GLMDJ su CalcioGP, diretto da Giancarlo Padovan"La grande popolarità del calcio sta nel fatto che in ogni angolo del mondo c'è un bambino che si diverte con un pallone fra i piedi, ma oggi è sempre più un industria e sempre meno un gioco". Con queste parole Milena Gabanelli ha introdotto una puntata di Report con protagonista l’allenatore Zdenek Zeman.
Se qualcosa abbiamo capito in questi anni di post calciopoli, è stato il prendere coscienza del grande potere che i media utilizzano, non per fare informazione (solo in rarissimi casi), ma per influenzare un intero popolo di fruitori di calcio e sport in genere, bambini inclusi.
Informazioni manipolate ad arte per far arrivare un messaggio ben preciso, utilizzando figure dichiaratamente di parte, costruite e rafforzate con operazioni mirate di politica mediatica, nel momento in cui l’opinione pubblica ha bisogno di essere nuovamente indirizzata.
Un esempio recente ci viene dato dalla puntata di Report che ha ospitato il grande accusatore juventino, Zdenek Zeman, per arrivare al processo doping alla Juventus. L’ambiente è stato creato ad arte: intervista a Guariniello, informazioni parziali e non corrette con l’uso del classico taglia e cuci, portando in trionfo le dichiarazioni/accuse dell’allenatore (che rimangono solo e soltanto parole).
In realtà, nel
“più importante processo per doping del nostro paese“, che si è concluso con l’assoluzione del medico sociale della Juventus Agricola, il doping non è stato dimostrato. Gustavo Witzel, motivando la sentenza, ha precisato che l’utilizzo di integratori e farmaci, pur essendo
“un fenomeno purtroppo frequente nelle squadre di calcio della massima divisione”, non è reato. Così come per l’utilizzo di Epo (sostanza dopante), ha stabilito che il fatto “non sussiste””. Questi aspetti sono stati volutamente omessi da Giuliano Marrucci (che ha curato il servizio per Report), favorendo, alla lettura di una sentenza, i sussurri di un allenatore e le accuse di un pm che ha visto cadere le proprie tesi in un’aula di tribunale. Una dimostrazione di cultura sportiva (e non solo) al contrario.
Ai bambini, citati in apertura dalla giornalista Gabanelli, potrebbero spiegare perché, per una pratica diffusa come quella dell’utilizzo di integratori e farmaci al di là delle dirette indicazioni terapeutiche (
“off label “), una sola squadra è stata processata; come bisogna spiegare il perché, pur in presenza di una sentenza definitiva di assoluzione, al giornalista di turno, viene permesso di presentare un servizio in cui, rimescolando le carte in modo doloso e fazioso, la fa apparire come una sentenza di colpevolezza. Vogliamo forse far credere a questi bambini che le
“chiacchiere da bar” sono più importanti di una sentenza arrivata dopo un processo?
Pochi giorni prima, Bruno Gentili per Rai Sport, intervistando lo stesso Zeman, gli concedeva l’ennesima occasione per lanciare le sue accuse sul calcio. Un’operazione mediatica che aumenta la consapevolezza del potere che vuole essere dato a chi si presta, come l’allenatore boemo, a diffondere l’ unico messaggio in cui magicamente la realtà non è quella accertata dalla legge e dai fatti, ma le fantasie esaltate da una corrente di pensiero che ha la consapevolezza di poter indirizzare l’opinione degli ascoltatori/lettori.
Non è un caso che il direttore della Gazzetta dello Sport (direttore del più diffuso quotidiano sportivo in Italia e l’unico giornale che arriva anche all’estero), Fabio Monti, in occasione della consegna a Zola di un premio intitolato a G. Facchetti, ha dichiarato:
“..la preservazione di figure che sono importanti per la storia del calcio...deve essere importante per chi come noi orienta l'opinione pubblica".Bambini, voi che amate il calcio, cercate sempre la verità basandovi sulla conoscenza dei fatti, così come abbiamo fatto tutti noi affrontando calciopoli. Nel nostro paese manca una cultura sportiva, l’ultrà da tastiera, per sua stessa ammissione, non è in grado di garantire un’informazione leale ma ha, come priorità, quella di deviare il vostro modo di ragionare, orientandolo laddove vuole.
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