Uomini o Peter Pan? Domenica 21 novembre, nel corso della puntata settimanale di Report su RAI 3, è andato in onda un servizio di aggiornamento sulla vicenda che riguarda Tanzi, che ha dato ampio risalto alla notizia che Parma e Verona avessero lo stesso proprietario e che il fatto costituisse un illecito. Quasi a rimarcare un contrasto netto, è seguito un servizio sulle gesta di
Zdenek Zeman, il grande accusatore della Juventus nel 1998, quando la sua intervista rilasciata in luglio a L’Espresso fece finire la Juventus sotto processo con l’accusa di doping.
Il servizio traccia la storia dell’impavido allenatore, che partito dalla promozione in A del suo Foggia, intende imporre la sua idea di calcio forgiata sul “il risultato è parziale, la prestazione no”, culminata nella partita vinta dalla sua Lazio contro la Fiorentina con l’inusuale risultato di 8 a 2. In seguito il novello Peter Pan traversa il Tevere e giunge sulla sponda romanista, dove la sua nave si arena per colpa del mostro più mostro che la storia del calcio e d’Italia avessero mai visto: Luciano Moggi. Come ha osato testimoniare anche durante le udienze del processo di Napoli, suscitando moti di ilarità diffusa che facilmente potrete rinnovare ponendovi all’ascolto delle registrazioni fruibili sul web.
Ci tengo a precisare alcune cose. La prima è piuttosto scontata. Sono una tifosa Juventina e per di più di quella specie orgogliosa e irriducibile che passa per “rancorosa”, ma anche il signor Zeman, all’epoca delle accuse alla Juventus, era di parte, essendo allenatore della Roma e nutrendo di conseguenza se non del rancore, che non sarebbe proprio degli eroi antijuventini, ai quali sta a cuore soltanto la salute dei giocatori bianconeri e se ne fregano degli altri, almeno del sano antagonismo contro l’avversaria di sempre. Quella der go’ de Turone, per intenderci.
La seconda prevede il diritto di avere delle opinioni e nella fattispecie di intendere il calcio, quello giocato e quello pensato come filosofia di vita, in maniera non omologata a un’idea di giustizia e perfezione di parte. Considerato pure che allenatori come Trapattoni (che vinceva “prima” della Triade) e Capello (che adesso allena la nazionale inglese, tradizionale patria natale del football), livori a parte, ci metterebbero un bel po’ di minuti a elencare i loro successi. Senza lagnarsi nemmeno che qualcuno lo abbiano perso per strada, per demeriti propri, sfortuna o processi sommari. Considerato che vincere 8 a 2 non significa solo essere bravi, ma anche che l’avversario è modesto.
Aggiungerei pure che se si vuole parlare di calcio, almeno non confondere la Prima Divisione Lega Pro, ex C1, con la Terza Categoria. E pure andare a vedere negli anni che fine hanno fatto tutte quelle persone degne di credibilità presso le quali la Juve avrebbe impedito al nostro eroe di continuare la sua personale battaglia al sistema. Un nome per tutti:
Gazzoni Frascara. Un altro dei grandi accusatori che al momento di accusare si sono rimangiati tutto, salvo doversi ingoiare procedimenti per reati di bancarotta fraudolenta. Ma tanto ce lo ha spiegato anche Coppola, se c’è da accusare, a chi fa le indagini interessa soltanto la Juve. E nonostante in questi anni non siano mancati i calciatori e le squadre (vedere per es. Kallon e i sempre onesti neroblu, anno di grazia 2003) pizzicati dai controlli antidoping, lo sputtanamento mediatico di quasi dieci anni regalato alla Juventus da Guariniello non avrà mai fine. Rinnovato dalla flebo di Cannavaro (per altro iniettata quando era nel Parma) o dalla famosa puntura dell’ape di turno. Vedere soprattutto le sentenze di quel processo per doping. E dire una volta per tutte che la sentenza di secondo grado della Corte d'Appello di Torino il 14 dicembre 2005 ha assolto Giraudo e Agricola e che solo la pervicacia del ricorso alla Suprema Corte ha fatto entrare in ballo la prescrizione. Con questa risoluzione dei giudici in cassazione: "Astrattamente condivisibile il ricorso presentato dalla Procura di Torino contro le assoluzioni".
La prescrizione poi, sarebbe da osservare, ha finito negli anni per essere un’arma a doppio taglio usata contro la Juventus e la Triade. Perché
è tutto un gioco di tempi e di telefonate scomparse e tardivamente riapparse se abbiamo capito che l’etica non è più un dato oggettivo, ma diversamente applicabile a seconda dei beati e dei mostri. Con la complicità del diffuso sentimento popolare, ma non solo, purtroppo. La prescrizione è diventata la pietra al collo o l’ancora di salvezza a seconda di chi tiene il timone e non si capisce più se sotto le vesti di Capitan Uncino ci siano petrolieri, carabinieri o giudici. Tutti insieme appassionatamente filmati durante qualche cerimonia culturale, intenti a presentare libri di argomenti che non hanno insegnato loro niente. L’unico di cui si conosca l’identità è il coccodrillo, seppure non sempre vestito di rosa.
Questo mi aspetto da Report, che si provi a tenere la rotta. Seconda stella a destra, oltre decreti spalma debiti, plusvalenze, brand, più in là, in lontananza, si intravede una nave battente bandiera bianconera. Sull’Isola che non c’è hanno iniziato a muoversi dai tempi della famigerata Triade di pirati nell’ottica del fair play finanziario, nonostante un altro processo, e stanno persino costruendo uno stadio.
di
Giusy FioritoCommenta l'articolo sul nostro forum!