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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Inchiesta/Intervista di G. FIORITO del 19/12/2010 10:38:07
Sono sempre 29… anzi 31

 

C’è un desiderio che sono sicura alberga nel cuore di tanti Juventini. E’ un numero. 29. Gli scudetti che la Juventus ha vinto. Poterli esibire in bacheca, nel palmares, sugli almanacchi, senza asterischi né penalizzazioni di sorta. Questo non è possibile a causa di un evento denominato calciopoli, che ha determinato l’annientamento del n. 28 e il furto del n. 29. Con una parola, revocati, che a rivedere certe partite dei campionati 2004/’05 e 2005/’06 a molti di noi appare incomprensibile, ma che fa fermare il conto a 27. La realtà e l’ufficialità non sempre vanno d’accordo. Infatti, volendo considerare la storia, quella che dovrebbe essere magistra vitae e determinare i fatti, a mancare all’appello dei titoli italiani conquistati dalla Juventus sono il n. 2 e il n. 3 e di conseguenza il n. 30 e il n. 31. In modo tale che diventa ancora più arduo riuscire a capire se la prossima volta che la Juventus sarà Campione d’Italia, potrà finalmente fregiarsi della terza stella o se per caso non lo abbia già fatto.

Andiamo con ordine.

Nel 1905 la Juventus vinse il suo primo titolo tricolore, aggiudicandosi l’ottavo campionato italiano, basato su due fasi, una di eliminazione regionale e una nazionale. Per la prima volta le partite non prevedevano un turno secco, ma un’andata e un ritorno. La buona sorte accompagnò la Juventus, che superò la prima fase in seguito al ritiro del Football Club Torinese. Nel girone finale l’US Milanese, che a sorpresa aveva sconfitto il Milan durante il girone regionale, perse i primi tre scontri diretti, ma pareggiò con il Genoa. In tal modo la Juventus, forte di due pareggi con i Grifoni, si aggiudicò il titolo senza dover scendere ulteriormente in campo. Ecco i nomi dei calciatori che regalarono il primo titolo italiano alla Juventus: Luigi Durante, Gioacchino Armano I, Oreste Mazzia, Paul Arnold Walty, Giovanni Goccione, Jack Diment, Alberto Barberis, Carlo Vittorio Varetti, Luigi Forlano, James Squair, Domenico Donna.

Se ci colleghiamo al sito ufficiale della Juventus, vediamo che la storia della squadra bianconera parte dal 1897, ”Le origini”, con una foto emblematica, una panchina, e continua articolando gli anni per periodi. 1898/1905, “Dagli inizi al 1° Scudetto”. Soffermiamoci sul periodo seguente. 1906/1923, “Prima e dopo la Grande Guerra. Gli anni dei cambiamenti”. Si narra: “Anni difficili. Non è un momento felice, all’indomani del primo tricolore”. Si fa riferimento all’allontanamento di Dick e all’esodo dei più forti stranieri che costringe ad un ridimensionamento degli obiettivi. Alla concorrenza della “stella nascente” Pro Vercelli e del Casale. Una briciola di malinconia per i mai tornati dal conflitto, poi si annunciano i successivi tornei. Manca qualcosa. Un buco temporale. Il 1908 e il 1909. Eventi che si sono verificati a dispetto dell’ufficialità o no, del loro mancato riconoscimento. Si tratta del n. 2 e del n. 3. Cito da Wikipedia, non da un qualunque sito di ultrà sfegatati bianconeri: “Il Campionato Federale FIF 1908 fu un'edizione del campionato di calcio italiano vinta dalla Juventus ma non riconosciuta dalla FIGC”. Idem per l’anno successivo: “Il Campionato Federale FIF 1909 fu un'edizione del campionato di calcio italiano vinta dalla Juventus ma non riconosciuta dalla FIGC”.

Ecco il racconto di quello che accadde.

Nel 1907 una disputa sulla presenza dei giocatori stranieri nelle squadre portò la Federazione Italiana Football, antenata della FGCI, allo sdoppiamento del campionato italiano di calcio in due, uno "Federale", denominato "Coppa James Spensley", con il quale fino ad allora era stato assegnato il titolo italiano, aperto a squadre con giocatori stranieri e l'altro con squadre di soli giocatori italiani, denominato “Coppa Romolo Bruni”. Bisognò disputare ben quattro partite (19 gennaio 1908: Andrea Doria-Juventus 0-3; 23 febbraio 1908: Juventus-Andrea Doria 0-1; 15 marzo 1908: Juventus-Andrea Doria 2-2 annullata per errore tecnico arbitrale; 15 maggio 1908: Juventus -Andrea Doria 5-1) per giungere al verdetto finale, che assegnò la vittoria alla Juventus. Con criterio opposto, cioè “Campionato Italiano” con stranieri e “Federale” senza stranieri, si giocò il campionato sdoppiato dell'anno successivo. La Juventus vinse la "Coppa James Spensley" nel 1909 con la seguente formazione: Durante, Barberis A., Besozzi, Colombo, Ferrarris, Goccione A., Rastrella, Borel, Corbelli, Bianchi, Donna, Mazzonis. In finale si ebbero le due partite: Juventus-US Milanese 1-1; US Milanese- Juventus 1-2. Le altre squadre erano Piemonte, Pro Vercelli, campione uscente, Andrea Doria.

Erano quelli anni per un verso simili ai nostri e per un altro molto diversi. Simili perché allora, esattamente come accade adesso, non mancavano le polemiche. Basti pensare che nella seduta dell’ottobre 1907 in cui fu deliberato che i campionati dovessero essere due, i rappresentanti di diverse società, tra cui Milan, Genoa e Torino, si alzarono e abbandonarono la riunione. Le squadre iscritte al campionato con stranieri erano tre, Juventus, Milan e Andrea Doria. Il Milan nemmeno si presentò per protesta. Lo spareggio poi, avendo Juventus e Andrea Doria vinto una partita a testa, fu giocato due volte. Poiché la Juventus presentò ricorso per un errore tecnico dell’arbitro Bertinetti, che come racconta Sandro Crocioni in un articolo del 4 Gennaio 2004, secondo i bianconeri sbagliò a rimettere una palla a due in area anziché a centrocampo, favorendo il pari degli avversari. Nel 1909 la Federazione stravolse il regolamento e considerò praticamente i campionati al contrario, con Campionato italiano aperto agli stranieri e Federale per soli italiani. La Pro Vercelli, a causa di polemiche, rinunciò a presentarsi in campo e regalò la vittoria a tavolino ai bianconeri, che avevano già sconfitto per 1 a 0 il Piemonte. Lo scontro finale fu ancora con l’Andrea Doria. 1 a 3 all’andata, in trasferta e 4 a 2 il ritorno. Spareggio a Milano conclusosi a reti inviolate. Contro l’US Milanese ancora un pareggio e finalmente una vittoria per 2 a 1 con reti di Borel e Barberis. Mentre il pubblico, come riportano le cronache del tempo, iniziava a farsi più numeroso e più esigente sugli spalti, sempre più appassionato al calcio e ai suoi protagonisti.

Anni uguali e diversi abbiamo detto. Diversi perché c’era ancora un sapore pionieristico e un amore acerbo. Un istinto naturale per lo sport. Una voglia di impegno distante anni luce dalla professionalità e dal professionismo di oggi. Un mescolarsi e una coincidenza di ruoli che mai riusciremmo a immaginare adesso. Un entusiasmo vivace nel quale confluivano l’esperienza personale e la voglia di vincere, secondo regole non ancora del tutto stabilite. All’interno delle quali forse non troveremmo nemmeno una moralità e una sportività di sentimenti che spesso amiamo rimpiangere senza troppi motivi fondati, ma un com’eravamo certamente affascinante. Atleti ancora uomini e non troppo uomini atleti. In cerca di numeri e successi, ma senza i potenti mezzi che il business e i media hanno messo in seguito a disposizione. Come si evince dai ricordi che emergono dalla figura di James Spensley, il quale prestò il nome a quei primi campionati.

Chi era James Spensley? Nel 1896 sbarcò a Genova un medico di bordo inglese, che entrò subito in contatto con la colonia di inglesi qui stabilitasi. Spensley fu giocatore del Genoa come portiere, ma si adoperò molto come dirigente. Prodigandosi per l’organizzazione di partite tra squadre di calcio di diverse città, gettò le basi per la costituzione di un organismo che poi prese forma definitiva nella FGCI. Colpisce la molteplicità dei suoi interessi. Avendo conosciuto personalmente Robert Baden Powell, il fondatore dello scoutismo, ne fu promotore. Oltre al calcio praticò il pugilato. I viaggi compiuti lo portarono ad appassionarsi alle religioni orientali, ma conosceva anche il greco e il sanscrito. Fu corrispondente del Daily Mail e si dedicò alla cura dei ragazzi orfani e trovatelli. Morì durante la Prima Guerra mondiale, mentre prestava sul campo la sua attività di medico. Il sapore avventuroso ed eclettico della vita di James Spensley suscita ancora oggi interesse ed entusiasmo e ci riporta con emozione indietro nel tempo, alle origini della nostra passione per il calcio e la Juventus.

Nel nome e a causa di questa passione ancora oggi ci chiediamo perché la FGCI non abbia ufficialmente riconosciuto alla Juventus i due campionati italiani vinti nel 1908 e nel 1909. Nel 2003 la questione fu sollevata dal giornale sportivo Tuttosport e dal direttore della Panini, Fabrizio Melegari. Ma invece di ottenere due titoli, ce ne siamo visti sottrarre altrettanti. Per un ammanco totale di 4.

Facciamo alcune considerazioni spicciole. La prima ci suggerisce che essendo stati i due campionati “Federali” del 1908 e 1909 considerati con diverso criterio a seconda della presenza o no degli stranieri, almeno uno dei due dovrebbe essere riconosciuto subito per forza di cose, tanto per avallare una delle due tesi. Anche se in verità, per entrambi gli anni, si ebbe a che fare con uno sdoppiamento del campionato, con validità di entrambe le competizioni.

La seconda constatazione va fatta alla luce di un precedente. La squadra dei Vigili del fuoco di La Spezia vinse il "Torneo di guerra dell'Alta Italia" nel 1944. Parteciparono squadre di grande fama, quali il Milan (si chiamava Milano), l'Inter (Ambrosiana), la Juventus, la Pro Patria, l'Atalanta, il Bologna, il Varese. Il Consiglio Federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio, con riunione del 22 gennaio 2002, ha deliberato tra gli altri riconoscimenti l’autorizzazione alla società Spezia Calcio 1906 S.p.A. di apporre sulla divisa ufficiale di giuoco un segno distintivo della vittoria del campionato di calcio italiano della stagione 1943/’44.

La Juventus F.C. dovrebbe decidersi a fare richiesta ufficiale alla Lega Calcio per l’attribuzione degli scudetti conquistati con la vittoria nella “Coppa Federale” del 1908 e del 1909. In tal modo potrebbe riportare a 29 il numero dei titoli tricolore ufficialmente vinti sul campo. Tenendo bene presente che l’eventuale riconoscimento della vittoria dei due campionati federali non avrebbe assolutamente un valore di risarcimento per la perdita degli scudetti del 2004/‘05 e 2005/’06. Le due questioni rimarrebbero comunque da considerarsi separatamente. A parte l’amara considerazione che, essendo trascorsi oltre duecento giorni dalla presentazione da parte di Andrea Agnelli dell’esposto riguardante lo scudetto 2005/’06, forse la FIGC sarebbe in linea con i tempi biblici che la caratterizzano quando si tratta di operare in favore della Juventus. Tempi che vedemmo velocizzarsi alla stregua di un tornado quando si trattò di sottrarci un pezzo della nostra storia.

Pezzo dopo pezzo, ci piacerebbe un giorno vederla ricomposta e riconosciuta per intero.
 
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