«Ma di cosa si offendono? lo sanno tutti che le cose che diciamo al Processo di Biscardi non sono credibili». Tra le accuse mosse a Moggi ricordiamo quella del
condizionamento mediatico effettuato attraverso il presunto controllo del
“processo di Biscardi” e il suo
“moviolone” . Non è uno scherzo, anche se effettivamente fa sorridere, ma è oggetto di un capo d’imputazione all’interno del processo di Napoli.
Ancora una volta viene da chiedersi quale sia stato il metodo con cui sono state portate avanti le indagini e le accuse:
superficialità o malafede? Noi crediamo che si voleva fare una seria indagine sul controllo mediatico sarebbero stati
ben altri gli imputati. Oltretutto che questa trasmissione fosse esclusivamente permeata di
“argomenti da bar sport” , era già noto. Il 22 marzo 2000, a firma di
Antonio Dipollina, viene pubblicato su Repubblica un articolo dal titolo:
” Biscardi assolto. Niente offese quel processo è da bar sport” . Ne riporto parte del contenuto:
A ottobre, arriva l' archiviazione, firmata dal pm Giuseppe Amato, sostituto procuratore al tribunale di Roma. Ma perché Amato archivia? Semplice, perché accoglie la tesi difensiva di uno degli indagati, lo stesso Aldo Biscardi. Il quale, si legge nella sentenza, argomentò "in termini convincenti e rispondenti al vero che trattasi di un programma televisivo il cui oggetto principale è proprio quello di suscitare con linguaggio diretto ed espressioni volutamente forti discussioni, spesso pretestuose, tipiche da bar sport". In tale prospettiva - prosegue il giudice, a quanto pare continuando a citare o quantomeno a parafrasare la tesi di Biscardi- "la credibilità oggettiva delle notizie riportate e fatte oggetto di dibattito è riconosciuta come assai bassa, secondo l' opinione comune, trattandosi non infrequentemente di notizie create o gonfiate per suscitare la polemica". Conclusione del giudice: "I toni, la sede e la natura degli interventi depongono per essersi trattata di una tipica discussione ' ' da bar' ' finalizzata all' incremento dell' audience attraverso l' uso di toni e contenuti platealmente esagerati....". Quindi un giudice archivia, accogliendo la tesi difensiva degli accusati; accusati consapevoli di fare solo chiacchiere da bar sport . Lo stesso Biscardi commentò la chiusura del procedimento in questo modo:
''Ma di cosa si offendono? lo sanno tutti che le cose che diciamo al Processo non sono credibili''. Tutti consapevoli quindi, tranne chi ha condotto le indagini:
oppure lo scopo era solo quello di veicolare con un ulteriore accusa quella condanna basata sul fomentato sentimento popolare? Riprendo questo argomento perché, l’altro giorno,
il quotidiano.net ha pubblicato un articolo dedicato agli 80 anni di Biscardi, ricordando il suo
“progiesso” come
“la trasmissione che fu metafora dell'Italia per 31 anni… Con le litigate a comando del suo Processo, Biscardi ha caratterizzato un'epoca del costume italiano trasformando l'analisi del campionato di calcio in cabaret” . C’è e c’era consapevolezza tra i media della reale valenza della trasmissione (eppure su quelle accuse non si è mai levata alcuna critica, anzi,non ci hanno pensato due volte ad infierire), ma nonostante un’archiviazione firmata da un pm (avranno poi valore sul sentimento popolare?) e una confessione dello stesso Biscardi (
“non sono cose credibili!” ), sono state comunque utilizzate le intercettazioni tra Moggi e Baldas e Biscardi per celebrare un fantomatico potere di condizionamento. Sì, anche se ad essere eventualmente condizionato, non era un serio programma di approfondimento ma uno spettacolo di varietà.
Un piccolo spaccato di una realtà sempre più chiara e usata senza remore e senza nascondersi, da chi non sa più che pesci pigliare.
Certo è paradossale che
"il vero inventore del calcio parlato'', con i suoi
“sgub” e congiuntivi errati,
finisca per certificare definitivamente lo stato comatoso della credibilità della nostra magistratura inquirente. Commenta l'articolo sul nostro forum!