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          GLI ARTICOLI DI GLMDJ
Attualità di M. VIGHI del 20/12/2010 13:11:13
Il calcio e la sua soggettività

 

Si dice che quello che conta è il risultato. Verissimo. Ma come si fa a determinare se un risultato sia favorevole, indifferente o sfavorevole? Semplice: in base all’obiettivo. Semplice? Ho scritto davvero la parola “semplice”? Bene, cancelliamola subito. Secondo me, non è affatto semplice. E questo perché, è nell’umana natura, si tende a cercare di gratificarsi: il che può comportare, alle volte inconsciamente, l’indebita operazione di snaturare l’obiettivo inizialmente pianificato pur di farlo combaciare con il risultato.

Mi spiego con un esempio perché può sembrare terribilmente contorto. Fabio si innamora di Dorismar perché è bella, sensuale, dolce e romantica. E’ il suo ideale: la donna femminile, fine e che necessita del corteggiamento delicato del tempo che fu. Inizia così il suo corteggiamento, fatto di parole gentili, pensieri delicati, cioccolatini fatti trovare nella tasche del cappotto di Dorismar, e rose rosse, tante rose rosse. Fino a quando la invita fuori a cena, per portarla in un posto speciale, deciso a fine serata a ricondurla a casa senza averla sfiorata se non prendendole la mano. Tutto avviene secondo le previsioni, ma la sera stessa Dorismar prende l’iniziativa e presa dalla passione, mentre Fabio la conduce a casa, si spoglia rivelando sotto il vestito la sua biancheria intima leopardata e nei momenti di maggiore trasporto erotico facendo schioccare il suo frustino sulla schiena del nostro. La coppia in futuro non convolerà a nozze, pur facendo seguire a quella sera qualche altro momento bollente…

Fabio sarà tentato umanamente dal sostenere che obiettivo e risultato ottenuto combacino: voleva conquistare Dorismar, e Dorismar gli si è concessa. Sembra così semplice…
In realtà Fabio ha ottenuto un risultato, non vi è alcun dubbio, ma l’obiettivo preposto era assai diverso. Fabio voleva fare innamorare Dorismar, ma in verità si era innamorato di un’ideale di donna angelicata poi nei fatti non rispondente. Naturalmente può anche accontentarsi e godere del risultato raggiunto: nel quale caso violenterebbe l’obiettivo originario per farlo combaciare con il risultato. Non è esattamente il caso della favola di Esopo “La volpe e l’uva”, ma non siamo neanche troppo lontani. Oppure la storia potrebbe andare diversamente, e Fabio potrebbe rinunciare a Dorismar accorgendosi che quel risultato non era il suo obiettivo di partenza, rimanendo così in attesa dell’amore romantico… che chissà mai se arriverà…

Molti di noi in questo momento avranno operato senza accorgersi una scelta ben precisa, mettendosi nei panni di Fabio. L’idealista probabilmente preferirà correre il rischio di attendere, pur di realizzare il proprio sogno, mentre per il pragmatico Dorismar la bomba sexy non rappresenterà invece alcune rinuncia o compromesso: del doman non v’è certezza, meno poesia e più…ci siamo capiti…

Che cosa centra tutto ciò con sport, calcio, Juventus, e tutto quanto normalmente trattiamo dalle pagine di questa redazione, vi chiederete?
Vi rispondo subito, ma qualcuno di voi l’avrà già ovviamente compreso. Nell’ultimo anno abbiamo assistito più che mai allo scontro tra le differenti filosofie di gioco. Basta pensare al mondiale e concentrarsi sulle quattro squadre giunte in fondo alla competizione: Spagna, Olanda, Germania e Uruguay. Germania e Olanda presentavano molte similitudini sul piano del gioco: squadre solide, disposte in modo molto coperto in campo, infarcite di talenti dalla mediana in su pronte a colpire in contropiede. L’obiettivo era il risultato, a prescindere dal gioco (pur molto piacevole in alcuni casi). Il pragmatismo estremo. La Spagna con il suo possesso palla ha vinto il mondiale avvolgendo con la sua manovra gli avversari, incantando, mantenendo sempre il possesso del gioco, mostrando raffinatezze. Eppure, pur con tutto il possesso palla praticato, statisticamente ha tirato in porta meno volte nel mondiale di Olanda e Germania. Verrebbe da accostarla al corteggiatore alla ricerca dell’amore romantico…E l’Uruguay? Sfrontato, il più debole ma sempre pronto ad assaltare gli avversari all’arma bianca. Come quei “rivali” che ognuno di noi ha provato ad ammirare nella propria esistenza. Avevano meno armi nel corteggiamento, assai meno belli e persino meno brillanti. Eppure con quella sfacciataggine e quella costanza, tante volte sono arrivati prima di noi…

Ricordiamoci sempre, allora, che dietro agli interessi economici ed alle brutture che vivono nel mondo del calcio, esiste ancora il bello di questo sport, come del resto di tutti gli altri. E si chiama soggettività, modo diverso di vivere ed intendere il gioco e le emozioni. Per qualcuno dominare l’incontro sarà sempre equivalente a mantenere il possesso palla ed il pallino del gioco, per altri invece le statistiche parleranno più di altra cosa, e chi ha giocato meglio andrà valutato in base al numero di occasioni da rete create.

Ognuno di noi avrà sempre il diritto di mantenere il proprio giudizio su quale forma di corteggiamento sia la più poetica, e quale tipo di gioco praticato nel campo rettangolare sia il più estetico. Personalmente resto un inguaribile romantico in entrambi i campi, e ribadisco la bellezza della poesia.

Va da sé, come sempre, che l’optimus resta coniugare la poesia con la concretezza.
Perché chi ricerca solo ed esclusivamente il risultato a prescindere dalla strada per ottenerlo, può risultare brutto e cinico, o può arrivare fino al massimo dell’infamia accantonando l’etica e financo la legalità pur di spillarsi sul petto persino scudetti di cartone.
Ma chi si concentra solo ed esclusivamente sulla poesia rischia di contro di perdersi e finire con l’innamorarsi di sé stesso, perdendo di vista l’obiettivo principale. Così, come nell’innamoramento se non dichiari mai il tuo amore rischierai di vedere l’amata tra le braccia di un altro, altrettanto se non tiri mai in porta rischierai di aver dominato una partita di pallone ma tornare a casa a mani vuote…

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