitri?»
Rosetti: «Certo»
Avv. Bonatti: «Come procede nelle designazioni? C’è un sorteggio?»
Rosetti: «No, scelgo io l’arbitro per la partita. Faccio la scelta diretta con piena responsabilità»
Avv. Bonatti: «Così come ha fatto il dottor Collina…»
Rosetti: «Sì, uguale»
Avv. Bonatti: «Con riferimento al dottor Pairetto, lei aveva un buon rapporto con lui?»
Rosetti: «Un ottimo rapporto»
Avv. Bonatti: «Ritiene che il dottor Pairetto avesse, nei suoi confronti, svolto il suo ruolo di designatore? In maniere imparziale?»
Rosetti: «Sì, con me è sempre stato corretto. Un rapporto nel rispetto dei ruoli»

Avvocato Picca, difesa Della Valle

Avv. Picca: «Tornando a Lazio-Fiorentina e al fallo di mano di Zauri, può dire, per completezza, nella circostanza che cosa decise?»
Rosetti: «Non ho visto il fallo di mano, quindi ho dato il calcio d’angolo, mi sembra chiaro. Io ho visto che colpiva il pallone di testa. Addirittura, per essere totalmente trasparente, incontrai Zauri tra primo e secondo tempo, perché l’episodio ci fu nel primo tempo e poi c’è stato tutto il secondo tempo, e rientrando in campo gli chiesi: “ma l’hai presa con la mano?” e lui disse: “guarda, io sono saltato per colpirla di testa e avevo il braccio alto. L’avrò toccata con la mano, ma è stato del tutto involontario il fallo”»
Avv. Picca: «Lei ha detto che solo un giocatore, Chiellini, protestò, dopo questo episodio, nei suoi confronti e ne sottolineò la circostanza. Risponde al vero che altri giocatori della Fiorentina -le faccio anche un nome: Di Livio- le segnalarono la circostanza come evidente?»
Rosetti: «Sinceramente non mi ricordo se Di Livio mi ha chiesto, nella circostanza…è passato tanto tempo»
Avv. Picca: «Le chiedo questo perché nelle riprese televisive dell’epoca, si registra che tutti (o quasi) i giocatori della Fiorentina si avvicinarono a lei per sottolinearle questa circostanza che fu, devo dire, clamorosa ed evidente per tutti, in quel momento. La domanda è: lei ricorda solo la protesta isolata e sporadica di Chiellini, o ricorda la protesta “corale” di quasi tutti i giocatori?»
Rosetti: «Ho già risposto e glie lo dico nuovamente; in quella fattispecie, non ci fu assolutamente una protesta “importante” di tutti i giocatori della Fiorentina, e questo glielo dico per certo, me lo ricordo. Poi, probabilmente qualcuno può avermi detto qualcosa, ma non ci fu assolutamente una situazione di protesta “corale”»
Avv. Picca: «Siamo a maggio 2005; lei ricorda la posizione di classifica delle due squadre che disputavano questa partita, cioè Lazio e Fiorentina?»
Rosetti: «La Fiorentina lottava per non retrocedere, la Lazio non ricordo»
Avv. Picca: «Con riferimento alle partite che andava ad arbitrare, ha mai ricevuto sollecitazioni, indicazioni o richieste, da parte di Bergamo, di arbitrare a vantaggio di una squadra e dunque a svantaggio dell’altra?»
Rosetti: «Impossibile»
Avv. Picca: «Una sollecitazione/richiesta di questo tipo, lei la ebbe a ricevere con specifico riferimento alla partita Lazio-Fiorentina di cui abbiamo parlato poc’anzi?»
Rosetti: «Assolutamente no»
Avv. Picca: «Le fu segnalata qualche circostanza particolare, da parte dei designatori, con riferimento a questa partita, dove come “circostanza particolare” mi riferisco sempre ad una richiesta di gestione della gara a vantaggio dell’uno e a svantaggio dell’altra?»
Rosetti: «No»
Avv. Picca: «Con riferimento sempre a questa partita, Lazio-Fiorentina, lei ha poi commentato o si è trattenuto con i designatori dopo la partita e quando, cioè, il suo errore venne particolarmente enfatizzato dagli organi di stampa?»
Rosetti: «Certo, è normale»
Avv. Picca: «Quale fu il contenuto di questo colloquio, di questo incontro - se ci furono colloqui o incontri-?»
Rosetti: «Nel momento in cui un arbitro sbaglia, il primo ad essere dispiaciuto è lui. Normale che da parte di Pairetto, ad esempio, nel momento in cui ha saputo dell’errore era dispiaciuto. Ma, ripeto, per un arbitro la cosa più importate è cercare di fare le cose giuste»
Avv. Picca: «Lei ha un incontro o un colloquio con Bergamo e Pairetto dopo la partita?»
Rosetti: «Ci siamo sentiti telefonicamente»
Avv. Picca: «Quindi si sente telefonicamente con Bergamo e Pairetto o rispettivamente con l’uno o con l’altro?»
Rosetti: «Con tutti e due»
Avv. Picca: «Può dire quale fu il tenore di questo colloquio telefonico?»
Rosetti: «Eufemisticamente non è che Bergamo avesse un approccio psicologico così compassato. Era abbastanza adirato per questa situazione. Pairetto, devo dire, più comprensivo. Ma credo che faccia anche parte del loro carattere, della tipologia della persona»
Avv. Picca: «E’ corretto dire che questo colloquio con Bergamo ebbe in oggetto esclusivamente la censura nei suoi confronti dal punto di vista tecnico, le sottolineò solo che aveva commesso un errore?»
Rosetti: «Sì, lo sottolineò anche con dei termini non proprio appropriati. Il contenuto del colloquio fu questo»
Avv. Picca: «Lei ha verificato/registrato nell’andamento dell’incontro un atteggiamento dei giocatori, dell’una e dell’altra squadra, che non fosse un atteggiamento di correttezza e lealtà sportiva?»
Rosetti: «Noi, durante una partita importante rivolgiamo tutta la nostra attenzione all’aspetto tecnico e non ho riscontrato alcun tipo di particolare condotta differente delle squadre. La cosa che posso dire è che questa situazione è accaduta nel primo tempo, c’è stato un secondo tempo, e nonostante sapessi di aver sbagliato, ho arbitrato il secondo tempo con i miei valori, con il mio modo di stare in campo, come se non fosse successo niente»
Avv. Picca: «Se lei avesse riscontrato comportamenti non aderenti ai principi di lealtà sportiva, aveva l’obbligo di segnalarlo nel suo referto piuttosto che ai designatori?»
Rosetti: «Sì, ma cosa avrei dovuto vedere? I giocatori si giocavano la partita…»
Avv. Picca: «Lei forse mi ha suggerito la domanda. I giocatori se la giocavano la partita in campo?»
Rosetti: «Certo che se la giocavano. Credo che avevano degli obiettivi da raggiungere»

Avvocato Morescanti, difesa Bergamo

Avv. Morescanti: «Lei, prima, in riferimento alla sua carriera odierna nel mondo arbitrale, ha spiegato al collegio di essere il designatore degli arbitri di Serie B, e che oggi, a differenza degli anni in cui c’erano i suoi colleghi designatori Bergamo e Pairetto, decide direttamente; per cui va con designazione invece che con sorteggio. In base a questa circostanza della designazione diretta, quindi della responsabilità sua che ha direttamente nello scegliere gli arbitri, vuole spiegare al collegio con quale criterio sceglie gli arbitri da inserire in determinate partite? Ovvero, ci sono partite più o meno importanti e quindi lei si avvale nelle partite più importanti degli arbitri che lei tecnicamente ritiene più preparati? E’ questo il criterio, diciamo che lei segue?»
Rosetti: «Sì, devo dire che il criterio è molto ampio. Chiaramente ci sono vari fattori che per me sono importanti nella scelta degli arbitri. Innanzi tutto la loro qualità, la qualità arbitrale. E’ un fattore molto importante perché, come in tutte le attività, ci sono arbitri più bravi e altri meno bravi. Un altro fattore è l’esperienza; se ci sono partite di particolari difficoltà, tendo ad inserire per quella partita un arbitro che abbia l’esperienza. Fondamentalmente l’obiettivo è quello di cercare sempre di mettere nelle migliori condizioni l’arbitro per la partita che deve andare a dirigere»
Avv. Morescanti: «Se lei oggi fosse vincolato dal sorteggio, e quindi dovesse scegliere di formare una griglia invece di fare una designazione diretta, è giusto dire che lei, in base a questo ragionamento tecnico che fa, inserirebbe nella prima fascia, delle gare più importanti diciamo, arbitri che hanno più esperienza, che sono più bravi, che sono meglio preparati?»
Rosetti: «Beh, questo è chiaro. A volte, però, ci può essere anche l’inserimento di qualche giovane»
Avv. Morescanti: «Nella sua designazione diretta, è sempre vincolato dalle stesse preclusioni che avevano nella stagione 2004/05 Bergamo e Pairetto, ovvero la residenza, 6 gare di seguito…?»
Rosetti: «No, le 6 gare di seguito non ce l’abbiamo, però chiaramente la residenza e la località di lavoro si»
Avv. Morescanti: «Quindi diciamo che tutte le preclusioni, a parte le 6 gare di seguito, sono rimaste invariate»
Rosetti: «Sì. Poi chiaramente, certo che un arbitro non può arbitrare sempre la stessa squadra perché non avrebbe senso»
Avv. Morescanti: «Corrisponde al vero che lei, in un derby Roma-Lazio, ha dovuto sospendere addirittura la gara per questione di ordine pubblico?»
Rosetti: «Corrisponde al vero»
Avv. Morescanti: «Ci può raccontare brevemente cosa successe in quell’occasione?»
Rosetti: «Fu un’esperienza assolutamente surreale perché si scatenò un tam tam di voci tra il pubblico che era morto un bambino fuori dallo stadio. E quindi si è creata un’atmosfera assolutamente incredibile e drammatica all’interno dello stadio, e quest’atmosfera ha contagiato anche tutti gli “attori protagonisti” del campo, soprattutto i giocatori»
Avv. Morescanti: «Lei si ricorda se si diceva chi e come aveva ucciso questo bambino? Si ricorda la storia?»
Rosetti: «Sì, me lo ricordo benissimo. Purtroppo questa è stato un avvenimento allucinante, perché si diceva che non era vero, e non era vero, che una camionetta della polizia aveva investito questo bambino. Ed è successo che questo fatto non vero, allo stadio è diventato vero. E i giocatori non volevano più continuare la partita. C’era un clima dove assolutamente non si poteva continuare la gara»
Morescanti: «Ovvero? Se lo vuole spiegare al presidente»
Rosetti: «I giocatori erano assolutamente terrorizzati, non volevano più continuare la partita perché avevano anche paura di rappresaglie dei tifosi. E poi si è creata una situazione equivoca, perché in realtà il prefetto di allora, il dottor Serra, cercava di rassicurare noi che eravamo in campo del fatto che non era successo, però è stata una psicosi di massa, nessuno voleva continuare. Io ho provato, su indicazione dell'allora questore, a ricominciare la gara, ma i giocatori calciavano la palla fuori perché non volevano giocare»
Morescanti: «Lei ha prestato l'attenzione in particolar modo sui giocatori, ma lei ricorda sugli spalti quante persone c'erano? Se può indicare al collegio se lo stadio era pieno, quante persone contiene lo stadio Olimpico, e il comportamento degli spettatori sugli spalti lei lo ricorda?»
Rosetti: «Beh, il comportamento degli spettatori era assolutamente contrario alla continuazione della partita, addirittura avevano acceso dei fuochi in tribuna, qualche tifoso era entrato sulla pista d'atletica. Non c'era una bella situazione»
Morescanti: «Grazie, non ho altre domande»

Avvocato Gallinelli, difesa De Santis

Gallinelli: «Focalizzo la sua attenzione su una partita, Reggina-Cagliari, disputata il 12 dicembre 2004. Ricorda il nominativo dell'arbitro che venne designato per tale incontro?»
Rosetti: «Ero io»
Gallinelli: «Lei arbitrò quella partita?»
Rosetti: «No»
Gallinelli: «Ricorda il perché non arbitrò quella partita?»
Rosetti: «Non arbitrai quella partita perché purtroppo mia moglie era in attesa della mia seconda figlia, ebbe una minaccia d'aborto e io dovetti correre a casa perché andammo in ospedale, eccetera...Quindi io chiaramente non me la sentii di lasciare mia moglie da sola e decisi di rifiutare la partita»
Gallinelli: «Ci furono ragioni particolari per cui lei venne designato per quella partita? Ebbe la percezione che ci fosse qualche motivo particolare, un interesse dei designatori, perché lei venisse designato per Reggina-Cagliari?»
Rosetti: «In quel periodo c'era il sorteggio, io fui sorteggiato per questa partita»
Gallinelli: «Lei ricorda poi chi arbitrò questa partita? »
Rosetti: «Massimo De Santis »
Gallinelli: «Lei qualche ora prima delle partite per le quali veniva designato veniva contattato telefonicamente, per ragioni tecniche, dai designatori arbitrali?»
Rosetti: «Prima delle partite non sempre, raramente, ci sentivamo magari il giorno prima, ma non era una regola»
Gallinelli: «Con riferimento alle partite più delicate lei ha detto molto raramente»
Rosetti: «Sì, ogni tanto poteva accadere. A volte poteva accadere, c'era un richiamo all'attenzione, alla concentrazione. Ma non era una regola»
Gallinelli: «E dopo le partite aveva modo poi di commentare?»
Rosetti: «Sì, assolutamente. Questo era consuetudine, parlare con i designatori dopo la partita era normale, noi commentavamo quello che era successo»
Gallinelli: «Faccio un piccolo passo indietro sulla partita Reggina-Cagliari. Lei ha detto che quella partita venne arbitrata da De Santis, si ricorda perché? De Santis era designato quale sua prima riserva?»
Rosetti: «No, non me lo ricordo»
Gallinelli: «A questo punto le devo contestare quanto da lei dichiarato l'11 gennaio 2007, laddove lei riferisce che venne designato per tale partita l'arbitro De Santis perché era appunto prima riserva... »
Casoria: «Lei a suo tempo ha dichiarato questo, non se lo ricorda?»
Rosetti: «Sì, può darsi che lo abbia dichiarato, adesso non me lo ricordavo»
Casoria: «Il teste può anche non ricordare... adesso lo ricorda »
Gallinelli: «Era solo per sollecitare il ricordo»
Rosetti: «Sì, sì, va bene». Lo ricorda. «Può darsi che nel 2007, essendo più vicina la data, avessi ricordato che era prima riserva...»
Gallinelli: «Può riferire al tribunale cosa sono i poli di allenamento degli arbitri?»
Rosetti: «Nelle città dove ci sono degli arbitri di serie A o serie B ci sono delle strutture dove gli arbitri vanno ad allenarsi con gli assistenti. Poi ci sono anche arbitri delle altre categorie, comunque hanno un aspetto di preparazione puramente atletica»
Gallinelli: «Quali sono i criteri utilizzati perché un arbitro venga indirizzato verso un polo d'allenamento anziché un altro?»
Rosetti: «Sono criteri geografici, a Torino c'è un polo d'allenamento, io sono di Torino vado a Torino. Se c'è un ragazzo che abita a venti/trenta chilometri... è un discorso puramente logistico»
Gallinelli: «E l'attività lavorativa svolta da un arbitro è anche un criterio utilizzato?»
Rosetti: «Beh chiaro, deve essere comodo il polo»
Gallinelli: «Se lei avesse svolto la sua attività lavorativa a Roma, lei avrebbe potuto allenarsi nel polo d'allenamento di Roma?»
Rosetti: «Beh, di certo non tornavo a Torino per fare allenamento»
Gallinelli: «Si ricorda chi erano gli altri arbitri che si allenavano nel polo di Torino?»
Rosetti: «Certamente. Ce ne sono una ventina: Calcagno, che è qui con me, Walter Giachero, un assistente di serie A, Comito, Giorgio Lops, eccetera...»
Gallinelli: «Si ricorda qual era il polo d'allenamento dell'arbitro De Santis?»
Rosetti: «Non con grande precisione, perché io non mi sono mai allenato con loro, però suppongo che ci fosse Stefano Farina, probabilmente ci sarà stato Maurizio Ciampi, probabilmente assistenti di Roma come Ceniccola, Fornasin forse. Non so con esattezza»
Gallinelli: «Quindi ragioni geografiche anche come criterio per la scelta degli arbitri che si dovevano allenare nel polo di Roma?»
Rosetti: «Sì»
Gallinelli: «Lei partecipò alla preselezione per la partecipazione al mondiale in Germania?»
Rosetti: «Sì»
Gallinelli: «Con quale arbitro partecipò?»
Rosetti: «Con Massimo De Santis e con quattro assistenti»
Gallinelli: «Quindi lei ebbe modo di frequentare, magari anche precedentemente e di avere un rapporto..»
Rosetti: «Un buon rapporto, assolutamente»
Gallinelli: «Questa preselezione in che anno iniziò?»
Rosetti: «La preselezione dei mondiali comincia due o tre anni prima del mondiale, quindi credo intorno al 2003»
Gallinelli: «Quindi in quel periodo ebbe una frequentazione maggiore con l'arbitro De Santis? »
Rosetti: «Certo, poi per un discorso anche di comparazione tecnica, ci raffrontiamo continuamente con gli arbitri del nostro livello»
Gallinelli: «De Santis le manifestò mai, le diede delle volte indicazioni su come arbitrare determinate partite? Magari a favore di una squadra piuttosto che un'altra?»
Rosetti: «No, assolutamente. È impossibile, se fosse successo avrei... »
Gallinelli: «Facendo un passo indietro ai poli di allenamento; lei e i suoi colleghi eravate, per ragioni geografiche o lavorative, obbligati a frequentare un determinato polo di allenamento. Erano delle direttive che vi venivano date dalla CAN?»
Rosetti: «Noi avevamo l'obbligo di frequentare i poli di allenamento»
Gallinelli: «Lei prima ha detto che non conosceva la posizione disciplinare dei giocatori delle squadre»
Rosetti: «No, non l'ho mai fatto perché non mi interessa. Io devo andare in campo scevro da qualsiasi tipo di discorso»
Gallinelli: «Le è mai capitato di apprendere successivamente di aver ammonito dei giocatori diffidati di squadre che la domenica successiva avrebbero incontrato la Juventus?»
Rosetti: «Può anche esser capitato, ma è una cosa che non mi interessa proprio. Non è importante per me questo discorso»
Gallinelli: «Lei ricorda chi fu l'arbitro della partita Lecce-Parma del 29 maggio 2005?»
Rosetti: «Sì, era Massimo De Santis»
Gallinelli: «Lei si ricorda se ebbe modo di parlare della... »
Rosetti: «Sì, sì, gli parlai dopo la partita»
Gallinelli: «Parlò in merito alla condotta...»
Rosetti: «Sì, parlammo in merito alla condizione disciplinare della gara»
Gallinelli: «Le era capitato altre volte, con riferimento ad altre partite di parlare con dei suoi colleghi relativamente alla rispettiva condotta arbitrale?»
Rosetti: «Per noi è fondamentale questa cosa qua. Per un arbitro la comparazione tecnica è fondamentale, deve succedere. Un arbitro per imparare deve continuamente relazionarsi con i suoi colleghi per cercare di diventare migliori»
Gallinelli: «E questo confronto, con riferimento alla gara Lecce-Parma, la portò a criticare a censurare la condotta arbitrale del De Santis?»
Rosetti: «Questa partita è di un po' di tempo fa. Però nello specifico non mi ricordo di averlo criticato assolutamente»
Gallinelli: «Nessuna altra domanda, grazie»

Il pubblico ministero Capuano

Capuano: «Presidente, delle brevi precisazioni in merito all'incontro Lazio-Fiorentina. Lei ha riferito che le capitava di ricevere prima della gara delle telefonate dei designatori. Quella fu una delle gare in cui ha ricevuto delle telefonate da uno o da entrambi i designatori?»
Rosetti: «Sì, mi sembra che al mattino Bergamo mi chiamò per salutarmi, per sapere come stavo. Oltretutto quella settimana ero stato anche in Arabia Saudita ad arbitrare una partita internazionale, e mi chiese nello specifico come mi sentivo fisicamente. Telefonate, devo dire, abbastanza di routine»
Capuano: «E Pairetto anche la chiamò in quell'occasione?»
Rosetti: «Pairetto non mi ricordo onestamente, sicuramente non il giorno della partita, però può essere capitato il giorno del mio ritorno da Rihad, probabilmente il giorno precedente Pairetto mi chiamò per sapere come era andata la partita»
Capuano: «Poi lei ha rappresentato che l'episodio del mani del giocatore Zauri è stato nel primo tempo»
Rosetti: «Sì»
Capuano: «Vuole rappresentare cosa è successo nell'intervallo?»
Rosetti: «Nell'intervallo successe che arrivò una telefonata, non a me, tendo a sottolineare; non a me perché io in ventisette anni non ho mai tenuto il mio cellulare acceso durante l'intervallo, chiamò Paolo Bergamo al quarto ufficiale di gara, Luca Banti, e non fu molto contento della valutazione tecnica che noi purtroppo... , nella fattispecie sbagliammo. Anzi, usò un approccio psicologico un po' forte. A quel punto lì chiusi la telefonata e buona, io dovevo fare la partita. Per me quello era l'obiettivo»
Capuano: «Che cosa le disse Bergamo?»
Rosetti: «”Come hai fatto a non vederlo? Come hai fatto a non vederlo? L'ha presa con la mano!” Roba di questo tipo»
Capuano: «Lei quante partite ha arbitrato nella sua carriera?»
Rosetti: «Parecchie, adesso non ho il numero»
Capuano: «Oltre duecento, trecento? »
Rosetti: «No, di più »
Capuano: «Le è capitato altre volte di ricevere telefonate nel corso del primo e il secondo tempo? »
Rosetti: «Le ripeto che io non ho mai tenuto acceso il telefono tra il primo e il secondo tempo, per cui è impossibile che mi sia capitato, e anche nella fattispecie non mi è mai successo»
Capuano: «Questa di tenere spento il cellulare nel corso della partita era una sua scelta?»
Rosetti: «Era una mia scelta, perché io credo che per me quei novanta minuti siano da vivere con massima attenzione e concentrazione, e non possono esistere altri fattori che possono disturbare la mia partita»
Capuano: «Un'ultima precisazione. Lei ha detto di essere di Torino, in quel campionato o in altri campionati ha mai arbitrato la Juventus? »
Rosetti: «Mai»
Capuano: «Va bene, non ho altre domande»

Rosetti viene congedato dal Presidente.

Trascrizione di E. Loffredo e A. Staffieri

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