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Attualità di G. GALAZZO del 17/12/2010 07:48:47
Cassano – Sampdoria, quando finisce un amore....

 

Quando finisce un amore non c’é un solo colpevole e i torti dell’uno non sono mai unicamente le ragioni dell’altro. Arrivati a questo punto della storia Cassano-Sampdoria, era quasi inutile aspettare la sentenza in mano all’arbitrato, così come era inutile e impossibile tentare una mediazione che ricomponesse i rapporti: Cassano e la Samp viaggeranno ognuno per la propria strada, ognuno alla ricerca delle proprie rivalse, ognuno in cerca di nuova gloria, per far pendere la bilancia del torto e della ragione a discapito o a favore dell’altro.

Difficile dire chi, nel borsino della credibilità, vada in guadagno e chi in perdita ; é però evidente che entrambi abbiano perso su tutti i fronti visto che i veri sconfitti, in questa storia d’amor presunto, sono i tifosi della samp in primis e gli amanti del bel calcio in generale.
Perché, non c’è alcun dubbio, Cassano, nei suoi bizzarri comportamenti, nelle sue plateali uscite, era e rimane indiscutibile talento nello scarno panorama calcistico italiano, talento talmente raro da far credere o far finta di credere, ai saccenti giornalisti sportivi, che la conversione di Cassano alla saggezza traesse ispirazione da quella dell’ innominato di manzoniana memoria.


Se vogliamo trovare un motivo di malcelata soddisfazione, di compiaciuta ironia , tutto ciò é facilmente individuabile nel comportamento dei media: nasce il dilemma su come comportarsi ora con Cassano, tanto sponsorizzato e acclamato dopo il disastroso mondiale da farlo passare per la panacea di tutti i mali, da renderlo come il redento incompreso dai malvagi.
Ospitata nel palcoscenico più ambito d’ Italia (Sanremo), interviste compiacenti, cronache estasiate per un gol da un metro, ilarità nei confronti di chi ha osato non credere in lui: questa è stata la falsariga del “panegirico “ Cassano , con il denominatore comune di affossare il nemico del calcio passato ( con un mondiale fallito usato come scolorina di tutti i precedenti e scomodi trionfi) piuttosto che proteggere il talento.
Errore imperdonabile perché Cassano non va protetto, non deve essere esaltato all’eccesso, guai a fargli credere di essere intoccabile e indispensabile: il male é stato quello, assieme alla perdita di un dirigente e di un allenatore ( Marotta e Delneri) strategicamente e caratterialmente capaci di non abbassare , nei suoi confronti , il livello di guardia.


Detto ciò, non mi sento capace di schierarmi dalla parte del presidente Garrone perché, a mia personalissima e altrettanto opinabile sensazione, la “querelle Cassano” parrebbe anche un insperato pretesto per liberarsi di un calciatore che avrebbe dovuto discutere un complicato rinnovo contrattuale; magari a cifre non adeguate ai parametri della società, magari creando malesseri all’interno della squadra stessa, forse anche temendo ripercussioni nel tifo in caso di mancati accordi.
Non credo all’uomo offeso, non credo all’onta insanabile ; sarà forse per un mio pregiudizio, sarà perché non credo alla facile morale , sarà perché preferisco , nell’uomo, la debolezza piuttosto che l’ipocrisia e quindi alla fine mi schiero: Fantantonio non é un esempio, non è l’eroe che salva i destini del calcio nostrano.
E’ piuttosto un uomo , con mille debolezze, a cui piace giocare contro il proprio destino; lo prende a calci come fa divinamente con la palla. Scordatevi di lui, lasciatelo giocare, per il dove non importa, io a vederlo continuerò a divertirmi

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